Exor si ridimensiona in Ferrari, cede il 4% e incassa 3 miliardi per nuovi affari

Exor vende il 4% di Ferrari per incassare 3 miliardi. Nessun impatto sulla governance, ma più liquidità per buyback e acquisizioni. Ferrari si ricompra parte delle azioni

Pubblicato: 26 Febbraio 2025 20:59

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Exor si muove con la solita disinvoltura della finanza d’élite e mette sul mercato una fetta della sua quota in Ferrari, puntando dritto agli investitori istituzionali con una vendita lampo. La holding della dinastia Agnelli si libera di circa il 4% del capitale ordinario del Cavallino Rampante, un’operazione che sembra meno una cessione e più una mossa strategica per alleggerire il portafoglio senza perdere il controllo.

Exor vende il 4% di Ferrari: nessun impatto sulla governance

Exor si sfila di qualche punto percentuale, ma la presa su Ferrari resta ben salda. La governance della casa di Maranello rimane un fortino inattaccabile, con Piero Ferrari e il Trust Piero Ferrari ancora in partita. Prima della vendita, la holding degli Agnelli gestiva il 24,84% della Rossa, una quota ora destinata a scendere al 20,8%, mentre i diritti di voto si ridurranno dal 36,69% al 30%. Un’operazione chirurgica che rimescola le percentuali senza stravolgere il comando.

Perché Exor ha venduto le quote

Exor si appresta a rimescolare le carte del proprio portafoglio con una mossa che porta in cassa circa 3 miliardi di euro. Non si tratta solo di fare spazio a nuove avventure finanziarie, ma di dare una sterzata strategica a una holding che negli anni si è ritrovata con una concentrazione eccessiva su Ferrari. Una fetta da 1 miliardo andrà dritta in un nuovo piano di riacquisto di azioni, mentre i restanti 2 miliardi saranno il carburante per nuove acquisizioni, un chiaro segnale che Exor vuole allargare il raggio d’azione.

Ferrari non rimane a guardare e si ricompra una parte delle azioni messe sul mercato. L’azienda ha già messo da parte fino a 300 milioni di euro per riprendersi il 10% dei titoli ceduti da Exor, un’operazione che aiuta a mantenere il sangue freddo sui mercati e a stabilizzare il valore delle azioni. Mosse calcolate, studiate a tavolino, per mantenere il Cavallino in corsa senza troppi scossoni.

Dettagli tecnici e tempistiche

Exor si gioca la carta dell’accelerated bookbuilding per mettere sul piatto circa 7 milioni di azioni Ferrari. Un colpo rapido e mirato, perfetto per gli investitori istituzionali a caccia di titoli di peso. Il cronometro è già partito, il completamento dell’operazione è previsto per il 3 marzo, e i big della finanza hanno poco tempo per piazzare le loro mosse.

Niente svendite a raffica, però. Exor si blinda con un lock-up di 360 giorni sulle azioni rimanenti, assicurandosi che la sua presa su Maranello resti solida. Una strategia calibrata per monetizzare senza perdere il volante del Cavallino.

Continuità nella strategia di Exor

Exor riduce la quota, ma non la presa su Maranello. La holding degli Agnelli continua a giocare in casa con il pieno controllo del Cavallino, spalleggiata da Piero Ferrari e il Trust Ferrari, che insieme manovrano circa il 10% del capitale e il 15% dei diritti di voto. La partita delle decisioni strategiche resta nelle mani dei soci storici, che, con un controllo vicino al 50%, si assicurano che nessuno possa dettare legge senza il loro benestare.

John Elkann, amministratore delegato di Exor, ha spiegato che negli ultimi dieci anni Ferrari ha avuto un impatto determinante sulla crescita del valore del portafoglio della holding, triplicandone il peso. Ha sottolineato che la partecipazione nel Cavallino è passata dal 15% al 50% del Net Asset Value di Exor, rendendo necessaria una mossa per ridurre la concentrazione degli investimenti e aprire spazio a nuove strategie di crescita.

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