Pensioni minime, il Governo pensa a un intervento per alzare l’importo a oltre 621 euro

Dopo aver portato le pensioni minime a 614,77 euro con l'intervento del 2023-24, il Governo valuta un incremento aggiuntivo

Pubblicato: 5 Ottobre 2024 13:41

Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Le pensioni minime potrebbero subire un ulteriore incremento. Il Governo, dopo essere arrivato a 614,77 euro con l’intervento del 2023-24, vorrebbe arrivare a superare i 621 euro. Oltre alla consueta rivalutazione annuale legata all’inflazione, stimata intorno all’1%, si ipotizza un incremento aggiuntivo per garantire un adeguato sostegno ai pensionati.

Pensioni minime: la volontà del Governo

Le pensioni minime potrebbero subire un ulteriore aumento nel 2024. Dopo la crescita fino a 614,77 euro, a seguito dell’incremento del 2,7% per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo Inps (598,61 euro), si attende la conferma di questa misura vin scadenza a dicembre. E il Governo potrebbe intervenire con un nuovo minibonus.

L’incentivo economico previsto dal Bonus Maroni per tutti quei lavoratori che decidono di posticipare l’accesso alla pensione anticipata (chiedendo di avere in busta paga la propria quota di contributi) non ha prodotto gli effetti sperati nel 2024, con un numero di adesioni limitato.

Per questo, il Governo sta valutando interventi normativi volti a migliorare la configurazione dell’incentivo e a renderlo più competitivo rispetto alle altre opzioni di uscita dal mercato del lavoro.

In particolare, si ipotizza l’introduzione di benefici fiscali sui contributi aggiuntivi versati o sulla riduzione della tassazione. Inoltre, si valuta la possibilità di riconoscere una contribuzione figurativa al fine di garantire il mantenimento del trattamento pensionistico pieno in caso di prolungamento dell’attività lavorativa.

Si sta valutando l’opportunità di estendere questo ambito applicativo consentendo l’accesso oltre a chi ha i requisiti per Quota 103, anche ai lavoratori che hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi.

Questa misura, che prevede di ricevere in busta i contributi anziché vederli accreditati sul proprio montante, è stata poco utilizzata a causa della scarsa convenienza sotto il profilo fiscale. Per l’anno 2024, si può fare richiesta a partire dal 2 agosto (dal 2 ottobre per i lavoratori pubblici), trascorsi i 7 mesi previsti di finestra mobile per chi usufruisce di Quota 103.

In pensione con un anno di anticipo: quali sono i requisiti per il 2025

Per l’anno 2025 è confermata la possibilità di accedere al pensionamento anticipato per i lavoratori che soddisfano determinati requisiti contributivi. Questo mentre il Governo continua a lavorare per i bonus riservati a quei lavoratori che decidono di continuare la loro attività anche dopo i 67 anni.

Per rientrare tra coloro che hanno diritto a questa pensione occorre non aver versato contributi in assoluto prima dell’anno 1996; avere almeno 64 anni; aver versato almeno 20 anni di contributi; aver maturato una pensione pari a tre volte l’assegno sociale.

Nonostante la possibilità di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro di tre anni rispetto ai limiti previsti dalla riforma Fornero, si segnala un progressivo inasprimento dei requisiti di accesso a tale beneficio.

In particolare, a partire dal 2025, la crescita dell’assegno subirà un incremento pari all’1,6%, portando la cifra a 543 euro mensili. In conseguenza dell’adeguamento all’inflazione, si passerà dunque da 1.603 euro a 1.629 euro mensili. 

Ma questi non sono gli unici parametri per andare in pensione in anticipo. Le donne con figli, infatti, può usufruire di uno sconto sull’età minima per poter ricevere il trattamento previdenziale da parte dello Stato. L’unico requisito a restare in vigore è quello di non aver versato contributi prima dell’anno 1996. In questo caso, una donna può ottenere  una riduzione dell’età minima pensionabile di 4 mesi per ogni figlio.

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