Generali sigla joint venture con Natixis: le prospettive del colosso del risparmio

L'intesa riguarda l'Asset management e punta alla creazione di uno dei maggiori colossi globali con 1.900 miliardi di euro di asset in gestione

Pubblicato: 21 Gennaio 2025 11:22

QuiFinanza

Redazione

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Dopo indiscrezioni che si susseguivano da quasi un mese, e nonostante le preoccupazioni di due soci di peso come Caltagirone e Delfin, il colosso assicurativo italiano Generali e il gruppo francese BPCE hanno firmato un memorandum of understanding (MoU) non vincolante per la creazione di una joint venture nell’asset management con l’obiettivo di creare il primo operatore in Europa per ricavi.

La nuova società, che avrà asset e attività per un valore complessivo di 9,5 miliardi di euro, sarà controllata con il 50% ciascuno da Generali e BPCE e avrà “equilibrati diritti di governance e controllo”, hanno affermato le due società in una nota.

L’operazione dà vita a uno dei maggiori campioni globali con 1.900 miliardi di euro di asset in gestione, al nono posto a livello mondiale per AUM e leader nell’asset management in Europa con 4,1 miliardi di euro di ricavi. Generali Investments (GIH) apporterà oltre 630 miliardi in asset under management, mentre il contributo di BPCE, tramite Natixis Investment Managers, sarà di 1.300 miliardi, ha spiegato il CEO di Generali Philippe Donnet in una conferenza stampa.

Le ragioni strategiche

L’operazione creerebbe il primo operatore al mondo per AUM nella gestione di asset per la clientela assicurativa, con un chiaro percorso per continuare a sviluppare la piattaforma come leader globale ed espandersi ulteriormente nel segmento in crescita dell’asset management assicurativo per clienti terzi. BPCE e Generali manterrebbero piena autorità sulle decisioni di asset allocation per i rispettivi asset.

Verrebbe rafforzata offerta nel segmento private asset per soddisfare le crescenti aspettative dei clienti in queste asset class. Per raggiungere questo obiettivo strategico, la Newco beneficerebbe in particolare del capitale di avviamento e del capitale di lungo termine allocato da Generali. Viene segnalata la capacità di distribuzione globale per soddisfare tutte le possibili esigenze dei clienti con strategie e soluzioni di investimento innovative e diversificate.

L’entità combinata si rivolgerebbe a una diversificata base di clienti, composta da entrambi i gruppi e clienti terzi. Compagnie assicurative e fondi pensione rappresenterebbero più della metà degli assets (circa il 61% degli AUM) con la quota rimanente distribuita tra altri investitori istituzionali, clienti retail e wholesale (rispettivamente circa il 14% e circa il 25% degli AUM).

La struttura della società

Generali e BPCE prevedono che l’operazione crei valore grazie a sinergie e opportunità di crescita e, sin dal primo anno, contribuisca positivamente agli utili di BPCE ed al risultato netto normalizzato e alla cassa di Generali. A seguito del closing dell’operazione, l’impatto sul CET 1 ratio di BPCE risulterebbe neutrale e l’impatto sul Solvency II Ratio di Generali sarebbe sostanzialmente neutrale. GIH verrebbe deconsolidata dal perimetro contabile di Generali. In futuro, le quota di proprietà di BPCE e Generali nella Joint Venture verrebbero contabilizzate utilizzando il metodo del patrimonio netto, che risulta dal controllo congiunto.

Il Consiglio di Amministrazione della nuova entità sarebbe composto da un egual numero di rappresentanti di BPCE e Generali, integrati da tre consiglieri indipendenti individuati congiuntamente da BPCE e Generali. Con la creazione della Newco, il CEO di BPCE, Nicolas Namias, assumerebbe la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione e il Group CEO di Generali, Philippe Donnet, assumerebbe la carica di Vicepresidente. Woody Bradford, l’attuale CEO di GIH, diventerebbe il CEO della società globale e Philippe Setbon, attuale CEO di Natixis IM, assumerebbe il ruolo di Vice CEO.

L’opposizione di Caltagirone e Delfin

L’operazione è stata approvata ieri sera a maggioranza dal CdA Generali con il voto contrario dei tre rappresentanti dell’azionista Francesco Gaetano Caltagirone, secondo fonti vicine alla situazione citate da Reuters. Caltagirone e Delfin hanno espresso preoccupazioni in merito a un possibile controllo francese sugli asset italiani conferiti.

“Sul cosiddetto rischio di mandare soldi italiani alla Francia si tratta di uno scherzo. Il nostro processo di investimento non è cambiato, i risparmi degli italiani sono all’interno della compagnia assicurativa e la compagnia assicurativa resterà in Italia che valuterà gli investimenti. Il processo di decisione resterà in Italia”, ha detto Donnet in conferenza stampa, rifiutandosi di commentare possibili future iniziative dei due soci per ostacolare l’operazione. Anche in merito a un possibile esercizio del Golden Power da parte del governo italiano, Donnet si è detto “molto fiducioso che i benefici di questa operazione per tutti gli stakeholder, Italia compresa, verranno riconosciuti”.

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