PA digitale, nuovo piano triennale: al centro informatica e intelligenza artificiale

AgID pubblica il Piano triennale 2024/2026, uno strumento fondamentale per promuovere la trasformazione digitale del Paese

Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

La strada della trasformazione digitale, sebbene in via di percorrimento, necessita di continui interventi, siano essi di tipo finanziario, che normativo. Il Piano triennale ha sempre rappresentato, fin dalla prima edizione, 2017-2019, un elemento di supporto e di orientamento, laddove quello appena approvato, valevole per il triennio 2024-2026, presenta cambiamenti nella struttura e ulteriori approfondimenti per supportare ulteriormente il processo di implementazione e gestione dei servizi digitali nelle Pubbliche Amministrazioni.

Con quest’ultimo Piano triennale  si acquisisce consapevolezza del fatto che l’introduzione delle tecnologie non porta a cambiamenti se non si ripensa l’organizzazione dei procedimenti e l’attività amministrativa, con una revisione dei processi delle amministrazioni secondo il principio once only.

Tale evoluzione nasce anche dal fatto che il Piano triennale si  inserisce in un contesto di riferimento più ampio rispetto a quello delineato fino ad oggi, in particolare determinato dal programma strategico “Decennio Digitale 2030”, istituito dalla Decisione (UE) 2022/2481 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022, i cui obiettivi sono articolati in quattro dimensioni:

La strategia alla base del Piano triennale 2024-26

Il Piano triennale 2024-2026 nasce dalla necessità di ripensare la programmazione della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni basata su nuove leve strategiche, tenendo conto di tutti gli attori coinvolti nella trasformazione digitale del Paese e degli obiettivi fissati per il 2030, secondo il percorso tracciato dalla Commissione europea per il Decennio Digitale.

In particolare il Piano triennale 2024-2026 si pone l’obiettivo di:

Gli investimenti del PNRR per gli investimenti complementari, oltre a quelli previsti dalla Programmazione Europea 2021-2027, rappresentano l’occasione per vincere queste sfide.

Alla redazione del Piano triennale 2024-26, frutto di un’attività di scambio e concertazione tra amministrazioni e soggetti istituzionali, hanno contribuito l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), la Commissione per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (CITD), il Dipartimento della Funzione Pubblica (DFP), il Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD), l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL), l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS),l’ Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS), l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), pagoPA S.p.A, Unione Province d’Italia (UPI), Consip, Università, mondo della ricerca e mondo delle imprese.

Struttura del Piano

Il Piano è strutturato in tre parti:

Le Componenti strategiche per la trasformazione digitale

Ogni singolo ente pubblico diviene un “ecosistema amministrativo digitale”, alla cui base è possibile individuare piattaforme organizzative e tecnologiche, il cui valore pubblico è generato in maniera attiva da cittadini, imprese e operatori pubblici.
Se l’azione amministrativa è composta da processi collettivi diventa necessario introdurre dei processi digitali collettivi, basati su e-service, ovvero interfacce API che scambiano dati/informazioni in maniera automatica e interoperabile, permettendo la realizzazione del principio once-only e consentendo, contestualmente, agli attori pubblici e privati di generare valore all’interno dell’ecosistema, al centro del quale vi è la singola Pubblica Amministrazione, che lo regola garantendo correttezza amministrativa, trasparenza, apertura, sicurezza informatica e protezione dei dati personali.
Si tratta di passare da una concezione di “Piattaforma per Governo”, ovvero piattaforme per singoli scopi dell’ente, a una visione più lungimirante del paradigma, ovvero il “Governo come Piattaforma”, come riportato anche nella Comunicazione EU (2021)118 sulla Bussola Digitale 2030, secondo cui l’ecosistema non è un elemento esterno all’ente, ma è qualcosa sostenuto dall’ente pubblico per abilitare servizi migliori.
Si ricorda che il principio once-only sta a significare che le pubbliche amministrazioni devono:

