La pensione di reversibilità è la parte di pensione di un soggetto che spetta al suo coniuge o ai suoi figli al momento della sua morte.
La pensione di reversibilità è stata inizialmente ideata per tutelare le vedove: quando fu introdotta nel 1939, la reversibilità, venne pensata per erogare un sostegno economico alle donne, che in quel momento storico erano prive di pensione non avendo condotto una vita lavorativa paragonabile a quella degli uomini.
Successivamente la pensione di reversibilità venne estesa anche ai figli, purché siano minori, inabili, o fino ai 26 anni se i figli sono ancora studenti a carico della persona defunta.
La reversibilità viene concessa anche se il defunto non aveva raggiunto l’età della pensione. Tuttavia è necessario che il soggetto abbia maturato almeno 15 anni di contributi nell’arco della sua vita lavorativa, o abbia tre anni di contributi nell’ultimo quinquennio.
La pensione di reversibilità può essere erogata anche in favore del coniuge separato purché il tribunale riconosca il suo diritto a ricevere un assegno di mantenimento.
Anche il coniuge divorziato, se è titolare di assegno di divorzio da parte del defunto e non sia risposato, può avere diritto alla reversibilità.
In casi particolari anche i genitori del defunto o i suoi fratelli, possono essere beneficiari della pensione.
La pensione di reversibilità deve essere chiesta all’INPS attraverso l’apposito portale web, attraverso il servizio di call center messo a disposizione dall’istituto di previdenza, o attraverso qualsiasi intermediario autorizzato come ad esempio i patronati.
Il beneficio parte dal primo giorno del mese successivo alla data della morte del lavoratore o del pensionato.
Negli ultimi tempi, visto il proliferare di matrimoni contratti tra anziani e badanti con il solo fine di fargli pervenire la pensione di reversibilità, è stata introdotta una norma che decurta l’assegno di reversibilità in caso nei matrimoni contratti un coniuge abbia più di 70 anni o nel caso intercorrano più di 20 anni di differenza tra marito e moglie.
La pensione di reversibilità viene erogata in misura diversa a seconda dei beneficiari. Al solo coniuge spetta il 60% della pensione maturata dal defunto, al coniuge con figlio spetta il 80%, al coniuge con due o più figli spetta invece il 100% dell’assegno spettante al coniuge scomparso.
Agli importi erogati si applicano riduzioni che variano dal 25% al 50% a seconda del reddito percepito del coniuge ancora in vita.
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