L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inflitto una sanzione alla Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) pari a oltre 4 milioni di euro (per la precisione 4.203.447,54 euro). La sanzione è stata determinata poiché l’Autorità ha constatato che la Figc, a partire dal 1° luglio 2015, ha adottato una strategia escludente complessa per consolidare la sua posizione dominante nell’organizzazione di competizioni calcistiche giovanili di carattere agonistico e per estendere tale dominanza al mercato dell’attività ludico-amatoriale, in cui compete con gli Enti di Promozione Sportiva.
I motivi della sentenza
Dopo la rovinosa uscita agli Europei, ora Carlo Gravina dovrà occuparsi della multa dell’Antitrust alla Figc, di circa 4,2 milioni di euro. Il 24 maggio scorso, i funzionari dell’Agcm, insieme al Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, avevano condotto ispezioni presso le sedi nazionali e campane della Figc e del Figc-Settore giovanile scolastico. Dai risultati di queste ispezioni era emersa, secondo l’Antitrust in una nota ufficiale, l’esistenza di una “complessa strategia” attuata dalla Figc, operante almeno dal 1° luglio 2015, esattamente nove anni fa.
Per l’Antitrust, la Figc ha attuato una strategia abusiva in due modi principali: innanzitutto, ha evitato di stipulare le convenzioni richieste dal Regolamento Eps del Coni (2014) per l’organizzazione di attività agonistiche, impedendo agli Enti di Promozione Sportiva (Eps) di accedere al mercato degli eventi agonistici e consolidando così il proprio monopolio. Questa pratica ha escluso le Eps dalla competizione equa nel settore, favorendo un controllo esclusivo da parte della Figc su queste iniziative.
L’Antitrust ha mosso una seconda accusa contro la Figc, parte della strategia più ampia individuata dall’Autorità. Questa accusa riguarda l’uso strumentale del potere regolatorio da parte della Federazione Italiana Giuoco Calcio. In particolare, la Figc ha considerato in modo illegittimo come attività agonistica anche quella amatoriale svolta dagli Enti di Promozione Sportiva con giocatori tra i 12 e i 17 anni.
Inoltre, secondo gli accertamenti dell’Antitrust, la Figc ha imposto agli atleti fino ai 12 anni (che per definizione non partecipano a competizioni agonistiche) di dover convenzionarsi con la Federazione e ottenere una pre-autorizzazione per poter partecipare agli eventi organizzati dagli Eps. Queste misure hanno ridotto la libertà delle Associazioni Sportive Dilettantistiche affiliate alla Figc e dei loro atleti con doppio tesseramento, impedendo loro di prendere parte ai tornei organizzati dagli Eps.
In conclusione, secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, queste pratiche hanno limitato significativamente la capacità degli Enti di Promozione Sportiva di esercitare una pressione competitiva adeguata sulla Figc nel mercato dell’organizzazione di eventi ludico-amatoriali, con conseguente ostacolo e indebolimento della concorrenza.
La Federazione ricorre al Tar Lazio
Figc che intanto ha già comunicato che farà ricorso al Tar del Lazio. Nella nota rilasciata sul sito, comunicano: “La Federazione ribadisce l’assoluta correttezza del proprio operato ritenendo la sanzione ingiustificata, basata su argomentazioni documentalmente riscontrabili e su un ragionamento giuridico errato”.
“Peraltro – si legge ancora nel documento – tale sanzione è stata irrogata con le stesse motivazioni con le quali era stata sanzionata la Federazione Italiana Sport Equestri (Fise) in un analogo procedimento. Decisione poi annullata dal Consiglio di Stato, con sentenza dello scorso 5 giugno n.5054. Per questo, nel ribadire l’assoluta correttezza del proprio operato, la Figc comunica che è in corso di notifica il ricorso, con richiesta di sospensiva, presso il Tar del Lazio”.