Non solo gli stipendi ma anche le pensioni delle donne sono più basse di quelle degli uomini, segnalando che il gender pay gap persiste anche “a riposo“. Ma cosa si può fare? La previdenza complementare ed i Piani Individuali Pensionistici possono svolgere un ruolo decisivo nella riduzione del gender pension gap, perché offrono l’opportunità di incrementare il montante pensionistico attraverso investimenti personalizzati e usufruendo di vantaggi fiscali. Lo conferma una ricerca di Moneyfarm.
Il gap pensionistico
Secondo un recente report dell’Inps, le donne ricevono pensioni notevolmente inferiori rispetto agli uomini: il vantaggio retributivo maschile in termini di reddito annuale è di circa il 40%, una percentuale che si riduce al 30% circa per le retribuzioni giornaliere, senza grandi variazioni negli ultimi 10 anni.
Un divario alimentato da differenze salariali, anche di natura settoriale, minori anni di contributi versati e un’alta incidenza di lavoro part-time al femminile. A livello contrattuale, soprattutto nel settore privato, le lavoratrici sono spesso assunte con contratti part-time oppure si sono viste costrette a ridurre gli orari lavorativi per dedicarsi alla cura della famiglia, con un’incidenza che sfiora il 50% e in molte regioni del Sud supera il 60%.
Tutto questo si traduce in pensioni più basse per le donne ed importi medi delle prestazioni in media più alti del 60% per gli uomini (1.430 euro contro 884 euro nel 2022).
Il futuro è donna
Negli ultimi anni, quindi, sempre più donne hanno acquisito consapevolezza e capacità decisionale in materia di risparmi e investimenti. Un’indagine condotta da McKinsey ha rivelato la marcata propensione delle investitrici a ricercare consigli finanziari presso istituti e intermediari di riferimento, con un’attenzione particolare verso i canali digitali (consulenze web-based o app di investimento e consulenza finanziaria).
L’utilità della previdenza complementare
Per ridurre il gender pension gap è quindi fondamentale ricorrere agli strumenti giusti per costruire la propria sicurezza economica negli anni e la previdenza complementare è, senza dubbio, una soluzione efficace da questo punto di vista.
I Piani Individuali Pensionistici (PIP), come quello proposto da Moneyfarm, offrono l’opportunità di incrementare il proprio montante pensionistico attraverso investimenti personalizzati, avvantaggiandosi di bassi costi e vantaggi fiscali ed ovviando ai limiti del sistema previdenziale pubblico
Donne più previdenti ma poco numerose
Le clienti Moneyfarm hanno investito in media quasi il 5% in più nel Piano Pensione Moneyfarm rispetto ai clienti uomini. Il 33% delle clienti con un Piano Pensione ha un versamento ricorrente mensile, contro il 29% degli uomini, e tale versamento è in media più alto di circa il 4% rispetto a quello maschile. Numeri che risultano controtendenza con la media italiana calcolata dalla COVIP, che evidenzia una contribuzione media annua del 20% inferiore per le donne rispetto agli uomini.
C’è però da considerare che le investitrici oggi rappresentano solo il 20% del totale dei clienti di Moneyfarm che scelgono di investire in un Piano Pensione. Questa percentuale sottolinea che, nonostante l’impegno di tante investitrici, vi è ancora un ampio margine per incrementare la partecipazione femminile a questa tipologia di strumenti previdenziali.
In conclusione, il contrasto tra i maggiori asset investiti dalle donne nel PIP e il fatto che le clienti restino comunque una minoranza, sottolinea, da un lato, l’incoraggiante consapevolezza di quante già investono, dall’altro, la lunga strada che resta ancora da percorrere per colmare il divario pensionistico di genere.