Ucciso il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh: possibili ripercussioni

Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, ucciso in un attacco aereo a Teheran. Hamas accusa Israele e promette ritorsioni

Pubblicato: 31 Luglio 2024 07:45

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Hamas ha confermato l’uccisione del suo capo politico Ismail Haniyeh in un attacco notturno a Teheran. L’organizzazione ha immediatamente puntato il dito contro Israele, descrivendo l’azione come un “attacco sionista” e un “atto codardo che non resterà senza risposta”.

“Hamas dichiara al grande popolo palestinese, al popolo delle nazioni arabe e islamiche e a tutti i popoli liberi del mondo, il fratello leader Ismail Haniyeh è un martire”, si legge nella dichiarazione ufficiale.

L’attacco, secondo l’agenzia di stampa saudita Al-Hadath, è stato condotto utilizzando un missile guidato.

Si teme un’escalation che potrebbe portare a ulteriori conflitti e ritorsioni, aumentando l’instabilità nella regione. Le prossime mosse delle parti coinvolte saranno decisive per il futuro del conflitto e la stabilità dell’area.

Chi era Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas ucciso

Ismail Haniyeh, 62 anni, era una figura di rilievo nel panorama politico palestinese e islamico. Nato in un campo profughi di Gaza da genitori scappati dalla città di Asqalan nel 1948, da cui erano stati cacciati dagli israeliani, aveva scalato i ranghi dell’organizzazione fino a diventare il capo dell’ufficio politico nel 2017.

Con una formazione accademica in letteratura araba all’Università Islamica di Gaza, Haniyeh aveva iniziato il suo percorso politico aderendo al blocco studentesco islamico nel 1983, considerato un precursore di Hamas. Ha dedicato poi la sua vita alla causa palestinese fin dalla sua adesione ad Hamas nel 1987, durante la prima Intifada.

La carriera di Haniyeh è stata segnata da incarcerazioni, deportazioni e attentati. Dopo essere stato arrestato e deportato nel 1992, aveva continuato instancabilmente a dedicarsi alla causa palestinese, diventando primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese dal 2006 al 2007 e successivamente capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza.

Haniyeh è stato primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese dal 2006 al 2007 e ha guidato l’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017. Dal 2019 risiedeva in Qatar, dove aveva ottenuto asilo politico.

Reazione di Hamas e della comunità internazionale

L’uccisione di Haniyeh ha suscitato immediate reazioni a livello internazionale. Il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato l’attacco definendolo “un atto codardo e uno sviluppo pericoloso”, invitando il popolo palestinese all’unità e alla resistenza contro l’occupazione israeliana. Questo evento, secondo Abu Mazen, potrebbe innescare una grave escalation nel conflitto israelo-palestinese.

Con le prime dichiarazioni i vertici di Hamas hanno preso atto della gravità dell’accaduto. Sami Abu Zuhri ha dichiarato che l’assassinio di Haniyeh non servirà alla causa dei nemici, mentre Musa Abou Marzouk ha aggiunto che l’atto non passerà in sordina.

Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica ha annunciato l’apertura di un’indagine sull’omicidio, promettendo di rendere pubblici i risultati appena disponibili.

Attacco a Teheran

Haniyeh si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian, eletto dopo la morte del presidente Raisi. Durante la notte, la sua residenza è stata colpita da un missile guidato, causandone la sua morte.

Le autorità dell’Iran, storico alleato di Hamas, hanno avviato un’indagine sull’incidente, mentre la televisione di Stato iraniana ha immediatamente accusato Israele dell’attacco. Tel Aviv, come da prassi, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito.

Il ruolo di Haniyeh nei negoziati con Israele

Negli ultimi mesi Haniyeh ha giocato un ruolo cruciale nei negoziati tra Hamas e Israele, mediati da Paesi come Egitto e Qatar. I colloqui hanno portato a tregue temporanee e scambi di prigionieri, attestando l’importanza strategica e diplomatica del leader.

Nonostante la sua retorica spesso dura, era considerato una figura relativamente moderata rispetto ai capi dell’ala militare di Hamas.

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