Rendita vitalizia Inps per i contributi prescritti o non versati, come funziona

L'Inps prevede un meccanismo per recuperare i contributi non versati dal datore di lavoro, anche se andati in prescrizione: per fare la domanda bastano alcuni documenti

Pubblicato: 17 Marzo 2025 14:08

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

L’Inps ha chiarito le regole per la costituzione della rendita vitalizia, un meccanismo che consente ai lavoratori di recuperare periodi di lavoro svolto per cui non erano stati versati i relativi contributi previdenziali. Questa possibilità, recentemente aggiornata con la Legge n. 203 del 2024 e illustrata nella Circolare n. 48 del 2025, offre un’opportunità per chi rischia di subire penalizzazioni sulla pensione a causa di omissioni contributive.

Nel documento di approfondimento dell’Inps su rendita vitalizia e pace contributiva pubblicato il 17 marzo 2025, l’Istuto spiega nel dettaglio con quali modalità è possibile coprire i buchi previdenziali.

Cos’è la rendita vitalizia e a cosa serve

La rendita vitalizia permette di regolarizzare i contributi non versati, riconoscendo ai lavoratori il diritto a una pensione adeguata al lavoro effettivamente prestato durante la carriera.

La recente riforma ha ampliato le possibilità di accesso, consentendo ai lavoratori stessi di regolarizzare la propria posizione anche quando i datori di lavoro non hanno adempiuto ai loro obblighi.

Per chi si trova in situazioni di contribuzione incompleta, questa opportunità può fare la differenza tra una pensione ridotta e il pieno riconoscimento del proprio diritto previdenziale.

Quali categorie possono accedere al riscatto

La Circolare Inps numero 78 del 2019 definisce quali categorie di lavoratori possono accedere alla rendita vitalizia. Si tratta di:

Le richieste possono essere avanzate da:

Quando scade la rendita vitalizia

Nei primi due casi, bisogna agire entro 10 anni dalla maturazione della prescrizione dei contributi omessi (che scatta dopo 5 anni dall’anno in cui avrebbero dovuto essere versati).

Nell’ultimo caso, invece, non c’è prescrizione e il diritto può essere esercitato in qualsiasi momento.

Dopo il pagamento della somma richiesta, i contributi riscattati vengono riconosciuti ai fini pensionistici, aumentando così l’importo della pensione o consentendo il raggiungimento dei requisiti minimi per l’accesso alla pensione stessa.

Come presentare la domanda

Il procedimento per il riscatto della rendita vitalizia segue un iter preciso:

Le richieste possono essere inoltrate dai lavoratori o dai superstiti attraverso:

I datori di lavoro devono invece:

Chi può accedere alle rate

Per i lavoratori che presentano domanda in proprio, sono previste forme di pagamento rateizzato, pensate per agevolare chi decide di riscattare più anni di contributi.

Tuttavia, nelle gestioni private, i pensionati non possono beneficiare della rateizzazione e devono saldare l’importo in un’unica soluzione.

Quali documenti servono per la richiesta

Per dimostrare il rapporto di lavoro e l’omissione dei contributi non calcolati per la pensione, il lavoratore deve presentare documenti ufficiali, come:

Per dimostrare la continuità della prestazione lavorativa, possono essere presentate anche le testimonianze di ex colleghi o del datore di lavoro.

Le differenze tra rendita vitalizia e pace contributiva

Mentre la rendita vitalizia serve a coprire periodi in cui si è lavorato ma i contributi non sono stati versati dal datore di lavoro, la pace contributiva permette di riscattare 5 anni in cui il lavoratore non ha versato contributi perché non era soggetto ad alcun obbligo previdenziale, per inattività o interruzione della carriera.

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