Oltre metà della spesa mensile è per cibo, benzina e bollette: non c’è più spazio per gli extra

Cibo, benzina e bollette assorbono oltre metà della spesa mensile delle famiglie italiane. Un quadro che lascia poco spazio per acquisti non essenziali, cambiando le abitudini di consumo

Pubblicato: 24 Novembre 2024 09:53

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Arrivare a fine mese è diventata una preoccupazione per molte più famiglie italiane. Se un tempo si riusciva a destreggiarsi tra acquisti e piccoli extra, oggi la situazione è cambiata. Più della metà della spesa mensile va a coprire le necessità più basilari: cibo, benzina e bollette. Secondo i recenti dati, ogni famiglia spende in media 1,191 euro per questi tre grandi capitoli, che insieme arrivano a rappresentare il 56% della spesa totale. Se a questo si aggiungono l’inflazione e l’aumento del costo della vita, diventa sempre più difficile trovare spazio nel bilancio per le cose non indispensabili. La situazione economica non è facile, e se prima ci si poteva concedere qualche extra, oggi bisogna fare i conti con un’esigenza che non lascia scampo: coprire le spese quotidiane.

Dove finiscono i soldi delle famiglie: voci di spesa

Le principali voci di spesa mensile obbligata sono facilmente identificabili. Su 1,191 euro di spesa obbligata (in aumento per via dell’inflazione), ben 526 euro vengono destinati all’acquisto di beni alimentari e bevande analcoliche. Questo dato conferma una tendenza crescente: il cibo rappresenta la spesa più consistente, seguita da quelle per il mantenimento della casa, che assorbono 374 euro, e da quelle per i trasporti (benzina, mezzi pubblici) che ammontano a 291 euro. Se aggiungiamo la spesa complementare per beni non essenziali (come abbigliamento, elettronica e altro), la spesa complessiva mensile media delle famiglie italiane sale a 2.128 euro.

La tabella mostra il confronto tra le spese negli anni prima della pandemia, durante e dopo:

Voce di Spesa Spesa 2019 (€) Spesa 2022 (€) Spesa 2023 (€) Incidenza 2023 (%) Var. Ass. 2023-2022 (€) Var. % 2023-2022 (%)
Alimentari e bevande analcoliche 466 482 526 26.1 +44 +9.2
Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili 326 406 374 17.6 -31 -7.7
Trasporti 293 266 291 13.7 +24 +9.2
Totale Spesa Cibo, Casa e Trasporti 1,084 1,153 1,191 56.0 +38 +3.3
Spesa Complementare 899 867 937 44.0 +70 +8.0
Totale Spesa delle Famiglie 1,983 2,020 2,128 100.0 +107 +5.3

Il dato del Sud Italia: spese fisse sfiorano il 60%

Un’ulteriore analisi delle spese per area geografica rivela che il Mezzogiorno d’Italia è la zona più colpita. Al Sud, l’incidenza delle spese obbligate sul totale delle uscite mensili raggiunge livelli preoccupanti, sfiorando il 60%. Mentre nel Nord e nel Centro Italia la quota di spesa obbligata si attesta attorno al 55%, nel Sud Italia i numeri parlano di una media che supera il 59%.

Questo non sorprende, considerando che le famiglie del Sud spendono una parte molto consistente delle loro risorse per cibo e carburante. In alcune regioni, come la Calabria, la spesa per questi beni essenziali arriva a toccare il 63,4%, un dato che testimonia quanto siano pesanti gli effetti dell’inflazione per i consumatori meridionali. In queste aree, inoltre, la capacità di risparmio è ridotta al minimo.

Terzo settore in crisi? Cambiano le abitudini di consumo

La fotografia scattata non lascia scampo al terzo settore, che comprende piccole attività artigianali e commercianti. La crisi dei consumi infatti ha un impatto diretto sui negozi di vicinato, i quali, purtroppo, stanno vedendo un calo significativo dei propri ricavi. Le spese obbligate assorbono ormai la maggior parte del budget familiare, lasciando ben poco spazio per acquisti non essenziali.

In parallelo, il settore della ristorazione ha vissuto un rallentamento evidente, con molti italiani che preferiscono consumare cibi preparati a casa piuttosto che spendere nei ristoranti e nei bar. L’aumento delle vendite di beni alimentari, va di pari passo con un cambiamento nei consumi degli italiani, che sono sempre più selettivi negli acquisti, indirizzandosi verso prodotti di qualità superiore, ma rinunciando agli extra come i pranzi fuori casa.

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