Un “piano Marshall” per gli stadi, ma per Malagò servono i Mondiali: il quadro in Serie A

Il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, chiede un "piano Marshall" per il rinnovamento degli stadi italiani, su cui il calcio invoca interventi urgenti

Pubblicato: 7 Ottobre 2024 23:42

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il calcio italiano chiede a gran voce nuovi stadi. Il tema è stato uno dei punti al centro della giornata degli “Stati generali del calcio: il Libro bianco”, che ha visto i vertici della Federazione, dello sport ed esponenti del Governo confrontarsi nell’aula magna universitaria di Santa Lucia sul futuro del settore. Una tavola rotonda dalla quale è emersa l’analisi condivisa sull’inadeguatezza degli impianti nel nostro Paese, tanto da portare il presidente della Lega Serie A a invocare un “piano Marshall” per rinnovare e ampliare il parco infrastrutture destinato alle competizioni.

Gli Stati generali

“Se non serve un piano Marshall per gli stadi italiani, non so davvero per cosa debba servire” ha dichiarato con convinzione Lorenzo Casini nel corso dell’evento, sottolineando però che “il tema delle infrastrutture non è solo del calcio, c’è una situazione in Italia disarmante sulle condizioni degli impianti sportivi”.

“L’Italia mostra una difficoltà cronica a realizzare le infrastrutture, non solo per un tema di risorse ma anche di burocrazia e di lentezza, di difficoltà delle procedure”, ha affermato il presidente della Serie A, citando l’ultimo Report della Figc sugli investimenti nel calcio.

Un problema annoso che “si ripercuote sui centri sportivi, salvo alcune eccezioni. C’è un gap con gli altri Paesi europei su questo”  ha aggiunto Casini.

Punto di vista in linea con quello del presidente del Coni, Giovanni Malagò, secondo cui di fronte all’emergenza stadi e palazzi dello sport ci sarebbe un’unica soluzione, l’organizzazione di Olimpiadi, di un Mondiale o un Europeo: “Lo sport ha assolutamente bisogno che la politica, il governo, faccia la sua parte” ha dichiarato il numero uno del Comitato olimpico di fronte al viceministro del Mit, Galeazzo Bignami.

“Ci sono sempre i confini tra mondo della politica e mondo dello sport. Ma noi dobbiamo portare nel nostro Paese i grandi eventi sportivi. E dobbiamo formare una classe dirigente che abbia competenze in queste materie”, ha affermato ancora Malagò, evidenziando come, “salvo pochissimi casi, se non c’è stata un’Olimpiade, un Mondiale o un Europeo non si sono fatti gli stadi. E purtroppo non si sono fatti neanche i palazzi dello sport”.

Per il numero uno del Coni il motivo è da ricondurre alle “difficoltà burocratiche” delle infrastrutture sportive: “se l’iter dura decenni, le società e le proprietà cambiano e tutto diventa più complicato”, mentre, sostiene ancora Malagò, in caso grandi eventi sportivi, “nessuno regala niente a nessuno, ma c’è una cosa certa: c’è la matematica obbligatorietà di una data”, dell’inizio della manifestazione internazionale, grazie alla quale “tutto viene accelerato”.

La situazione in Italia

L’urgenza di intervenire sugli stadi italiani è stata posta anche dal presidente della Figc, Gabriele Gravina: “Il calcio vive un innegabile momento di crisi, e questa crisi può essere anche definibile entropica, implosiva ed é una cosa a cui magari siamo vicini. E dobbiamo uscirne con un cambio radicale, una rivoluzione culturale e una crescita evidente e concreta. Bisogna mettere in sicurezza il calcio e abbattere l’indebitamento: serve un rilancio e una ristrutturazione degli impianti”.

Secondo uno studio di OpenEconomics contenuto nell’ultimo Report Calcio 2024 della Figc, se tutti gli impianti di nuova generazione in fase di progettazione in Italia venissero realizzate potrebbero portare un impatto sul Pil italiano da 5,6 miliardi di euro, a fronte di una spesa di 3,2 miliardi in buona parte sostenuta da privati.

Oltre al tira e molla sul nuovo San Siro, per il quale Inter e Milan avrebbero virato sulla costruzione da zero di un altro impianto, sono diverse le opere in ballo in Italia tra le squadre di Serie A e i rispettivi Comuni.

Proseguono i colloqui tra il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e l’amministrazione della Capitale per la ristrutturazione e rimodernamento dello Stadio Flaminio: un progetto da circa da circa 250 milioni di investimenti per l’aumento della capienza da 25mila a 50mila posti, la copertura delle gradinate e la creazione di parcheggi.

In corso anche le trattative per la riqualificazione dell’Artemio Franchi di Firenze, non senza motivi di attrito tra il presidente dei Viola, Rocco Commisso, e la sindaca Sara Funaro, con l’ipotesi del completamento dei lavori sull’impianto entro il 2029.

A denunciare l’ennesimo stop sull’iter di ristrutturazione dello stadio dove gioca la propria squadra è stato il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini: “Da anni stiamo facendo tutto il possibile, sacrificando tempo e investendo risorse, per dare a Cagliari un nuovo stadio – ha scritto sui social – Chi di dovere dimostri presto se lo si vuole fare davvero o se siamo destinati a rimanere incagliati nella burocrazia”.

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