Non solo misure a sostegno delle aziende e delle attività colpite dal nuovo Coronavirus. Nel Decreto agosto approvato nei giorni scorsi dal Governo (salvo intese) è presente anche un provvedimento che accoglie una sentenza della Corte di Cassazione riguardante le pensioni di invalidità. L’Esecutivo ha più che raddoppiato l’assegno destinato agli invalidi civili dai 18 anni in su, accogliendo così le indicazioni degli Ermellini.
Si tratta di un deciso miglioramento delle condizioni economiche rispetto alle attuali. Oggi, infatti, l’assegno per la pensione di invalidità arriva a circa 285 euro, una cifra ritenuta giustamente insufficiente dalla Corte di Cassazione per garantire loro i mezzi necessari per vivere. L’aumento della pensione di invalidità dovrebbe avere valenza immediata, anche se per l’erogazione del primo assegno maggiorato si dovrà attendere settembre o, addirittura, ottobre.
Aumento pensioni di invalidità: quanto vale l’assegno
Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Decreto agosto, il premier Giuseppe Conte ha dedicato spazio anche all’aumento per l’assegno di invalidità. Rispetto ai 285 euro attuali, l’indennità di invalidità civile salirà fino a un massimo di 651,51 euro (anche se il Primo ministro parla di 648 euro). Sommando questa cifra all’indennità di accompagnamento (520 euro mensili), ecco che l’assegno mensile per gli invalidi civili al 100% arriva a quasi 1.200 euro.
Aumento pensioni di invalidità: a chi spetta
Come affermato dal Premier, l’aumento riguarderà gli invalidi civili al 100% a partire dai 18 anni di età, gli inabili, i sordi e i ciechi civili assoluti. Una platea molto ampia, dunque, per la quale verrà eliminato una volta per tutte il limite di età (in precedenza era fissato a 60 anni), che dovrà però fare i conti con nuovi limiti reddituali.
Come specificato anche dalla Corte di Cassazione, infatti, il nuovo “massimale” potrà essere erogato solo a chi rispetta precisi requisiti economici. Secondo alcune indiscrezioni, l’aumento della pensione di invalidità potrà essere richiesto da chi ha un reddito massimo di 8.469,63 euro (se pensionato celibe) o di 14.447,42 euro (per pensionato coniugato). Se il reddito annuo è superiore, l’assegno resterà di 285 euro, esattamente come oggi.
È plausibile ipotizzare che l’erogazione del nuovo assegno potrebbe essere condizionata dalla presentazione di una domanda integrativa, che richieda di specificare il reddito annuo del richiedente. Questo scenario, sebbene non ancora confermato ufficialmente, potrebbe delinearsi come una procedura necessaria per garantire un’assegnazione più mirata delle risorse e una distribuzione equa degli aiuti finanziari. Tuttavia, è importante sottolineare che queste considerazioni rimangono al momento delle idee e sarà fondamentale attendere la pubblicazione di una circolare esplicativa da parte dell’INPS per ottenere una chiara delucidazione sui dettagli e i requisiti concreti relativi al nuovo assegno.
L’eventuale presentazione di una domanda integrativa, ricordiamo, potrebbe rappresentare un’opportunità per i beneficiari di fornire informazioni aggiuntive sul proprio reddito, consentendo all’INPS di valutare in modo più accurato il bisogno economico e di erogare gli aiuti finanziari in modo più efficace. Si pone però anche l’interrogativo sulla procedura e sui tempi di presentazione di tale domanda, nonché sulla documentazione necessaria per supportare le informazioni fornite. Tali dettagli, ripetiamo, saranno probabilmente chiariti nella circolare esplicativa dell’INPS che sarà fondamentale per comprendere appieno il funzionamento del processo di richiesta del nuovo assegno.