Il 24 agosto è una giornata del tutto particolare per quanto riguarda il conflitto in corso in Ucraina tra la resistenza locale e le truppe dell’Armata russa. Ricorrono infatti esattamente sei mesi dalla notte di quel 24 febbraio in cui Vladimir Putin ordinò di invadere il territorio ucraino e dare il via a una guerra che ha già causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati.
In questo periodo così denso di avvenimenti e colpi di scena, l’opinione pubblica occidentale ha imparato a fare conoscenza con una serie di personalità attive nell’Europa dell’Est, uomini e donne che fino a poco prima erano conosciuti in Occidente solamente dagli addetti ai lavori e da chi poteva vantare un qualsivoglia legame con quel mondo. Tra questi profili, l’ultimo di cui abbiamo avuto notizia in maniera quanto mai violenta e burrascosa è quello di Nadya Dugina, opinionista e scrittrice russa assai conosciuta in patria, che è stata assassinata a Mosca a causa di un’esplosione avvenuta a bordo dell’auto su cui viaggiava.
Aleksandr Dugin, filosofo nazionalista da sempre molto vicino a Putin
Ritenuta assai vicina al Cremlino per le sue posizioni filo-presidenziali in tema di armi, guerra e per tutto quello che riguarda la politica estera, Nadya Dugina non era solo una 30enne di assicurata carriera nel mondo dell’informazione, ma era soprattutto la figlia di Aleksandr Dugin: filosofo nazionalista e fan assoluto dell’imperialismo di Mosca, stiamo parlando di quello che viene unanimemente considerato come l’ideologo di Vladimir Putin per i suoi innumerevoli trascorsi che lo hanno visto sempre accanto al presidente russo.
Fonte inesauribile di teorie più o meno deliranti, tutte volte a giustificare e a “santificare” l’intervento militare in Ucraina voluto dallo “zar”, l’uomo oggi 60enne si trovava a bordo della vettura esplosa fino a pochi attimi prima dello scoppio che gli ha tolto la figlia. Per questo si ritiene che fosse lui il vero bersaglio degli attentatori, che egli stesso non ha esitato ad identificare con i servizi segreti di Kiev alle strette dipendenze di Volodymyr Zelensky.
Chi è Aleksandr Dugin, l’ideologo di Putin che rivuole l’impero russo
Dugin è da sempre ossessionato da teorie decisamente fuori dal comune. Nei primi Anni Novanta divenne celebre per aver fondato il partito Nazionalbolscevico, un raggruppamento che voleva mettere assieme quelle che lui riteneva essere le idee buone sia del nazionalsocialismo che del comunismo. Le tesi estremiste sulla superiorità morale della Russia, sulla necessità di rifondare un impero per contrastare i mali che arrivavano dall’Europa, lo portarono a contatto con diversi esponenti politici, fino al grande interesse dimostrato da Putin.
Parla correntemente diverse lingue che ha imparato da autodidatta, tra cui il francese, lo spagnolo, il tedesco e anche l’italiano. Con il nostro Paese ha avuto molteplici legami nel corso del tempo, in primis una conoscenza approfondita con quel Gianluca Savoini (presidente dell’associazione Lombardia-Russia) che venne immortalato come accompagnatore di Matteo Salvini durante un viaggio a Mosca nel periodo del primo governo con il Movimento 5 Stelle. Dugin e Savoini sono stati ripresi a pranzo insieme anche in Italia – foto in cui figura anche il filosofo sovranità Diego Fusaro – dove l’ideologo di Putin è venuto innumerevoli volte nel corso degli anni.