Un’altra tragedia sul lavoro, un altro drammatico incidente che aggrava sempre più il bilancio degli incidenti mortali sul lavoro in Italia. Quello di Brandizzo, in provincia di Torino, è l’ennesimo caso di operai morti mentre stavano portando avanti il loro lavoro, vittime di una tragedia che forse, col senno di poi, poteva essere evitata. Ma cinque nomi che purtroppo, nella notte tra mercoledì 30 giovedì 31 agosto 2023, si sono inseriti nella lunga lista dei deceduti sul luogo di lavoro in Italia di quest’anno.
L’incidente mortale a Brandizzo
L’ennesima tragedia sul lavoro si è consumata poco dopo la mezzanotte, con cinque operai che sono stati travolti da un treno nella stazione di Brandizzo, in provincia di Torino. Cinque lavoratori che si trovavano sui binari per controllare e manutenere la linea su cui, però, è arrivato a forte velocità un convoglio.
Un treno di servizio, partito da Alessandria e diretto a Torino con 11 vagoni passeggeri vuoti, è infatti piombato sugli operai a una velocità stimata di 160 km/h, con i cinque che non hanno avuto modo e tempo di schivarlo. Un impatto violentissimo che non gli ha lasciato scampo, con i corpi che sono stati rinvenuti a centinaia di metri di distanza dal luogo dell’incidente, con il treno che si è fermato poco più avanti col macchinista sotto choc.
Solo in due sono riusciti a salvarsi, mentre per i colleghi non c’è stato nulla da fare. Vittime tra i 22 e i 52 anni, tutti residenti nel Piemontese: Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, nato a Capua e residente a Brandizzo; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, nato a Marsala e residente a Vercelli; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso; Kevin Laganà, 22 anni di Vercelli.
Le indagini sulle cause
Ma com’è possibile che una motrice di servizio passasse dalla stazione di Brandizzo, dov’erano in corso dei lavori? Lo dovranno capire Polfer e Procura di Ivrea che hanno avviato le indagini sull’incidente che ha sconvolto il Torinese e l’Italia intera. Varie le ipotesi prese in esame, da un possibile errore di comunicazione fine ad arrivare a quello dell’impresa che conduceva i lavori, forse senza giusta autorizzazione.
Di errore di comunicazione ha parlato il sindaco di Brandizzo Paolo Bodoni, che ha ipotizzato che forse al macchinista del treno non era arrivato il messaggio dei lavori sulla linea. E le indagini saranno dunque supportate dalle immagini delle telecamere della stazione e soprattutto dai fonogrammi, i messaggi trasmessi via telefono e trascritti su moduli cartacei per fornire ai treni informazioni sullo stato dei binari, sull’orientamento degli scambi o sulla fine di eventuali lavori di manutenzione.
Ma non si esclude neanche la possibilità di licenze scadute o errata comunicazione per i lavori. RFI, Rete Ferroviaria Italiana, si è immediatamente attivata e messa a disposizione delle autorità per venire a capo delle cause, con il controllo del nulla osta dato alla Sigifer (azienda appaltatrice) che potrebbe risultare decisivo in un primo passo per le indagini.
La denuncia di Salvini
E anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini vuole vederci chiaro, perché quanto successo a Brandizzo non doveva capitare e non dovrà accadere mai più,
“La norma è chiara: non puoi lavorare su un binario se non hai la certificazione che non passa più un treno lungo quella tratta. E un treno è passato, voglio sapere per quale motivo” ha detto il ministro che ha sottolineato che sarà fatto di tutto per arrivare alla verità “anche se ovviamente quelle cinque vite non tornano indietro”. Il leader della Lega, nonché vicepremier, ha poi aggiunto: “Le leggi che tutelano i lavoratori in questi frangenti ci sono. Qualcosa non ha funzionato nella comunicazione. Voglio capire perché e per chi“.
E poi ha svelato: “Il ministero nominerà anche una commissione ‘inchiesta interna’, perché nel 2023 non si può morire di notte lavorando sui binari, qualcosa non ha funzionato, c’è stato un errore umano”.
I numeri dei morti sul lavoro
E i cinque morti di Brandizzo, come detto, vanno ad aggravare il bilancio già tragico dei morti sul lavoro in Italia. I numeri che compongono il bollettino di una strage, infatti, sono allarmanti: nel 2022 i morti di lavoro sono stati 1.090 e 697.773 gli infortuni, nei primi sei mesi del 2023 già ci sono state 450 vittime e 296.665 feriti. Insomma, tre decessi di media al giorno.
Ma a dir la verità, analizzando lo stesso periodo del 2022, quest’anno le denunce su incidenti mortali sul lavoro sono diminuite. Secondo quanto riferito dall’Inail sono infatti 13 in meno rispetto alle 463 registrate nel periodo gennaio-giugno 2022, addirittura 88 in meno rispetto al 2021, 120 in meno rispetto al 2020 (in cui ha avuto un ruolo fondamentale anche il Covid) e 32 in meno rispetto al 2019. A livello nazionale i dati rilevati al 30 giugno di ciascun anno evidenziano per il primo semestre 2023 rispetto al pari periodo 2022, pur nella provvisorietà dei numeri, un decremento solo dei casi mortali in itinere, scesi da 121 a 104, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro passano da 342 a 346. Il calo ha riguardato l’Agricoltura (che scende da 57 a 47 casi) e il Conto Stato (da 18 a 15), mentre nell’Industria e servizi i decessi sono stati 388 in entrambi i periodi.
E concentrandosi più sui territori, i decessi sul lavoro sono in calo al Nord-Est (da 109 a 101 casi), al Centro (da 101 a 92), al Sud (da 95 a 93) e nelle Isole (da 38 a 34). Un incremento, invece, si segnala nel Nord-Ovest (da 120 a 130).
Le regioni che presentano aumenti sono la Lombardia (+11 casi mortali), il Friuli Venezia Giulia (+9), la Liguria e la Campania (+8 ciascuna), l’Abruzzo (+7), l’Umbria (+6) e il Lazio (+2). I cali più evidenti sono quelli registrati invece in Toscana (-12), Piemonte (-7), Calabria e Puglia (-6 ciascuna).
Il calo rilevato nel confronto tra i primi sei mesi del 2022 e del 2023 è legato solo alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 55 a 34, mentre per quella maschile si registra un aumento, da 408 a 416. In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 378 a 371) e dei comunitari (da 25 a 15), in aumento quelle degli extracomunitari (da 60 a 64). Dall’analisi per classi di età, invece, si registrano incrementi tra gli under 25 (da 22 a 31 casi), tra i 50-54enni (da 67 a 70) e tra gli over 59 (da 99 a 110), riduzioni invece nella fascia 25-49 anni (da 186 a 151) e 55-59 anni (da 89 a 88).