Perché Emilio Fede è stato arrestato: le accuse, e le condanne, all’ex direttore del Tg4

L'ex direttore del Tg4 è stato arrestato mentre festeggiava il suo 89esimo compleanno. Ma ecco perché, e quali condanne sta scontando

Pubblicato: 24 Giugno 2020 22:34

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

L’ha definito “terrorizzante”, e la moglie l’ha persino paragonato al trattamento che si riserva ai boss mafiosi. L’arresto di Emilio Fede al ristorante del lungomare di Napoli mentre festeggiava il suo 89esimo compleanno è diventato, secondo la migliore tradizione italiana, un caso. Anche mediatico.

Perché Fede è stato arrestato a Napoli

Il gip di Napoli Fabio Provvisier ne ha convalidato l’arresto per evasione dalla detenzione domiciliare, anche se non ha emesso nei suoi confronti alcuna misura cautelare, perché territorialmente incompetente.

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva autorizzato Fede, dal mese di ottobre 2019, a lasciare il proprio domicilio per motivi di cura. “Se a ciò si aggiunge – scrive il gip nell’ordinanza – che lui, in qualità di uomo intelligente e furbo, ha fin da subito dichiarato spontaneamente che era a Napoli per motivi di cura, allora questa circostanza, unitamente all’età e al fatto che oggi è il suo compleanno, affievoliscono notevolmente il fuoco del dolo dell’evasione”.

Detto questo, il giornalista sarebbe partito da Milano in direzione Napoli dopo avere avvisato i carabinieri di Segrate, senza però attendere l’autorizzazione del giudice del Tribunale di Sorveglianza.

Le condanne per il “Ruby bis”

Ma perché l’ex direttore del Tg4 è stato arrestato? Fede è agli arresti domiciliari perché condannato in via definitiva per il cosiddetto “caso Ruby bis” a 4 anni e 7 mesi, passata in giudicato. Ad oggi, ha scontato 7 mesi ai domiciliari e deve completare la pena con 4 anni di servizi sociali.

Il caso Ruby per lui inizia nel gennaio 2011 quando viene indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione, insieme a Silvio Berlusconi, Lele Mora e Nicole Minetti. Tra le presunte prove, una lettera anonima e una valigetta che avrebbe portato in Svizzera.

Nel 2013, assieme agli altri due imputati, Fede viene condannato dal Tribunale di Milano nell’ambito del processo “Ruby bis” a 7 anni di reclusione e all’interdizione a vita dai pubblici uffici, per induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento della prostituzione minorile, più all’interdizione da uffici di mezzi di informazione, considerati come pubblici uffici.

Assolto poi dall’accusa di induzione alla prostituzione minorile (con Berlusconi, condannato in primo grado, assolto in secondo grado e in Cassazione), nel 2014 in Appello gli viene ridotta la pena a 4 anni e 10 mesi, con le accuse riqualificate nel solo favoreggiamento della prostituzione di una maggiorenne, mentre viene assolto dalle accuse di induzione alla prostituzione e favoreggiamento della prostituzione minorile: gli viene riconosciuto che, come Berlusconi, non era a conoscenza della minore età di Ruby. Dopo il tira e molla in Cassazione, si arriva così alla sentenza definitiva.

La condanna per bancarotta fraudolenta

Ma non finisce qui. Fede ha all’attivo anche una condanna in primo grado a 3 anni e mezzo per concorso in bancarotta fraudolenta, per aver ricevuto del denaro di Silvio Berlusconi da Lele Mora nel 2011. Sentenza annullata nel maggio 2018 dalla Corte di Appello di Milano perché si è ritenuto che i soldi ricevuti fossero “come corrispettivo per la sua intercessione” e quindi penalmente irrilevanti.

La condanna per il “caso Mediaset”

Nell’ottobre del 2014 Fede è stato anche indagato per associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione per la tentata diffusione di immagini ai giornali, collegata a un presunto ricatto nei confronti dei vertici Mediaset per un fotomontaggio a luci rosse. Nel 2017 il Tribunale di Milano ha condannato Fede a 2 anni e 3 mesi di reclusione, poi diventati 2.

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