Rapporto Mef: “Senza immigrati 600mila italiani privi di pensione”

Il saldo tra versamenti all’Inps e prestazioni ricevute è di 5 miliardi di euro

Pubblicato: 10 Marzo 2016 09:45

QuiFinanza

Redazione

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Qualunque punto di vista si abbia su immigrazione e temi legati alla sicurezza, c’è un dato numerico da cui non è possibile prescindere: l’apporto dei lavoratori stranieri è necessario, se non fondamentale, per la tenuta del sistema pensionistico italiano. Quanto meno per l’assegno di circa 600.000 italiani. A dirlo è Roberto Garofoli, oggi capo di gabinetto del Ministero dell’Economia.

Secondo il rapporto del Mef, infatti, sono ben seicentomila gli italiani che ricevono la pensione ogni anno grazie ai contributi versati dai lavoratori extracomunitari.

Il costo dei migranti

La stima del Mef rivela che per il 2015 l’Italia ha speso 3,3 miliardi di euro per affrontare il capitolo dell’emergenza immigrazione, di cui 3 miliardi per spese di natura corrente. Un confronto con i due anni precedenti rivela che le spese sono più che raddoppiate nel 2014 e addirittura sono triplicate nel 2015. L’aumento tiene anche esaminando la spesa al netto dei contributi della Ue.

Le pensioni italiane

Se l’emergenza ci è costata 3 miliardi, nel 2014 i lavoratori extracomunitari hanno versato all’Inps contributi per circa 8 miliardi di euro, a fronte di prestazioni pensionistiche pari a circa 642 milioni di euro e non pensionistiche pari invece a 2.420 milioni. Calcoli ulteriori dimostrano che i contributi versati dagli immigrati servono a pagare la pensione di oltre 600mila italiani ogni anno, contribuendo così alla tenuta del sistema previdenziale.

Irpef e Iva

Ulteriori interessanti considerazioni si possono trarre dai dati fiscali. Nel 2014 i contribuenti stranieri hanno dichiarato redditi per 45,6 miliardi di euro, versando quindi 6,8 miliardi di Irpef. Sul fronte dell’Iva, invece, le partite aperte nel 2015 risultano essere 58.407 e si riferiscono a soggetti nati in Africa, America, Asia, Oceania. Nel dettaglio risulta che il 40% riguarda il commercio, il 13,5% le costruzioni e il noleggio, il 10,5% le agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese. Come scrive Garofoli il dato è rilevante se raffrontato con quello delle partite Iva aperte da soggetti nati in Paesi Ue, e cioè 13.259, e quelle aperte invece dagli italiani, e cioè 297.649.

Le imprese

L’ultimo dato importante riguarda le 525mila imprese che nel 2014 risultano condotte da lavoratori immigrati. Una cifra che rappresenta l’8,7% rispetto al totale delle imprese registrate nelle Camere di commercio e il 10,1% di quelle del Centro- Nord. Infine le imprese degli immigrati, nel 2014, hanno inciso per quasi un quinto sull’insieme delle iscrizioni (18,1%) e per poco più di un decimo sulle cancellazioni (10,9%).

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