Alphabet, casa madre di Google, si appresta a rilevare la società attiva nella cybersicurezza Wiz. Non è tanto l’operazione in sé a destare l’interesse del mercato, quanto il valore dell’acquisizione, tentata per la seconda volta da Alphabet, che si aggira sui 33 miliardi di dollari, la cifra più alta mai pagata in una acquisizione.
Trattative in stadio avanzato
Fra Alphabet e Wiz, anticipa il Wall Street Journal sulla base di fonti vicine alla trattativa, vi sarebbero negoziati in stadio avanzato ed un accordo potrebbe essere annunciato a breve, salvo sorprese dell’ultimo minuto. Wiz conta tra i suoi investitori Sequoia Capital, Index Ventures, Insight Partners e Cyberstarts.
L’operazione, scrive il quotidiano finanziario statunitense, si aggira sui 33 miliardi di dollari, veramente una maxi acquisizione, la più grande mai realizzata dall’azienda di Mountain View. Il valore del deal, infatti, supererebbe anche quello corrisposto per l’acquisizione di Motorola nell’ormai lontano 2012, pari a circa 12 miliardi di dollari. L’ultima valutazione formale di Wiz è stata di 12 miliardi di dollari, in occasione di un round di finanziamento privato a maggio 2024, ma Alphabet a luglio 2024 aveva offerto 23 miliardi senza successo.
Formalmente, i termini dell’accordo non sono ancora stati resi noti e le trattative potrebbero concludersi senza un’intesa.
La seconda scalata di Google a Wiz
Fondata da imprenditori israeliani, ma con sede a New York, la startup Wiz è specializzata in cybersicurezza. L’operazione consentirebbe ad Alphabet di colmare le distanze rispetto alle rivali Microsoft e Amazon nel ricco mercato del cloud computing. La divisione cloud del motore di ricerca è diventata redditizia negli ultimi trimestri, generando ricavi per oltre 43 miliardi di dollari.
Nel luglio dello scorso anno, Wiz, pur dicendosi onorata, aveva già rifiutato l’offerta avanzata da Google, del valore di 23 miliardi di dollari, preferendo di restare indipendente ed eventualmente perseguire la strada dell’IPO, sinora rimasta solo ipotetica.
Sull’operazione incombe poi l’ombra dell’Antitrust americana, sempre molto attenta quando si parla di Google, già assoggettata a diverse indagini per abuso di posizione dominante, se non addirittura di monopolio, nel settore delle ricerche online.