La ricetta per la terza età in salute? Servono più bambini per il benessere dei nonni

Diversi studi spiegano chiaramente come diventare nonni e dedicarsi ai nipoti può contribuire ad allungare la vita. Addirittura di cinque anni

Pubblicato: 18 Febbraio 2025 16:00

Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

L’Italia invecchia. E va verso un progressivo calo demografico. Ma quale rapporto esiste tra la curva della popolazione e il benessere negli over-65? Ebbene, un incremento dei bambini potrebbe essere un’opportunità per la salute degli anziani ed un miglior controllo delle cronicità, sempre più diffuse e dall’impatto pesante sul Servizio Sanitario.
Una ricetta curiosa? Certo. Ma ci sono studi che spiegano chiaramente come diventare nonni e dedicarsi ai nipoti può contribuire ad allungare la vita. Spingere una carrozzella, accompagnare i piccoli all’asilo o a scuola, magari preparare un pranzetto con i fiocchi quando mamma e papà sono al lavoro, aiuta a sentirsi in forma. E non sarebbe solo un piacere per la psiche. Pensate solo ad un aspetto: dopo un infarto nella terza età chi ha figli e nipoti tende ad avere una sopravvivenza più lunga rispetto a chi invece si trova da solo.

Cosa dicono gli studi

Andando a spulciare nella letteratura scientifica, ci si accorge di quanto possa essere significativo il contributo della “nonnitudine”. Addirittura ci sono ricerche che mostrano come diventare nonni e dedicarsi ai nipoti possa influire sull’aspettativa di vita. Addirittura di cinque anni.
Si tratta, sia chiaro, di una semplice osservazione pubblicata qualche tempo fa su Evolution and Human Behavior. Lo studio è stato realizzato su 500 persone tra i 70 e i 103 anni: pur se i numeri non consentono di trarre conclusioni definitive, quando i nonni seguono i nipotini vivono mediamente cinque anni in più rispetto a chi invece “perde” la possibilità di aiutare i più giovani nella gestione dei figli.
Come se non bastasse, a dimostrare quanto diventare “baby-sitter” sia importante nella terza età c’è anche uno studio condotto ad Amburgo da un gruppo di ricercatori di economia sanitaria, pubblicato su BMJ Open. In questo caso gli scienziati hanno preso in esame una popolazione di quasi 4000 nonni, sottoposti a questionari mirati sul loro stato emotivo e sulla percezione di isolamento sociale. I 1125 anziani che hanno dichiarato di occuparsi regolarmente dei nipoti hanno risposto mediamente in modo molto più positivo ai test e si sentono più attivi rispetto a quanti invece affrontano la vecchiaia senza i “compiti” legati alla famiglia. L’idea è che ci sia una sorta di “liaison” tra le età età estreme della vita, che quasi contribuiscono a scambiarsi vicendevolmente il benessere del corpo e della mente.

Quanto conta essere nonni

Dedicarsi ai più piccoli può rappresentare un vero e proprio strumento di prevenzione per le patologie della terza età. L’impegno porta a socializzare, combattere la solitudine e soprattutto far fronte ad impegni precisi, che diventano d’aiuto se correttamente gestiti, ovvero senza diventare un peso. Se si esagera c’è il rischio di farsi troppo carico della situazione, in particolare sotto l’aspetto economico, e quindi trovarsi in difficoltà sotto l’aspetto psicologico.
Secondo gli esperti, avere impegni fissi e ben determinati è fondamentale per la socializzazione della persona anziana. E, soprattutto, diventa un motore di crescita e sviluppo anche per il nipotino. Ricevere informazioni sulla memoria storica, che non deve mai significare eccedere con le nostalgie, significa aiutare il bimbo ed il giovane a costruire il domani. Insomma, tornando alla mente le parole di un grande studioso della psiche come Michele Tansella: occorre essere tanto archeologi quanto architetti. Ovvero fa conoscere le fonti ma anche riuscire a tracciare le tracce per il domani, in un rapporto che è ovviamente bidirezionale. Perché può anche capitare che il nipote, magari un po’ più cresciuto, ricordi al nonno l’ora in cui assumere una medicina.”. Essere nonni, insomma, è una responsabilità che non deve “pesare”, ma è anche una fortuna da non sottovalutare. E da offrire agli altri.

Attenzione a non invadere

Insomma. Essere un nonno che si prende cura dei nipoti significa avere un ruolo sociale ben definito e sentirsi utile. Perché l’attenzione ai nipoti diventa un elemento che responsabilizza costantemente: in qualche modo si tratta quasi di un lavoro e come tale è gratificante. Se la responsabilità non diventa eccessiva, o comunque non viene vissuta come tale, fare il nonno significa poter avere un beneficio a 360 gradi, sia sul piano fisico che su quello intellettivo: poter seguire passo dopo passo i bimbi significa “obbligarsi” a fare movimento ed aiutarli a fare i compiti, già dalle elementari, vuol dire comunque mantenere allenato anche il cervello. L’importante è cercare di rimanere sé stessi. A tutte le età. senza nascondersi se si ha bisogno di aiuto. Per alcuni diventare nonno è fonte di energie e soddisfazioni, ma in altri può far nascere conflittualità e regressioni. E bisogna fare attenzione a rimanere un “supporto silenzioso”, evitando le critiche ai figli genitori per non correre il rischio di togliere autorevolezza a chi deve educare il bambino. Così i più piccoli avranno i benefici maggiori. Ed i nonni staranno meglio, di conseguenza.

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