Eni ha ceduto i suoi giacimenti petroliferi in Alaska per un miliardo di dollari. L’azienda energetica ha annunciato la conclusione dell’accordo con Hilcorp, una compagnia americana del settore, per la vendita del 100% degli asset di Nikaitchuq e Oooguruk. Secondo un comunicato stampa, l’operazione, che ha ricevuto l’approvazione da tutte le autorità competenti, si allinea con la strategia di Eni, mirata all’ottimizzazione delle attività upstream attraverso un ribilanciamento del portafoglio e la dismissione di asset non strategici.
I motivi della vendita
Nonostante la vendita, Eni precisa nella nota che “continuerà a essere presente negli Stati Uniti nelle attività upstream del Golfo del Messico e nei progetti legati alla transizione energetica nei settori delle energie rinnovabili, dei biocarburanti e dell’energia da fusione magnetica”.
Oltre ai motivi della dismissione degli asset non strategici, a influire sulla decisione di tagliare i giacimenti petroliferi ci può essere anche l’instabilità dei mercati del petrolio e del gas; come spiega l’amministratore delegato Claudio Descalzi dell’azienda del Cane a sei zampe durante l’evento Adipec ad Abu Dhabi, i mercati continueranno ad essere volatili il prossimo anno, creando un ambiente difficile per gli investimenti. Descalzi ha anche affermato che l’Opec sta avendo un impatto significativo sul mercato del petrolio.
Entrate pari a 8 miliardi
Nell’ambito della sua struttura finanziaria a sostegno della strategia di crescita, Eni si è impegnata a generare entrate nette di portafoglio pari a 8 miliardi di euro nel periodo del Piano 2024-27. Tenendo conto delle operazioni già completate e delle iniziative in corso, la società prevede di raggiungere questo obiettivo entro il 2025, quindi in meno di due anni.
I ricavi provengono principalmente da tre fonti: l’ottimizzazione del portafoglio upstream, la riduzione delle partecipazioni azionarie elevate nelle scoperte esplorative e l’accesso a nuovi bacini di capitale attraverso la strategia satellitare dell’azienda, mirata a sostenere la crescita delle attività legate alla transizione energetica, confermando al contempo i progressi nella creazione di valore.
La vendita di Enilive
È un periodo di vendite quindi per Eni, che dopo quella del 24 ottobre per cedere a Kkr il 25% del capitale sociale di Enilive, una controllata specializzata in mobilità sostenibile e biocarburanti, ora vede la cessione dei giacimenti in Alaska.
La vendita di Enilive “rappresenta un passo significativo nello sviluppo del modello satellitare di Eni, volto a favorire la crescita indipendente dei business ad alto potenziale, garantendo accesso a nuovi bacini di capitale strategico e dimostrando il loro reale valore di mercato”, si legge nel comunicato stampa.
Kkr verserà un totale di 2,9 miliardi di euro in due tranche. La prima tranche consiste nella sottoscrizione di un aumento di capitale di 500 milioni di euro in Enilive riservato al fondo. La seconda tranche riguarda l’acquisto di azioni Enilive da Eni per un importo di 2,438 miliardi di euro, corrispondente a una valutazione post-money di 11,75 miliardi di euro per il 100% del capitale sociale di Enilive. L’accordo prevede inoltre che, prima del completamento dell’operazione, Eni effettui un aumento di capitale di 500 milioni di euro per ridurre a zero la sua posizione finanziaria netta.