Pensioni, novità per le donne: Opzione donna senza più proroghe

Apertura da parte del ministro del Lavoro orlando, per cui 'il lavoro per la donna è sempre doppio'. La proposta è di rendere pluriennale la via d’uscita totalmente contributiva.

Pubblicato: 10 Marzo 2022 09:23

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Redazione

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Sul tavolo della riforma previdenziale c’è la proposta di rendere l’Opzione donna, confermata per tutto il 2022, una misura strutturale, dunque la possibilità per le donne di accedere alla pensione anticipata senza più proroghe né incertezze legate ai requisiti anno per anno. Ne ha parlato direttamente il ministro del Lavoro Andrea Orlando, sottolineando come ‘il lavoro per la donna sia sempre doppio’.

Opzione Donna, cos’è

La cosiddetta Pensione Opzione Donna è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato a quelle lavoratrici dipendenti e autonome che ne abbiamo fatto esplicita domanda e che abbiano maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre 2020.

Secondo i dati pubblicati dall’Inps, le pensioni anticipate liquidate con Opzione Donna nel 2020 e nei primi nove mesi del 2021 hanno distribuzioni molto simili, con il 90% di pensioni con importi inferiore a 1.000 euro e con età alla decorrenza delle titolari comprese tra 58 e 61 anni in circa l’80% dei casi in entrambi i periodi.

In generale, le pensioni anticipate rispetto a quelle di vecchiaia che nel 2020 arrivavano al 45% in più per il totale delle gestioni acquistano 3 punti percentuali nei primi nove mesi del 2021, attestandosi al 48% in più rispetto a quelle di vecchiaia. La percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta nei primi nove mesi del 2021 8 punti percentuali in più rispetto a quello del 2020, attestandosi al 130% contro il 122% del 2020.

Opzione donna, i requisiti

Opzione donna è la possibilità di uscita anticipata dal lavoro con l’assegno interamente contributivo. Opzione Donna è riservata alle lavoratrici che hanno maturato 35 anni di contributi, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione o prestazioni equivalenti, e hanno un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Le lavoratrici che hanno i requisiti per poter accedere all’Opzione donna ricevono la pensione di anzianità a partire dai 12 o dai 18 mesi successivi alla data di maturazione degli stessi, a seconda che si tratti di dipendenti o di autonome.

Ai fini del conseguimento della pensione è assolutamente obbligatoria la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è invece richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma.

Per il requisito contributivo vale la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata, fermo restando il requisito di 35 anni di contribuzione, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti.

Opzione donna, chi ne è escluso

Opzione donna comporta il calcolo interamente contributivo della pensione, in cambio del forte anticipo concesso nell’uscita dal lavoro. Quindi non possono accedere beneficio:

Le iscritte alla gestione Separata possono accedere all’Opzione donna solo se sono iscritte presso altre casse e se arrivano, presso queste gestioni, al requisito contributivo richiesto. A tal proposito, è bene sapere che l’Inps non consente di ricongiungere la contribuzione accreditata presso la gestione Separata.

La proposta Orlando

“Credo che il confronto debba ripartire tenendo conto del fatto che il lavoro per la donna è sempre doppio ed il riconoscimento dei percorsi che portano alla pensione dovranno includere proprio questo dato”. Riparte da qui il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dai microfoni di Radio Immagina, la radio web del Pd, su un tema al momento congelato nel dialogo e nel confronto con Cgil, Cisl e Uil, quello sulla riforma delle pensioni che dunque potrebbe riprendere il suo corso dopo la conclusione, lo scorso mese, dei tavoli tecnici che hanno messo al centro, oltre alla flessibilità di accesso alle pensioni, anche il tema dei giovani e delle donne.

“Una considerazione, quella del lavoro femminile, che abbiamo fatto già con la proroga di Opzione donna che credo dovremmo provare a rendere strutturale, o almeno pluriennale, associandolo anche ad altri strumenti che tengano conto delle condizioni in cui le persone lavorano e delle differenze indotte dai diversi lavori”, spiega ricordando appunto come uno dei limiti maggiori di Quota 100 sia stato proprio quello di trattare allo stesso modo condizioni di lavoro diverse tra loro e senza distinguere tra uomini e donne. “Noi invece dobbiamo tener conto della concreta condizione che ciascuno svolge e nel caso delle donne sommare il carico del lavoro famigliare che ancora grava sulle loro spalle”, conclude.

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