“Sebbene gli eventi dello scorso fine settimana segnalino un significativo aumento del rischio geopolitico, la tesi centrale dello scenario di base di S&P rimane sostanzialmente invariata. L’agenzia di rating prevede cioè che la guerra tra Israele e Hamas continuerà nel 2024 e che Gaza ne rimarrà l’epicentro, con una continua pressione su Israele (AA-/Negativo/A-1+) da parte dell’Iran (senza rating) e dei suoi proxy”.
MO, conflitto più ampio fuori da scenario base
E’ quanto si legge nella nota di S&P Global Ratings a commento degli ultimi sviluppi in Medio Oriente e dei possibili impatti di un allargamento su scala regionale del conflitto già in atto nella quale si sottolinea che l’agenzia prevede inoltre che gli intensi sforzi diplomatici e la natura limitata (e ampiamente prevista) delle operazioni dell’Iran “impediranno alla crisi immediata di degenerare in un conflitto regionale su larga scala. Tuttavia, S&P ritiene che la situazione dipenderà dalla natura e dall’entità della risposta israeliana nei prossimi giorni. Un conflitto su larga scala tra Stati sarebbe economicamente, socialmente e politicamente destabilizzante per l’intera regione e i suoi mercati finanziari”.
L’azione militare senza precedenti dell’Iran contro Israele – viene comunque precisato – “aumenta il rischio di una forte escalation del conflitto, la quale mette a dura prova i limiti delle ipotesi di base a sostegno dei rating sovrani assegnati dall’agenzia nell’area”.
Da rating a prezzi petrolio
S&P – si legge – prende atto che i principali attori del conflitto e la più ampia comunità diplomatica hanno esplicitamente indicato di non volere un’ulteriore escalation della situazione. Tuttavia, il rischio di errori tattici e di altri scenari negativi è aumentato. È probabile che un contesto geopolitico instabile e prolungato, caratterizzato da periodiche azioni di escalation da parte delle parti in conflitto, rimanga una realtà per la regione. S&P potrebbe adottare azioni di rating negative nel caso in cui la guerra dovesse evolvere con implicazioni macroeconomiche sempre più negative sul commercio, sui flussi finanziari e sul turismo, in aggiunta ai danni alle popolazioni colpite.
Quanto ai rating di S&P sugli emittenti sovrani mediorientali tengono già conto di un certo livello di volatilità geopolitica regionale. Se dovesse emergere un conflitto prolungato e più ampio – insieme, ad esempio, a una chiusura prolungata dello Stretto di Hormuz – il beneficio fiscale di un potenziale aumento dei prezzi del petrolio per i paesi produttori del Golfo potrebbe essere compensato dall’impossibilità per i governi di esportare i propri idrocarburi. Ciò potrebbe aumentare il loro fabbisogno di spesa e influire negativamente sui deflussi di capitale, sui costi di finanziamento e sulla crescita economica.
Gli impatti
In particolare, “nello scenario avverso di un conflitto prolungato, i rating di S&P sulla maggior parte dei sovrani regionali potrebbero essere messi sotto pressione. Tuttavia, nel breve termine, S&P si attende che i rating di Abu Dhabi, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita siano probabilmente supportati dai loro ampi stock di asset governativi esterni investibili. La rapida riduzione della leva finanziaria dell’Oman ha rafforzato il bilancio sovrano e, data la sua posizione geografica, è meno probabile che il Paese sia ostacolato dalla chiusura delle rotte di esportazione. Riteniamo che il Bahrein sia più vulnerabile ai deflussi, dato l’elevato fabbisogno di finanziamento esterno del suo settore bancario. Un’ulteriore escalation potrebbe compromettere la stabilità sociale e la sicurezza di Iraq, Libano, Giordania ed Egitto, soprattutto in caso di attacchi di rappresaglia in questi Paesi. Tuttavia, i bassi livelli di rating di questi paesi sovrani incorporano già un alto grado di rischio politico e le sfide radicate che questi Paesi devono affrontare”.
Per Israele, l‘attacco diretto dell’Iran “costituisce un’ulteriore escalation di rischi geopolitici già elevati. Sebbene la guerra con Hamas sia stata prevalentemente incentrata a Gaza dall’ottobre 2023, le sue ricadute sono state sempre più avvertite da Israele su altri fronti, tra cui il regolare scambio di fuoco con Hezbollah in Libano, gli attacchi degli Houthi e ora il primo attacco diretto da parte dell’Iran, che segue il precedente attacco riferito da Israele al consolato iraniano a Damasco. S&P ritiene che il persistere del rischio di un conflitto regionale più ampio possa avere un impatto ancora più marcato sull’economia, sul bilancio e sulla sicurezza di Israele, rispetto alle attuali proiezioni di base”.