Mario Deaglio è un ben noto economista e giornalista, impegnato nel corso della sua carriera in collaborazioni con numerose testate. Ciò in parallelo con il suo ruolo di professore emerito presso il Dipartimento di Scienze economico-sociali e matematico-statistiche dell’Università degli Studi di Torino. Piccola nota biografica di spessore, sua moglie è l’economista Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali durante il governo Monti.
Testi principali
Della sua produzione citiamo il suo più recente lavoro. Si tratta di Postglobal, edito la prima volta nel 2004 e in seguito riproposto in libreria. L’analisi condotta dal professor Deaglio proietta il lettore verso un futuro a dir poco ostile.
Il libro propone tre possibili esiti per evitare quella che definisce “la fine della storia”. Invogliando tutti alla lettura, attraverso un linguaggio altamente comprensibile, che dovrebbe essere il cardine della divulgazione scientifica, offre un’analisi dettagliata degli effetti della globalizzazione.
In maniera equilibrata, ma soprattutto documentata, pone in evidenza tanto i benefici di questo processo, ormai in atto da generazioni, quanto i costi sociali pagati, in netto peggioramento col passare dei decenni.
Una sintesi efficace di storia economica, con aneddoti e citazioni che arricchiscono l’opera, la cui analisi resta lucida dall’inizio alla fine. Oggi ha ancora più senso affrontare questo testo, considerando come alcuni stravolgimenti sono ormai molto più evidenti. Per comprendere degnamente il pensiero dell’economista Mario Deaglio, però, consigliamo anche il suo primo volume pubblicato, Che cosa si produce come e per chi. Manuale italiano di microeconomia.
Cos’è l’ora dell’abbastanza
L’economista Mario Deaglio ha curato nel 2023 un noto Rapporto sul mondo post-globale, proposto dal Centro di Ricerca e Documentazione Einaudi. Non è più tempo di parlare di globalizzazione, spiega, dal momento che siamo ormai chiaramente proiettati verso un mondo postglobale.
Ciò si realizza con l’abbandono, almeno in parte, di quelle che sono le regole del libero mercato. Si percepisce come urgente, più che mai, la messa in pratica dei progetti “green”, così come l’incentivazione del ritorno in patria delle industrie nazionali.
È tempo di fare i conti con la realtà, dunque con gli effetti della globalizzazione. La fase in cui pensavamo d’essere in un’epoca di sfrenata abbondanza, spiega, è ormai conclusa: “Dobbiamo cercare di costruire un’età dell’abbastanza, nella quale si possa vivere ragionevolmente bene”.
È evidente come la nostra specie, principalmente in riferimento ai Paesi del primo mondo, abbia preso e sfruttato, in maniera spesso sconsiderata. Occorre ora ripartire dall’ambiente per tentare di risanare i nostri equilibri politici e sociali.
Si teme che lo stravolgimento verde tanto sbandierato negli ultimi anni da governi, alcuni, e azionisti di varie frange possa cancellare il sistema attuale. La verità è che una crepa va generata per poter proseguire e progredire.
Ecco cosa si intende per fine dell’età dell’abbondanza. Il processo dell’abbastanza dovrà partire dai governi, certamente, ma sarà fondamentale imprimerlo nella mente dei singoli cittadini. Un discorso ampiamente complesso se si parla di Paesi in via di sviluppo, che difficilmente accetteranno un freno posto da parte di chi ha goduto della globalizzazione e dei suoi disastrosi effetti fino a oggi.