Gli occhi di tutto il mondo sono puntati al Qatar, dove dal 20 novembre al 18 dicembre andranno in scena i Mondiali di calcio, la competizione più importante nel mondo del pallone che si disputa ogni quattro anni. Tra la novità della rassegna intercontinentale in Medio Oriente, le partite in inverno anziché in estate e l’assenza bis dell’Italia, quelli che stanno per prendere il via sono per dei Mondiali all’insegna della polemica.
Dopo avervi parlato delle cifre monstre per l’affitto dei container per i tifosi ospiti, infatti, l’attenzione oggi è rivolta al tanto discusso caso-birra, la bevanda preferita dei tifosi che però, a questo giro, non potranno portarla con sé sugli spalti nel corso dei match delle Nazionali impegnate tra Losail, Doha e Al Rayyan.
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No birra ai Mondiali, il caso in Qatar
Negli ultimi giorni si è discusso tanto sulla possibilità di vedere ulteriori limitazioni alla birra tra il Festival dei tifosi e le fanzone adibite in Qatar, con la bevanda alcolica che era stata già riservata solo in alcune parti vicine agli stadi e in orari predeterminati. I tifosi, infatti, potevano accedere alla “zona franca” tre ore prima dei match e usufruire degli stand fino a un’ora dopo le gare, ma dallo Stato qatarino è arrivato un ulteriore passo indietro sulle concessioni.
La famiglia reale, infatti, sembra aver pressato in maniera decisa la Fifa per abolire completamente la bevanda alcolica, che nel Paese è presente solo in luoghi autorizzati come i bar degli hotel internazionali. E alla fine il pressing ha dato i frutti sperati, con l’Organizzazione che ha deciso di limitare ulteriormente la vendita della bevanda.
“A seguito delle discussioni tra le autorità del Paese ospitante e la Fifa, è stata presa la decisione di limitare la vendita di bevande alcoliche al Festival dei tifosi della Fifa e a luoghi autorizzati, rimuovendo i punti vendita di birra dai perimetri degli stadi” si legge nel comunicato diramato dalla Fifa sul discusso tema, con l’organizzazione che ha comunque assicurato che le autorità qatariote “continueranno a garantire che gli stadi e le aree circostanti offrano un’esperienza divertente, rispettosa e piacevole per tutti i tifosi”.
La decisione, a quanto pare, sembra sia stata presa per paura che la popolazione locale potesse essere “turbata” da questa inedita facilità di accesso all’alcol in un Paese in cui le bevande alcoliche sono messe al bando per questioni religiose.
L’ira dello sponsor: in fumo milioni
Quando si pensa a una partita dei Mondiali non può non tornare in mente il rito di fantozziana memoria con la “familiare di birra gelata”, ma a questo giro non sarà possibile. Se i tifosi italiani piangono da un occhio, con la Nazionale non qualificata e con un “problema” in meno nella non partenza alla volta del Qatar, a mettersi le mani in testa sono i piani alti di Budweiser, storico sponsor dei Mondiali e fornitore della birra che circola negli stand vicino gli stadi.
L’azienda, il cui rapporto con la Fifa va avanti dal 1986, aveva investito ben 75 milioni in vista della rassegna del Qatar e con lo stop alla vendita della birra sembra vedere andare in fumo tutti i soldi spesi. L’unica fonte di guadagno, a quanto si apprende dal comunicato dell’organizzazione dei Mondiali, sarà la Bud Zero, la birra analcolica che sarà comunque venduta al Festival dei tifosi e nella fanzone, ma non tanto da giustificare la spesa milionaria.
Appresa la notizia dello stop alla birra, Budweiser aveva pubblicato un tweet stizzito sulla questione, giudicando “imbarazzante” quanto successo. Successivamente il messaggio è stato rimosso, ma il malumore resta tanto. L’azienda ha quindi fatto sapere di aver allertato lo staff per un trasferimento degli stand in luoghi indicati in cui sarà concessa, di concerto con la Fifa, la vendita di alcolici. L’unico posto in cui i tifosi potranno bere alcolici sarà infatti un fan park e Budweiser ha già fatto sapere che mezzo litro costerà circa 13 euro, a fronte dei 15-18 cui viene venduto negli hotel.