Le criptovalute sono troppo volatili? E’ l’interrogativo al quale risponde André Dragosch – Head of Research di ETC Group, società partner di HANetf – che, in una lunga analisi, affronta la questione delle criptovalute come asset class ad elevata volatilità.
Criptovalute, troppo volatili?
“Molti investitori finanziari tradizionali tendono a evitare le criptovalute a causa dell’elevata volatilità rispetto alle asset class tradizionali come le azioni, le obbligazioni e la maggior parte delle materie prime. Negli ultimi 3 mesi, ad esempio, la volatilità annualizzata del Bitcoin e dell’Ethereum si è aggirata rispettivamente intorno al 45% e al 50%, mentre la volatilità dello S&P 500 si è attestata intorno al 15%.
Tuttavia, ad alti rendimenti – ovvero dove c’è crescita – corrispondono alti rischi, cioè volatilità”, spiega DragoschNel caso specifico delle criptovalute “bisogna inoltre tenere conto che sono una asset class ancora giovane. Il Bitcoin, infatti, ha appena compiuto 15 anni ed Ethereum è in circolazione solo dal 2015. Questo contesto relativamente giovane fa sorgere dei quesiti: il Bitcoin sostituirà il dollaro USA come valuta di riserva globale? Ethereum sarà la piattaforma di riferimento?
Bitcoin ed Ethereum i possibili scenari
Sebbene questo tipo di scenari sia diventato sempre più probabile negli ultimi anni, “permane l’incertezza su queste questioni e quest’ultima tende a creare volatilità.
Un simile calo strutturale della volatilità lo abbiamo già osservato anche nel caso delle criptovalute. Ad esempio, mentre la volatilità del Bitcoin era di circa il 200% annualizzato durante la prima epoca fino al 2012, è scesa a solo il 45% annuo più recentemente”.
L’analisi di ETC Group
Uno dei motivi di questi cali “è che la scarsità di Bitcoin è aumentata con ogni Halving che ha reso la criptoasset più “simile all’oro”. Tuttavia, la distribuzione dei rendimenti del Bitcoin rimane fortemente skewed to upside ovvero che i rendimenti positivi sono più probabili di quelli negativi. Al contrario, la crescita monetaria globale ha subito oscillazioni piuttosto brusche a causa dei capricci della politica monetaria delle banche centrali e del ciclo economico globale. Pertanto, si può affermare con ragionevole certezza che la volatilità del tasso di cambio del Bitcoin è indotta da fluttuazioni selvagge nella crescita dell’offerta di moneta fiat piuttosto che da variazioni nella crescita dell’offerta del Bitcoin stesso”
In prospettiva – conclude l’esperto – ” il calo della volatilità è destinato a continuare con ogni nuovo Halving. Il prossimo è previsto per il 2028 e renderà il Bitcoin 4 volte più scarso dell’oro dal punto di vista della crescita dell’offerta. Inoltre, la crescente adozione di questa tecnologia da parte del settore retail e istituzionale è destinata a ridurre strutturalmente la volatilità nel tempo”.