L’unica Vela di Scampia destinata a restare in piedi dopo i lavori di riqualifica, ovvero la Vela Celeste, è stata teatro di una tragedia. Nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 luglio, il ballatoio del terzo piano della Vela B è crollato e portato con sé la vita di due persone: un uomo di 29 anni e una donna di 35. Il quartiere è sotto choc. La Polizia indaga sulle cause, non si escludono diversi scenari, ma il più probabile è il cedimento strutturale.
C’è rabbia nella popolazione, che per trent’anni ha atteso i lavori di riqualifica della zona popolare. Ora, a distanza di pochi mesi dall’avvio dei lavori voluti dall’amministrazione Manfredi, è avvenuta la tragedia. Un costo decisamente più alto rispetto a quello programmato per il progetto: 18 milioni di euro ad aprile, 159 milioni in totale fino al 2027.
Indice
Il bilancio del crollo del ballatoio di Scampia
Nella notte tra il 22 e il 23 luglio, il ballatoio del terzo piano della Vela B (detta Vela Celeste) di Scampia, è crollato. Nel cedimento strutturale (ipotesi più diffusa) sono morti un uomo di 29 anni e una donna di 35.
L’edificio è stato evacuato, mentre l’intervento dei soccorsi ha estratto vive, ma ferite, 13 persone. Nel conto sono coinvolti anche 7 bambini tra i 2 e gli 8 anni. I feriti presentano contusioni varie e i più gravi fratture.
Immediato l’avviso al Coordinamento soccorsi, che ha permesso di mettere in sicurezza la zona, assistere le persone rimaste ferite e senza casa, ma anche di attivare, insieme al prefetto, i servizi di vigilanza e antisciacallaggio.
Il piano di riqualifica della Vela Celeste
La Vela B, detta anche Vela Celeste, era una delle ultime rimaste dopo il piano di abbattimento voluto per il quartiere. Ad aprile scorso erano partiti i lavori di riqualificazione, che prevedevano interventi su spazi comuni, il piano del garage, quello dei porticati e i collegamenti verticali e orizzontali.
Il progetto prende il nome di ReStart Scampia e prevedeva la demolizione della Vela Gialla e della Vela Rossa, oltre alla riqualifica della Vela Celesta e la costruzione di 433 nuovi appartamenti. In totale 159 milioni di euro di Fondi Pnrr, Pon Metro e Periferie per il tentativo di recuperare il quartiere, promuovere il benessere e il futuro della comunità.
Nel dettaglio gli investimenti per le Vele prevedevano:
- 84.518.068,33 euro per i Piani Urbani Integrati – Pui, inseriti nella linea progettuale Missione 5 “Inclusione e Coesione”, Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, Investimento 2.2 “Piani Urbani Integrati” M5c2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia – Pnrr, nonché dal Fondo opere indifferibili;
- 15.000.000 euro per il Fondo Complementare, previsto dalla misura del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari (Pnc) che nasce con lo scopo di integrare, tramite risorse nazionali, gli interventi del PNRR per gli anni dal 2021 al 2026;
- 35.000.444,67 euro per il Fondo Pon Metro Plus, previsto dal Programma Nazionale PN Metro Plus e Città Medie Sud 2021/2027 che nasce con lo scopo di integrare le azioni condotte nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Città Metropolitane 2014/2020”.
Inoltre gli investimenti nuovi si integravano ai precedenti, quali:
- Fondo Programma Periferie di 17.970.171,00 euro;
- Fondo Sviluppo e Coesione di 7.087.864,90 euro.
La prima fase del progetto, da portarsi a compimento tra il 2024 e il 2025, comprendeva proprio la riqualifica della Vela Celeste, oltre alla realizzazione di un primo gruppo di nuovi alloggi sostenibili che servivano agli abitanti della Vela Gialli per trasferirli prima della demolizione. Solo nel 2026-2027 era prevista la fase finale di riqualifica e recupero della Vela B. Dopo il crollo, il piano è da rivedere.
Ad aprile 18 milioni di euro erano stati destinati all’inizio dei lavori per la Vela Celeste, con l’obiettivo di creare nuovi spazi comuni, commerciali, aree di lavoro e luoghi adatti a eventi culturali.
La storia e l’abbandono delle Vele
Il crollo potrebbe essere dipeso da un cedimento strutturale, figlio non certo degli ultimi lavori preventivati, ma di trent’anni di abbandono. Lo hanno denunciato fin da subito gli abitanti di Scampia, fin dal marzo 1988, a un decennio appena dalla fine dei lavori di realizzazione delle Vele.
Nel 1989 il Comune di Napoli inserì le Vele nei piani di recupero, concordando con gli abitanti la realizzazione di nuovi alloggi, spazi verdi e sociali. Già nel 1994 venne approvata una delibera per l’abbattimento delle Vele e nel 1995 venne infine approvato il piano di riqualificazione delle Vele di Scampia. Nel 1997, nel 200 e nel 2003 vennero abbattute tre Vele.
È molto significativo che i primi movimenti per le case a Scampia siano passati dalla richiesta di aumentare gli alloggi, di farsi assegnare le case, di creare spazi comuni, alla richiesta di abbattimento. Il piano ReStart Scampia prosegue lì dove il piano di riqualifica degli anni Novanta si fermano.
Lo choc del crollo, che secondo le ipotesi è dovuto all’assenza decennale di manutenzione, non ferma la convinzione che tutta l’area, anche la Vela Celeste simbolo di isolamento sociale, debba lasciare spazio a nuclei abitativi dignitosi.