In questo lavoro di trasformazione digitale non si può non coinvolgere, a tutti i livelli, in maniera collaborativa, decisori pubblici, dirigenza pubblica, cittadini e imprese, secondo la logica della partecipazione e della consultazione, delineando un iter di transizione nel quadro di un sistema nazionale.
L’integrazione effettiva dei processi e una nuova concezione dei servizi pubblici è possibile attraverso la previsione di percorsi e strumenti che portino ogni Pubblica Amministrazione ad essere in grado di erogare ed utilizzare gli e-service all’interno di domini strutturati e di permettere scambi di dati e informazioni attraverso interfacce API sia con le altre pubbliche amministrazioni che con gli attori privati interessati.
Per favorire questo processo è necessario che alcune amministrazioni, gli enti locali in particolare,  possano svolgere il ruolo di coordinamento, configurandosi come hub.
Primi esempi di spazi di interoperabilità, nati tutti dalla collaborazione tra Governo, Amministrazioni centrali, Regioni e Enti locali, in corso di realizzazione nell’ambito del PNRR sono:

Le competenze digitali

Le competenze digitali possono essere definite come quel complesso di conoscenze, attitudini e abilità funzionali a orientarsi, interagire e operare nell’ambiente digitale, sia per la vita che per il lavoro. La strategia UE ragiona su due dimensioni:

Il tema delle competenze digitali acquista un particolare rilievo nel contesto pubblico, che vede confrontarsi gli utenti di servizi pubblici digitali e la Pubblica Amministrazione, erogatrice dei medesimi servizi. Sono imprescindibili competenze digitali per i dipendenti delle PA e competenze digitali specifiche del settore professionale e di intervento, come, ad esempio, nella Sanità e nella Giustizia, evidenziando la necessità crescente di competenze ICT specialistiche.

L’Italia ha definito una propria “Strategia nazionale per le competenze digitali” con un Piano operativo di attuazione, verificato e aggiornato sulla base di un ciclo annuale di monitoraggio, nell’ambito dell’iniziativa strategica nazionale “Repubblica Digitale”. La maggior parte delle azioni presenti nel Piano operativo è finanziata e inclusa nel PNRR. La Strategia nazionale per le competenze digitali prevede, inoltre, lo sviluppo di competenze specialistiche ICT per fronteggiare le sfide legate alle tecnologie emergenti e al possesso delle competenze chiave per i lavori del futuro con il coordinamento di Ministero dell’Università e Ricerca e Ministero dell’Impresa e del Made in Italy.

Componenti tecnologiche e Servizi

Nell’attuale processo di trasformazione digitale è essenziale che i servizi abbiano un chiaro valore per l’utente. Questo obiettivo richiede un approccio multidisciplinare nell’adozione di metodologie e tecniche interoperabili per la progettazione di un servizio. La qualità finale, così come il costo complessivo del servizio, non può, infatti, prescindere da un’attenta analisi dei molteplici layer, tecnologici e organizzativi interni, che strutturano l’intero processo della prestazione erogata, celandone la complessità sottostante.

È cruciale, inoltre, il rispetto degli obblighi del CAD (Codice Amministrazione Digitale) in materia di progettazione, accessibilità, privacy, gestione dei dati e riuso, al fine di massimizzare l’efficienza dell’investimento di denaro pubblico e garantire la sovranità digitale con soluzioni software strategiche sotto il completo controllo della Pubblica Amministrazione. Occorre, quindi, agire su più livelli e migliorare la capacità delle pubbliche amministrazioni di generare ed erogare servizi di qualità attraverso:

Per incoraggiare tutti gli utenti a privilegiare il canale online rispetto a quello esclusivamente fisico, rimane necessaria una decisa accelerazione nella semplificazione dell’esperienza d’uso complessiva e un miglioramento dell’inclusività dei servizi, nel pieno rispetto delle norme riguardanti l’accessibilità e il Regolamento generale sulla protezione dei dati.

