Matteo Piantedosi è un nome che ha guadagnato notorietà in Italia grazie alla nomina come Ministro dell’Interno nel governo Meloni a partire dal 22 ottobre 2022, anche se la sua carriera nel settore pubblico ha radici ben più profonde. Profondo conoscitore del Viminale, è stato spesso al centro delle polemiche insieme ai suoi predecessori Marco Minniti e Matteo Salvini. Le rigide posizioni in tema di immigrazione gli sono costate aspre polemiche dalle opposizioni, che hanno tuttavia apprezzato la presa di posizione sulla matrice della strage di Bologna, in netta contrapposizione alla sua parte politica.
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La biografia del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi
Nato il 20 aprile 1963 a Napoli, Matteo Piantedosi è laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna. Nel 1989 ha iniziato a lavorare nel Ministero dell’Interno. Nel 2010 è stato appuntato come sub-commissario deleghe alla sicurezza urbana, agli affari istituzionali e agli enti e società partecipate del Comune di Bologna, in seguito delle dimissioni del sindaco Flavio Delbono, coinvolto in uno scandalo di truffa e peculato.
Nel 2011 è stato nominato prefetto di Lodi. Nel 2012 ha assunto il ruolo di vicecapo di gabinetto del ministro dell’Interno sotto Annamaria Cancellieri, per poi diventare vicedirettore generale della Pubblica sicurezza dal 2014 al 2017, con responsabilità sui programmi operativi d’intervento strutturale del Viminale.
Nel 2017, con l’insediamento del governo Gentiloni e la nomina di Marco Minniti come ministro dell’Interno, Piantedosi è diventato prefetto di Bologna. Con il cambio di governo e l’avvento di Matteo Salvini nel 2018 al Ministero dell’Interno con il governo Conte I, è stato richiamato al Viminale come capo di gabinetto, dove ha collaborato attivamente con il numero uno della Lega in molte iniziative in materia di sicurezza e immigrazione, contribuendo alla stesura dei famigerati decreti Sicurezza.
Ha continuato a svolgere il ruolo anche nel governo Conte II, al fianco di Luciana Lamorgese, fino al suo incarico successivo come prefetto di Roma dall’agosto 2020. Il 21 ottobre 2022, dopo la vittoria della coalizione di centrodestra e l’incarico di formare un governo affidato a Giorgia Meloni, è stato indicato come ministro dell’Interno.
Le controversie legate alla gestione dell’immigrazione
Nei primi mesi di mandato, Matteo Piantedosi ha proposto un decreto legge sull’immigrazione, mirando a ostacolare le attività di soccorso in mare condotte dalle organizzazioni non governative. Il dl è stato criticato dal Consiglio d’Europa e dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati, che hanno espresso preoccupazioni riguardo i diritti umani e la sicurezza delle persone in mare.
La gestione da parte di Piantedosi dell’incidente del naufragio di un’imbarcazione di profughi sulla costa ionica di Cutro, nel febbraio 2023, ha generato una vasta eco di indignazione. Le sue dichiarazioni circa la responsabilità delle vittime hanno scatenato polemiche e la richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni.
Le dichiarazioni di Matteo Piantedosi sulla strage di Bologna
Il ministro dell’Interno ha rilasciato importanti dichiarazioni al Corriere della Sera in cui ha affrontato diverse questioni di rilevanza nazionale. Tra queste anche la strage di Bologna. Rispetto ad alcuni esponenti di Fratelli d’Italia e dell’area di centrodestra, che si sono mostrati restii a parlare apertamente di terrorismo nero, ha ribadito che la matrice accertata è di stampo neofascista.
Ha infatti confermato che la verità giudiziaria descrive la responsabilità di individui militanti nelle organizzazioni criminali di estrema destra degli anni ’70 e ’80. Ha tuttavia tacciato le opposizioni di aver creato una polemica strumentale per screditare il governo Meloni, ritenendola fuori luogo.
Matteo Piantedosi ha anche sottolineato che ci sono processi in corso per completare il quadro dei depistaggi, delle complicità e dei potenziali mandanti legati a quegli eventi e alle controverse pagine di Storia che riguardano il terrorismo nel nostro Paese. Ha enfatizzato l’importanza di eliminare ogni zona d’ombra, evidenziando che il Viminale ha desecretato migliaia di documenti riservati relativi agli anni di Piombo e alla strategia della tensione.