La crisi dell’anidride carbonica miete un’altra vittima illustre. I ritardi sulle consegne della CO2 in giro per il mondo, infatti, hanno messo in ginocchio diverse attività che utilizzano l’ossido del carbonio come ingrediente o come agente importante nei loro prodotti. Dopo l’annunciata emergenza per l’acqua gassata (qui vi abbiamo spiegato perché è introvabile al supermercato) a rischiare grosso è anche una delle bevande più amate, la birra.
A risentire dei forti ritardi delle consegne c’è anche uno degli iconici marchi italiani come Menabrea che negli scorsi giorni ha dovuto chiudere il proprio stabilimento di Biella per 24 ore per far fronte all’assenza di uno degli elementi fondamentali per la produzione della bevanda al luppolo.
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Menabrea si ferma, cos’è successo
A comunicare lo stop di un giorno della produzione di birra a Biella è stato il Ceo di Menabrea Franco Thedy. L’impianto piemontese, infatti, si è ritrovato senza uno degli elementi essenziali della filiera produttiva senza il quale, come è ovvio, non può essere chiuso alcun prodotto. I ritardi sulle consegne di anidride carbonica, data la crisi e soprattutto a causa della guerra in Ucraina, si sono fatti sentire tanto da portare alla chiusura di un giorno per gli impianti che, in mancanza della CO2, non avrebbero potuto far nulla.
Costretti al riposo forzato i dipendenti dello stabilimento che si augurano possa essere soltanto una parentesi da dimenticare presto. Thedy, intervistato dal Corriere della Sera, ha spiegato: “Le consegne di anidride carbonica vanno a rilento, ma la produzione è già ripartita e visto l’avvicinarsi dell’inverno contiamo sul fatto che il problema non si ripeta più perché la produzione sarà minore”. Infatti Menabrea, così come le altre grandi della birra, ha lavorato tanto in estate per poter far fronte a una domanda molto elevata della bibita a causa del caldo. Nel periodo autunno-inverno, invece, la produzione cala ogni anno e i ritardi avranno un impatto di certo meno drammatico.
Anidride carbonica, a cosa serve e come procurarsela
Come detto, l’anidride carbonica è uno degli elementi necessari che alcune bevande frizzanti devono contenere. Nel caso specifico di Menabrea, la CO2 è utilizzata per togliere l’ossigeno all’interno delle bottigliette di birra, ma anche per riempire i fusti da consegnare a bar e ristoranti.
Per accaparrarsi la poca anidride carbonica in circolazione, comunque, il comparto delle bibite deve competere con altri settori per il quale l’uso di questo ossido del carbonio è essenziale. Infatti:
- Gli agricoltori sfruttano la CO2 nelle serre, per stimolare la crescita di ortaggi, fiori e frutta;
- L’industria alimentare la usa per prevenire i batteri e prolungare la durata di conservazione di prodotti come carni confezionate, prodotti da forno e alimenti per l’infanzia;
- L’anidride carbonica serve a erogare bevande in bar e ristoranti;
- I produttori di vino la utilizzando nella sua forma congelata (ghiaccio secco) per proteggere l’uva raccolta e rallentare la fermentazione;
- Inoltre la CO2 alimenta gli impianti medicali, le acciaierie e la refrigerazione su grande scala.
Se c’è chi soffre per il ritardo nelle consegne, c’è anche chi invece è riuscita ad attrezzarsi al meglio per far fronte al problema. È infatti il caso del marchio danese di birra Carlsberg, presente anche in Italia, che, come specificato dal Supply Chain Director Diego Volpi recupera la CO2 prodotta nel corso della fermentazione.