Dopo il tracollo della Silicon Valley Bank, mercoledì nero per le Borse europee travolte – stavolta – dalle incertezze sul futuro di Credit Suisse. Ad affossare Zurigo, gli azionisti sauditi che avevano escluso la possibilità di nuova iniezione di liquidità in caso di ulteriori richieste.
Sauditi chiudono portafoglio, Credit Suisse affonda
Proprio mentre i certificati di assicurazione sull’insolvenza (credit default swap) di Credit Suisse si stanno avvicinando alla soglia critica dei mille punti, che indica un serio pericolo per la continuità aziendale del gruppo. In particolare i certificati a un anno si sono portati ieri a 835,9 punti base, secondo la piattaforma Cmaq, sui massimi di sempre, e valgono 18 volte gli analoghi titoli derivati della rivale Ubs e circa 9 volte quelli di Deutsche Bank.
A scatenare la tempesta perfetta (si fa per dire) dunque, il passo indietro dell’azionista maggioritario arabo, Ammar Al Khudairy presidente della Saudi National Bank, che ha seminato il panico tra ha gli investitori già preoccupati per i rischi di contagio dopo il fallimento della Silicon Valley Bank. Intervistato a Bloomberg Tv, incalzato sulla possibilità di fornire ulteriore liquidità ha detto “assolutamente no, per molte ragioni. Alcune di queste sono di tipo normativo e statutario”. La Saudi National Bank, partecipata per il 37% dal fondo sovrano saudita, è diventata il maggior azionista del Credit Suisse alla fine dello scorso anno, dopo aver acquistato una partecipazione del 9,9% dell’istituto di credito svizzero. Al suo fianco ci sono Qatar Holding con il 5,03% e Olayan Group al 4,93% e insieme formano un blocco che sfiora il 20% del capitale. Fuori dall’area del Golfo si va negli Usa, con BlackRock appena sopra al 4%.
Interviene Banca Centrale Svizzera
Ammonta a 50 miliardi di franchi il prestito che Credit Suisse prenderà dalla Banca centrale svizzera. Lo rende noto lo stesso istituto elvetico spiegando di aver optato per un’azione “decisa per rafforzare preventivamente la liquidità con l’intenzione di esercitare l’opzione di prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri”, circa 54 miliardi di dollari “dalla banca centrale svizzera” spiegando che “Questa ulteriore liquidità sosterrà le attività core e i clienti di Credit Suisse mentre Credit Suisse prende le misure necessarie per creare una banca più semplice e concentrata sulle necessità dei suoi clienti” e che oltre al rafforzamento della liquidità si offre per riacquistare debito per circa 3 miliardi di franchi. Misure che – afferma l’amministratore delegato, Ulrich Koerner – mostrano “un’azione decisa per rafforzare Credit Suisse mentre continuiamo la nostra trasformazione strategica per offrire valore ai nostri clienti e agli stakeholder. Io e la mia squadra siamo determinati ad andare avanti rapidamente”.
Una crisi annunciata
Del resto, che la banca svizzera navigasse in cattive acque era noto da tempo. Nel 2021 erano falliti i fondi speculativi Usa Archegos e Greensill, con un costo per Zurigo di oltre 6 miliardi di franchi (6,16 miliardi di euro). Da allora Credit Suisse ha cercato di fare quadrato con l’avvicendamento tra Thomas Gottstein e Ulrich Korner alla guida del gruppo e mettendo a punto una strategia di rilancio e di tagli, ma il 2021 si è chiuso con un rosso di 1,5 miliardi di franchi. L’anno prima invece era in utile per 2,7 miliardi di franchi (-22%). Il 2022 invece è stato ancora più difficile, con una perdita annunciata di oltre 7 miliardi di franchi. Un dato previsto da S&P, che lo scorso 9 febbraio ha tagliato il rating a ‘Bbb-‘, indicativo di una situazione deteriorata.
BCE, cresce attesa
Oggi, dunque, riflettori puntati sulla riunione della BCE. L’intenzione – annunciata nei giorni scorsi dalla Presidente Lagarde – è quella di procedere con un aumento di altri 50 punti i tassi di interesse, ma a questo punto non sono esclusi possibili cambi di strategia.
BCE che ieri avrebbe chiesto alle banche europee di fornire dettagli sulle loro eventuali esposizioni a Credit Suisse. Lo riporta il Financial Times citando fonti anonime informate della questione. Secondo il quotidiano finanziario la BCE avrebbe anche discusso la possibilità di rilasciare dichiarazioni pubbliche per cercare di calmare le acque, ma successivamente ha deciso in senso negativo nel timore che questo possa alimentare ulteriori tensioni di Borsa. Stavolta però la situazione riguarda l’Europa decisamente da vicino che teme – nel caso peggiore – l’effetto contagio (molto probabile) e che il caso possa tramutarsi in in una nuova Lehman Brothers, mandando in tilt gli istituti di credito del Vecchio Continente.