La morte di Silvio Berlusconi ha lasciato un profondo senso di vuoto nella destra, con la perdita di un leader che ha fatto la storia della politica italiana negli ultimi trent’anni che difficilmente potrà essere sostituito. C’è chi parla di possibili eredi alla guida di Forza Italia, ma un profilo come quello del Cavaliere sarà di certo difficile da trovare già “pronto e fatto”, con un cammino nel mondo della politica che sarà sempre paragonato a quello dell’ex premier. Sul fronte economico, invece, diversi sono stati gli eredi designati nel testamento che però, almeno in parte, potrebbe portare Marta Fascina a perdere tutto nel giro di pochi giorni.
Marta Fascina e l’eredità
Compagna di Berlusconi dal 2020 e dal 2022 sua moglie dal punto di vista legale, Marta Fascina è di certo tra le figure più chiacchierate delle ultime settimane. Sempre vicina al Cavaliere nei suoi ultimi giorni di vita, presenza fissa al San Raffaele nei momenti più complicati della malattia che ha portato via l’ex premier a 86 anni lo scorso 12 giugno, Fascina è infatti tra le eredi del patrimonio del leader di FI. Ma qualcosa potrebbe non andare come preventivato.
La deputata, eletta per la prima volta alla Camera nel 2018 e riconfermata alle elezioni del 2022, è infatti stata inserita nel testamento in un secondo momento, con la famosa lettera ai figli del gennaio 2022. Un documento che, oltre a Fascina, inseriva nell’eredità post mortem del Cavaliere anche il fratello Paolo Berlusconi e l’amico, nonché consigliere per anni, Marcello Dell’Utri.
A Fascina, secondo il documento scritto a mano da Silvio Berlusconi, andrebbe una parte della quota ereditata dai cinque figli. “Dalle vostre eredità di tutti i miei beni dovreste riservare queste donazioni” aveva scritto Berlusconi ai figli Marina, Pier Silvio, Barbara ed Eleonora, dimenticandosi anche l’ultimo dei cinque, Luigi. E nelle donazioni era segnato proprio il nome di Marta Fascina, con una quota di 100 milioni di euro.
Eredità a rischio
Ma chi dovrà versare questi soldi a Fascina e, soprattutto, potrà riceverli? Su quest’ultimo argomento, infatti, negli ultimi giorni si è alzato un polverone, perché il documento che contiene la richiesta di donazione alla compagna potrebbe anche essere considerato nullo e inefficace ai fini del testamento.
Già il fatto che sia giunta nelle mani del notaio Roveda in busta non sigillata potrebbe provocare dei problemi, ma ciò che più desta clamore sono le parole con cui Berlusconi ha “imposto” le donazioni. Il Cavaliere, infatti, il 19 gennaio 2022 scrisse di suo pugno l’aggiunzione al testamento del 2006 scrivendo “se non dovessi tornare dal San Raffaele“. Parole che aprivano al possibile decesso che però, la storia poi insegna, non è avvenuto in seguito a quel ricovero al San Raffaele.
Si potrebbe quindi contestare questo lascito, opponendo che la condizione stabilita dal testatore non si sia verificata e che comunque il testamento abbia così perso efficacia. Ma a dir la verità si tratterebbe più di una questione interpretativa che potrebbe provocare problemi tanto a Fascina quanto a Dell’Utri. Ma centrale resta la posizione degli eredi, che secondo quanto trapela non dovrebbe essere ostile.