Il Generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario per la campagna vaccinale durante la pandemia da Covid-19, torna sulla scena. Dopo aver gestito – su indicazione del governo Draghi – l’immunizzazione al coronavirus del 92% della popolazione italiana, il Generale del corpo degli Alpini sarà ora impegnato sull’emergenza che ha colpito Emilia Romagna, Toscana e Marche durante la recente alluvione. La nomina del generale diventerà effettiva con un provvedimento successivo, in attesa che il dl sulla ricostruzione entri in vigore.
Commissario e subcommissari
I tre governatori delle regioni colpite nel maggio scorso – Emilia Romagna, Marche e Toscana – saranno subcommissari, entrando dunque a far parte della struttura commissariale per la ricostruzione delle zone colpite. I presidenti Stefano Bonaccini, Francesco Acquaroli e Eugenio Giani dovrebbero dunque lavorare fianco a fianco con il futuro commissario.
“Il Cdm ha adottato, in materia di ricostruzione, due provvedimenti importanti per la contingenza e per gli sviluppi che potranno determinare quella che definiamo una fase nuova. Con il decreto ricostruzione abbiamo dato per la prima volta all’Italia un modello unico per la ricostruzione su territori colpiti da alluvioni, frane, eventi avversi ed eventi vulcanici. In passato si è proceduto con un provvedimento per ogni calamità, in mancanza di un quadro giuridico organico”, dando vita a norme “frammentate nel tempo”, ha detto il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci, in conferenza stampa subito dopo il Consiglio dei ministri. Il Cdm ha dato il disco verde a un “modello unico, che prevede misure sulla governance, semplificazione e accelerazione”.
Tregua Meloni-Salvini
La nomina di Figliuolo determina la fine del braccio di ferro sul nome del commissario che si era innescato tra Meloni e Salvini. Il presidente del Consiglio era disponibile a seguire la consuetudine pratica che vede nel Presidente di Regione, per competenza e vicinanza ai territori, la figura più indicata per gestire l’emergenza. La nomina del governatore emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini, peraltro, sarebbe stata utile alla Meloni anche in chiave anti-Schlein, essendo ormai Bonaccini il leader dell’opposizione interna al Pd. Ma la Lega si era messa di traverso, rifiutando una nomina di stampo politico.
Negli ultimi giorni, di conseguenza, la virata sui tecnici, con la ricerca di nomi utili a superare l’impasse politica: quelli di Guido Bertolaso e Francesco Paolo Figliuolo i primi in lista. La lewga non ha mancato di sottolineare i giorni di ritardo con cui Palazzo Chigi ha fatto la scelta finale, che culmina nella frase twittata da Salvini dopo l’agognata nomina: “Habemus papam”.
Bonaccini critico ma pronto a collaborare
Questa la reazione di Stefano Bonaccini alla nomina di Figliuolo: “Avevamo proposto una collaborazione istituzionale che valorizzasse i territori e il rapporto diretto con cittadini e imprese, come avvenuto con la ricostruzione post sisma dell’Emilia nel 2012. Prendiamo atto che il governo, dopo due lunghi mesi di gestazione, ha scelto invece un modello centralistico. Una scelta che reputiamo sbagliata”, sebbene attenuata dall’individuazione di Figliuolo, con cui “siamo pronti a collaborare”. Stante il problema delle risorse: l’Emilia Romagna ha una conta dei danni vicina ai 9 miliardi, almeno 2 servirebbero subito per mettere in sicurezza i territori in vista dell’autunno.