Pensioni 2022, cosa cambia dal 1° gennaio: il dopo Quota 100

Le soluzioni allo studio del governo per evitare di andare in pensione dal prossimo gennaio a partire da 67 anni

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il 31 dicembre segnerà la scadenza di Quota 100, lasciando ancora incerte le prospettive su come il governo Draghi affronterà l’evoluzione della misura introdotta nel 2019 dal precedente governo Conte. L’obiettivo è di riformare il sistema che fino ad ora ha consentito l’accesso alla pensione a 62 anni di età e 38 anni di contributi. Tuttavia, di fronte alle molteplici combinazioni possibili, l’attuale impasse solleva il rischio di un ritorno alla riforma Fornero a partire dal 1° gennaio 2022.
Tale legge, varata durante il governo Monti nel 2011, ha introdotto significativi cambiamenti nel sistema pensionistico italiano, tra cui un aumento dell’età pensionabile fino a 67 anni. Se non si raggiunge l’età pensionabile prevista, si applica un sistema di penalizzazioni che riduce l’assegno pensionistico.
Con l’avvicinarsi della scadenza di Quota 100, si profila quindi l’urgenza di trovare una soluzione alternativa per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico italiano. Il governo Draghi si trova dunque di fronte a una sfida complessa, dovendo bilanciare la necessità di assicurare un’adeguata protezione sociale per i lavoratori anziani con la necessità di garantire la stabilità finanziaria del sistema previdenziale nel lungo termine.

Pensioni 2022, cosa cambia dal 1° gennaio: la proposta del presidente dell’Inps

Una delle soluzioni, sostenuta dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, potrebbe essere rappresentata dalla divisione della pensione in una quota contributiva e una retributiva. Secondo questa proposta, l’anticipo pensionistico a 62 o 63 anni e 20 di contributi, dovrebbe riguardare la prima parte, mentre il resto dell’assegno si comincerebbe a ricevere come quota retributiva a partire dai 67 anni.

Per l’economista a capo dell’Ente di previdenza si dovrebbe prevedere inoltre “1 anno in meno per ogni figlio per madri lavoratrici, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente e 1 anno in meno per ogni 10 anni di lavori usuranti/gravosi, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente (semplificando la certificazione)”.

Forme di flessibilità ne abbiamo diverse” sostiene Pasquale Tridico che aggiunge la sua al ventaglio di ipotesi, da Quota 41 a Quota 102, avanzate all’esecutivo per superare l’attuale sistema pensionistico.

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco starebbe pensando in ultima analisi a Quota 101, per portare l’età del ritiro a 63 anni e 39 di contributi servono tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro, per ogni anno a partire dal 2022 e fino al 2024.

I sindacati dal canto loro premono per una flessibilità maggiore possibile che dovrebbe permettere di ritirarsi dal lavoro a 62 anni a prescindere dagli anni di contributi, o con 41 anni di versamenti non contando l’età anagrafica.

Pensioni 2022, cosa cambia dal 1° gennaio: il primo passo

Una prima strategia per anticipare la pensione in vista della fine di Quota 100 è stato applicato con la revisione dell’elenco delle professioni usuranti grazie all’intervento della commissione sui lavori gravosi in previsione dell’allargamento dell’Ape sociale.

L’istruttoria prodotta dagli esperti sotto la guida dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ha prodotto una lista più dettagliata dei mestieri più pesanti, suddivisi da 15 a 57 gruppi e da 65 a 203 mansioni o sottogruppi, che avranno così la possibilità di ricevere un’indennità, come anticipo della pensione, a 63 anni con 36 di contributi, a patto di aver svolto quella mansione per sei anni negli ultimi sette o sette anni negli ultimi dieci.

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