Single Digital Gateway

Nel Piano triennale precedente è stata attuata la parte del Regolamento Europeo EU 2018/1724 sul Single Digital Gateway (SDG) che, con l’obiettivo di costruire uno sportello unico digitale a livello europeo per consentire a cittadini e imprese di esercitare più facilmente i propri diritti e fare impresa all’interno dell’Unione europea, ha di fatto messo online le 21 procedure richieste, di cui 19 applicabili in Italia delle pubbliche amministrazioni direttamente coinvolte in quanto titolari dei servizi. Il Regolamento, entrato in vigore il 2 ottobre 2018, infatti, ha stabilito le norme per:

  1. l’istituzione e la gestione di uno sportello digitale unico per offrire ai cittadini e alle imprese europee un facile accesso a:
  2. informazioni di alta qualità;
  3. procedure efficienti e interamente online;
  4. servizi di assistenza e di risoluzione dei problemi;
  5. l’uso di procedure da parte di utenti transfrontalieri e l’applicazione del principio once only in accordo con le specifiche normative dei differenti Stati Membri.

A dicembre 2023 AGID ha completato le attività di integrazione e collaudo delle componenti architetturali nazionali SDG, sia per l’interoperabilità tra PA italiane, sia per quella tra PA italiane e quelle degli Stati Membri. Le pubbliche amministrazioni competenti per i procedimenti amministrativi relativi alle procedure hanno adeguato i propri procedimenti amministrativi alle specifiche tecniche di implementazione del Single Digital Gateway.

Dopo aver reso disponibile online i servizi relativi delle procedure previste, le attività per il Single Digital Gateway del triennio 2024-2026 riguarderanno prevalentemente azioni di mantenimento, monitoraggio e miglioramento della qualità e dell’accesso ai servizi digitali offerti dallo Sportello per l’Italia.

Open Data e Data Governance

La valorizzazione del patrimonio informativo pubblico è un obiettivo strategico per la Pubblica Amministrazione per:

La ingente quantità di dati prodotti dalla Pubblica Amministrazione, se caratterizzati da un’alta qualità, potrà costituire, inoltre, la base per una grande varietà di applicazioni. La costruzione di un’economia dei dati è l’obiettivo che l’Unione Europea intende perseguire attraverso una serie di iniziative di regolazione avviate ormai dal 2020. Con l’adozione dell’atto sulla governance dei dati (Data Governance Act) sono stati definiti e rafforzati i meccanismi per aumentare la disponibilità dei dati e superare gli ostacoli tecnici al riutilizzo di alcune particolari tipologie di dati altrimenti non disponibili.
Per garantire la creazione di servizi digitali sempre più efficienti, i dati scambiati reciprocamente tra gli enti erogatori di servizi dovranno essere pienamente interoperabili, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche semantico, a garanzia della “Coerenza semantica” dei dati stessi.

L’AI e le Pubbliche Amministrazioni

L‘intelligenza artificiale ha il potenziale per essere una tecnologia estremamente utile, se non dirompente, per la modernizzazione del settore pubblico. L’IA sembra essere la risposta alla crescente necessità di migliorare l’efficienza e l’efficacia nella gestione e nell’erogazione dei servizi pubblici, viste le potenzialità delle tecnologie di intelligenza artificiale, come

La Pubblica Amministrazione italiana conta esperienze rilevanti nello sviluppo e utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale, come:

L’affermarsi dei foundation model, ovvero sistemi di grandi dimensioni in grado di svolgere un’ampia gamma di compiti specifici, come la generazione di video, testi, immagini, la conversazione in linguaggio naturale, l’elaborazione o la generazione di codice informatico, costituisce un importante fattore di accelerazione per lo sviluppo e l’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale.

Attraverso l’implementazione dell’AI nelle PA è possibile realizzare:

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