Vaiolo delle scimmie in Italia, possibile lockdown? La circolare del Ministero: chi rischia di più

Pubblicato: 21 Agosto 2024 16:40

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Ha catalizzato l’attenzione in questi giorni di Ferragosto il ritorno di una emergenza sanitaria mondiale che si sperava chiusa: quella del vaiolo delle scimmie, riaperta invece dall’Oms dopo il boom di casi in Congo della sua variante più pericolosa e i primi casi in Europa, come in Svezia e Spagna. Il Ministero della Salute italiano ha aggiornato la sua circolare con le indicazioni relative al virus delle scimmie Mpox. L’Oms Europa intanto assicura che non il virus delle scimmie Mpox “non è il nuovo Covid”.

Vaiolo delle scimmie in Italia

Nei giorni scorsi il Ministero della Salute italiano ha rafforzato la rete di sorveglianza diagnostica e annunciato un tavolo interministeriale per far fronte alla diffusione del vaiolo delle scimmie, in seguito alla proclamazione da parte dell’Oms di emergenza sanitaria mondiale lo scorso 14 agosto.

Si legge nella circolare che nel nostro Paese, all’8 agosto, non risultano segnalati casi di Clade I, cioè della variate di virus delle scimmie più pericolosa e potenzialmente mortale. A partire dal 20 maggio 2022 – data della prima segnalazione de primo caso di Mpox in Italia – all’8 agosto 2024 sono stati segnalati complessivamente 1.056 casi confermati, la maggior parte dei quali si è verificata nell’estate del 2022. Dal 1° gennaio all’8 agosto 2024 sono stati segnalati da 12 regioni, 65 casi confermati. Tutti i casi
sono riferiti a infezioni occorse nel 2023 e nei primi mesi dell’anno in corso, nessun nuovo caso è riferibile al mese di agosto.

Oms Europa: “Mpox non è il nuovo Covid”

Mentre in molti hanno iniziato a paventare – in maniera alquanto allarmistica – la possibilità di un “lockdown per le scimmie”, ci ha pensato il direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa, Hans Kluge, a calmare gli animi. Oggi, stiamo assistendo a circa 100 nuovi casi di Mpox di clade II nella regione europea ogni mese ma “Mpox non è il ‘nuovo Covid'” ha detto. “Indipendentemente dal fatto che si tratti del clade I del virus, responsabile dell’attuale epidemia nell’Africa centro-orientale, o del clade II, responsabile dell’epidemia del 2022 che ha inizialmente colpito l’Europa e che ha continuato a circolare”.

Un vantaggio, spiega, è poi anche che “noi sappiamo come controllare Mpox e, nella regione europea, i passaggi necessari per eliminarne del tutto la trasmissione”. Certo è che questa malattia rappresenta un “test per l’equità globale” e, avverte, “il modo in cui risponderemo ora e negli anni a venire si rivelerà una prova cruciale per l’Europa e il mondo”. “Sappiamo già molto sul clade II. Dobbiamo ancora saperne di più sul clade I”, chiarisce. In base a ciò che è noto ad oggi, “l’Mpox si trasmette principalmente attraverso il contatto pelle a pelle con lesioni, anche durante i rapporti sessuali”.

Conoscere significa cioè poter controllare. “Due anni fa – continua – abbiamo controllato l’Mpox in Europa grazie al coinvolgimento diretto delle comunità più colpite, uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Abbiamo messo in atto una sorveglianza robusta; abbiamo indagato a fondo sui nuovi casi di contatto; e abbiamo fornito solidi consigli di sanità pubblica. Il cambiamento di comportamento, l’azione di sanità pubblica non discriminatoria e la vaccinazione hanno contribuito a controllare l’epidemia”.

Ma attenzione a non ripetere gli errori del passato, avverte ancora Kluge. “Mpox ci ha mostrato che può diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Possiamo e dobbiamo affrontare il virus insieme, in tutte le regioni e i continenti. Sceglieremo di mettere in atto sistemi per controllarlo ed eliminarlo a livello globale? Oppure entreremo in un altro ciclo di panico e poi di negligenza?”.

Cosa dice la circolare del Ministero della Salute

Come si trasmette il virus del vaiolo delle scimmie? Indipendentemente dalla variante I o II, può passare da persona a persona attraverso contatti fisici stretti, come i rapporti sessuali, ma anche con il contatto diretto pelle a pelle con le lesioni cutanee infette, baci, ma anche con la saliva, gli starnuti, il sudore e biancheria o vestiti.

I sintomi compaiono solitamente 6-14 giorni (fino a 21 giorni) dopo l’infezione. Può portare febbre, mal di testa, mal di schiena e dolori muscolari, e in ben il 95% dei casi un’eruzione cutanea caratteristica (spesso anche con lesioni in bocca) che può diffondersi rapidamente in tutto il corpo entro 3 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. Solo in casi rari può essere molto grave.

Chi deve fare il vaccino

Come chiarisce il Ministero della Salute, esiste un vaccino contro il vaiolo delle scimmie, quello attualmente utilizzato in Italia, cioè quello prodotto dalla danese Bavarian Nordic), indicato per la prevenzione anche del vaiolo “classico” nei soggetti a partire dai 18 anni di età, ad alto rischio di infezione. Il nome commerciale del prodotto in Italia è JYNNEOS (gli altri nomi commerciali dello stesso prodotto sono IMVANEX e IMVAMUNE).

Il vaccino, si legge nelle Faq del Ministero, viene offerto a:

– personale di laboratorio con possibile esposizione diretta al virus
– persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, che rientrano nei seguenti criteri di rischio:

I rischi per chi viaggia

L’Ecdc, al 16 agosto 2024, ha stimato che

Fonte: Ministero della Salute
Fonte: Ministero della Salute

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