Il Governo è al lavoro per trovare una formula che consenta di sterilizzare il criterio dell’aspettativa di vita nel calcolo per l’accesso all’assegno previdenziale. Un provvedimento che l’esecutivo punta a inserire già nella legge di Bilancio. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, che ha incontrato i rappresentanti dei lavoratori che hanno 41 anni di contributi ma che non possono andare in pensione perché non hanno raggiunto l’età di vecchiaia e si sono visti in questi anni crescere i contributi necessari per uscire indipendentemente dall’età.
Proprio per venire incontro (anche) a questi lavoratori penalizzati dalla riforma Fornero, Di Maio “ha dato mandato ai suoi tecnici di lavorare ad una soluzione da portare in legge di bilancio partendo anche da un’ipotesi di sterilizzazione dell’aspettativa di vita”.
L’ipotesi appare però molto costosa: l’introduzione di quota 100 con i paletti a 62 anni di età e 38 di contributi, lo stop immediato all’adeguamento dei contributi alla speranza di vita per la pensione anticipata (a 42 anni e 10 mesi) e la sterilizzazione a 67 anni per la pensione di vecchiaia dal 2019, ovvero l’ipotesi confermata da Di Maio, comporterebbe un esborso di circa 140 miliardi in 10 anni secondo i calcoli dell’Inps.
Boeri ha sottolineato che dal 2046 in poi la spesa dovrebbe scendere perché le persone saranno andate in pensione in anticipo e con assegni più bassi rispetto a quelli che avrebbero ottenuto andando a riposo con le regole attuali. “Fino al 2046 si spendono 400 miliardi in più – ha avvertito il presidente dell’Inps – e dopo si hanno risparmi. L’impatto sul debito implicito è di 100 miliardi. L’elemento importante è la mancata indicizzazione alla speranza di vita”.
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