Il 13 giugno 2024 segna una svolta nelle relazioni commerciali tra Europa e Cina, con l’entrata in vigore di nuovi dazi annunciati dalla Commissione UE che colpiscono le importazioni di vetture elettriche provenienti dal paese asiatico.
Questa decisione, che segue le recenti elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo e include un’addizionale di dazi che varia tra il 17% e il 38% (aggiuntiva all’aliquota del 10% già in vigore), ha colpito direttamente alcuni dei principali produttori cinesi nel settore, generando tensioni significative tra due delle maggiori potenze economiche mondiali.
Indice
Tensioni Ue – Cina, lo scontro sul mercato delle auto
Questa decisione può essere interpretata come un avvertimento dell’Unione Europea alla Cina. Si tratta di una mossa che infatti è stata motivata dall’Ue tirando in ballo gli aiuti statali che i produttori cinesi ricevono, considerati dall’Unione come ingiusti e in grado di creare un rischio di danno economico per i produttori europei, poiché possono creare una distorsione della concorrenza nel mercato globale, favorendo le industrie asiatiche a discapito di quelle dei Paesi Membri, che operano in un contesto di mercato libero ed equo.
Tuttavia, la reazione della Cina alla decisione di Bruxelles di aumentare i dazi sulle vetture elettriche cinesi è stata immediata e assertiva. In risposta alle tariffe aggiuntive imposte, infatti, la Cina ha minacciato di incrementare a sua volta le tariffe sulle importazioni di veicoli, portando l’aliquota attuale al 15%. Questo potrebbe innescare una spirale di ritorsioni commerciali, aumentando le tensioni tra le due economie e complicando ulteriormente il panorama del commercio internazionale.
Inoltre, tariffe più elevate in questo senso potrebbero tradursi in un aumento dei prezzi dei veicoli importati dall’Europa, rendendoli meno competitivi sul mercato cinese. Ciò potrebbe influenzare negativamente i consumi e l’export automobilistico europeo, compromettendo le vendite delle aziende automobilistiche europee nel mercato cinese, che è uno dei più grandi e in crescita nel mondo per l’automobile.
Cosa ha deciso l’Italia
La decisione Ue ha suscitato reazioni contrastanti tra i Paesi Membri. La Germania per esempio, che intrattiene rapporti commerciali significativi con la Cina, ha espresso preoccupazioni per gli ostacoli aggiuntivi al commercio. Al contrario, Francia e Italia hanno accolto positivamente i dazi come misura di protezione per le loro industrie automobilistiche nazionali.
Il ministro italiano delle Imprese, Adolfo Urso, ha sottolineato che i dazi sono volti a tutelare la produzione europea e potrebbero addirittura facilitare l’insediamento di fabbriche cinesi in Italia, puntando a rafforzare l’industria automobilistica nazionale.
La Commissione, intanto, ha fissato il 4 luglio come data per la pubblicazione ufficiale del regolamento riguardante i dazi e il 4 novembre per l’entrata in vigore definitiva, dopo il periodo di consultazione. Il commissario europeo per il Commercio, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato che l’obiettivo non è quello di chiudere il mercato alle auto elettriche cinesi, ma di garantire una concorrenza equa.
Chi colpisce la nuova tassazione
La nuova tassazione imposta dall’Unione europea sulle importazioni di vetture elettriche cinesi colpisce direttamente i produttori cinesi che esportano questi veicoli verso l’Europa. In particolare, i principali marchi automobilistici cinesi come BYD, Geely, SAIC Motor e altri inclusi nell’indagine dell’Ue saranno soggetti a dazi aggiuntivi che variano dal 17% al 38,1%, oltre all’aliquota del 10% già in vigore.
Di conseguenza, i consumatori europei potrebbero trovarsi di fronte a prezzi più alti per i veicoli elettrici cinesi sul mercato, riducendo potenzialmente la competitività di tali prodotti rispetto alle alternative europee o di altri paesi non soggetti a dazi simili.
I grandi produttori automobilistici europei, però, hanno comunque espresso scetticismo verso queste misure, sostenendo invece il commercio libero. Come già accennato, infatti, l’imposizione di dazi potrebbe portare a ritorsioni da parte della Cina, a partire dall’aumento annunciato delle tariffe sulle auto europee importate nel Paese asiatico. Questo potrebbe danneggiare le vendite di produttori come BMW, Mercedes e Volkswagen, che hanno una presenza significativa nel mercato cinese.
Inoltre, l’intensificarsi delle tensioni commerciali potrebbe avere effetti negativi sull’intera economia globale, influenzando negativamente le catene di fornitura e le operazioni internazionali. Senza considerare il fatto che molti produttori europei dipendono da componenti fabbricati in Cina. I dazi potrebbero aumentare i prezzi di questi, incidendo sui costi complessivi di produzione e riducendo i margini di profitto.
In sintesi, mentre i dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi potrebbero offrire alcuni benefici a breve termine per i produttori europei, le potenziali conseguenze negative e le implicazioni a lungo termine spiegano il loro scetticismo riguardo a questa decisione.
Gli effetti e le conseguenze sui prezzi delle auto
Per quanto riguarda i prezzi dei veicoli elettrici cinesi in Europa, l’aumento delle tariffe potrebbe comportare un incremento dei costi per i consumatori finali.
La spiegazione è molto semplice, ovvero: l’aumento delle tariffe rende di fatto più costoso importare vetture elettriche cinesi in Europa. Di conseguenza, i produttori cinesi potrebbero decidere di aumentare i prezzi di vendita al dettaglio per compensare parzialmente o totalmente i costi aggiuntivi.
Per ovvi motivi, attualmente, è difficile stabilire con precisione quanto costeranno esattamente le auto elettriche cinesi in Europa a causa dell’imposizione dei nuovi dazi. Tuttavia, per i motivi spiegati sopra, è ragionevole aspettarsi che i prezzi delle auto elettriche cinesi subiranno un aumento a seguito dell’introduzione del nuovo regolamento da parte dell’Unione Europea.
Prima dell’introduzione dei dazi, i produttori cinesi come BYD, Geely, SAIC Motor e altri avevano prezzi competitivi sul mercato europeo, spesso inferiori rispetto a quelli dei produttori europei o delle altre regioni. Ora questo vantaggio competitivo potrebbe essere compromesso.
È vero anche che l’entità dell’aumento dei prezzi dipenderà dal livello dei dazi imposti e dalla decisione dei produttori cinesi su come gestire questi costi aggiuntivi. Per esempio, potrebbero decidere di trasferire completamente o parzialmente i dazi ai prezzi di vendita al dettaglio oppure potrebbero spostare la propria produzione in Ue, con maggiori vantaggi e incentivi per la produzione locale (se i produttori – europei e non – decidessero di investire in Europa), sostenendo l’occupazione e l’economia regionale. Ma sono solo ipotesi, perché anche su questo ancora non c’è alcuna certezza.
Intanto, ai consumatori interessati all’acquisto di una nuova auto elettrica è consigliato di aspettare, in attesa di maggiore chiarezza sulle politiche tariffarie, i prezzi potrebbero scendere entro l’anno.