Si infiamma sul Green Deal l’asse Roma- Bruxelles con il Governo italiano che sulla strategia da mettere in campo è pronta a scontrarsi con la Commissione europea e anche con la maggioranza dell’Europarlamento e dei governi degli Stati membri. Lo ha confermato il ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, ieri a Bruxelles, parlando con la stampa al termine del Consiglio Competitività dell’Ue.
Green Deal, si infiamma asse Roma- Bruxelles
Nel mirino, non tanto, le finalità del Green Deal che la Commissione di Ursula von der Leyen fin dall’inizio del suo mandato, a fine 2019, aveva proposto come nuova strategia di crescita economica dell’Unione, quanto la doppia scelta dell’Esecutivo comunitario di rafforzare e accelerare la transizione ecologica, invece di rallentarla e riadattarla al ribasso, in risposta prima alla crisi causata dalla pandemia di Covid, poi alle conseguenze (soprattutto sul piano energetico) della guerra russa in Ucraina.
Sono state aggiunte delle tappe forzate e ravvicinate al percorso verso la neutralità climatica (obiettivo da raggiungere entro il 2050), tra queste l’obbligo di zero emissioni per le nuove auto immesse sul mercato Ue dal 2035 (approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio scorso, e bloccato in Consiglio Ue proprio dall’Italia in questi giorni), o la proposta della Commissione per i nuovi standard Euro 7 per tutte le emissioni auto, o quella più recente che pone l’obiettivo di riduzione del 90% al 2040 per le emissioni di camion pesanti e autobus.
Ecco perchè
“Bisogna modificare – ha detto Urso – le tappe e le modalità di quegli appuntamenti, perché siano sostenibili”. Ma il Green Deal non riguarda solo il clima, bensì tutte le politiche ambientali. E l’Italia, ha indicato il ministro, chiede esplicitamente di rivedere anche la proposta della Commissione sui rifiuti da imballaggi (che puntano sul riuso di certi materiali invece che solo sul loro riciclo), e quella sui prodotti tessili, che dovrebbero rispettare le normative ambientali Ue anche quando sono importate da paesi terzi.
Roma chiede “ragionevolezza”
“Noi – ha puntualizzato Urso – non mettiamo in dubbio le date del 2035 o del 2050″ ovvero gli obiettivi per le auto a zero emissioni e per la neutralità climatica dell’Ue. “Noi chiediamo che ci sia una riflessione sulla base dei dati concreti che sono sotto gli occhi di tutti, e che hanno portato le associazioni di imprese europee e i lavoratori europei a chiedere un cambio di passo alla Commissione”. “Noi – ha ribadito – tuteliamo l’impresa e il lavoro italiani ed europei, e credo che questo sia uno dei punti fondamentali in un’Europa che voglia essere solidale e competitiva a livello globale. Per questo chiediamo che siano modificate le tappe e le modalità per giungere a quegli appuntamenti, affinché siano sostenibili”.