Si continua a parlare di pensione anticipata. Il governo Gentiloni, infatti, con l’approvazione della Legge di Stabilità 2017, ha inserito una possibilità molto particolare tra le nuove normative. La novità è la cosiddetta “Quota 41” che si riferisce a una precisa categoria di lavoratori che, in condizioni particolari, potranno andare in pensione in anticipo rispetto ai coetanei. Ma di cosa si tratta esattamente e quali saranno le caratteristiche per uscire prima dal mercato del lavoro?
Ecco cos’è Quota 41
L’ultima novità riguardante la pensione anticipata è Quota 41: ma cos’è esattamente? Ebbene, partiamo dal nome scelto per questo nuovo provvedimento. Il numero 41 si riferisce al numero di anni di contributi che un lavoratore deve aver versato e accumulato per poter chiedere l’assegno di previdenza sociale. In questa particolare casistica, però, non rientrano tutti i tipi di dipendenti, ma soltanto i lavoratori cosiddetti “precoci“. Si tratta di quelli che hanno cominciato a lavorare prima dei 19 anni. Il vantaggio per chi potrà usufruire di tale provvedimento è che potrà lasciare il mondo del lavoro senza alcun limite d’età e senza penalizzazioni sugli importi. Al momento, però, non si hanno ulteriori specifiche riguardo l’assegno di buonuscita.
L’altra grande novità è che per la pensione di invalidità, la prima casa non farà più reddito. La nuova circolare dell’Inps, la n. 74/2017, infatti, stabilisce che per coloro che ricevono la pensione d’invalidità civile, cecità e sordità, la prima casa di proprietà non sarà più considerata reddito. Questa specifica è retroattiva, con validità dal 1 gennaio 2017. La circolare afferma chiaramente che il possesso di una prima casa non influirà sui coefficienti di aumento del reddito dichiarato. Tale provvedimento segue una sentenza che ha dichiarato che la propria abitazione non può essere considerata un bene di lusso, ma di prima necessità e fisiologico per la vita.
Ulteriori dettagli sull’ultima novità riguardante la pensione anticipata
Tornando alla pensione anticipata c’è un’altra variabile da considerare per uscire dal mondo del lavoro come lavoratore precoce. Non basta, infatti, aver firmato un contratto di lavoro “da teenager”. Si dovrà dimostrare di aver versato contributi sociali per almeno 12 mesi prima del compimento dei diciannove anni d’età. In questo caso, l’accumulo contributivo può essere raggiunto anche in maniera non consecutiva.
Quali categorie rientrano in Quota 41?
La domanda che sorge spontanea è quindi quali categorie rientreranno nella “finestra” di agevolazione previdenziale prevista dalla “Quota 41“. Ebbene, quel che si sa al momento è che potranno richiedere la pensione anticipata i disoccupati per licenziamento, per risoluzione consensuale o dimissioni per giusta causa che non stiano percependo indennità da almeno tre mesi.
Viene tesa una mano, inoltre, a quei lavoratori cui è stata attestata un’invalidità civile superiore o uguale al 75%, così come per i dipendenti che, da sei mesi, assistono un coniuge o un parente affetti da disabilità.
Infine, potranno dire addio al duro mondo lavorativo e godersi il meritato riposo anche tutti coloro che, da almeno sei anni continuativi, sono impegnati in un’occupazione usurante. Sotto questa tipologia, vengono catalogati i classici lavori “di fatica” come quello dell’operaio nel settore edile, degli addetti alle merci e dei macchinisti.
Nel settore ospedaliero, si aggiungono, i mestieri del personale sanitario, ad esempio gli infermieri e le ostetriche. Nel campo educativo, invece, è considerato “lavoro usurante” anche quello delle educatrici dell’asilo nido e delle insegnanti delle scuole per l’infanzia.
Oltre a Quota 41 c’è grande attesa per il ricalcolo delle pensioni
Mentre si attende con interesse di comprendere meglio il funzionamento della Quota 41, c’è notevole attesa per il ricalcolo delle pensioni da parte dell’INPS. Tale operazione riguarderà migliaia di pensionati che hanno combinato sia il sistema contributivo che quello retributivo nel calcolo della loro pensione a partire dal 2012. Due tipi di calcolo sono in corso: uno che applica il sistema contributivo dal 2012 e l’altro che applica integralmente il sistema retributivo. Tale operazione coinvolgerà tutti i lavoratori, i dipendenti e gli autonomi che hanno utilizzato entrambi i sistemi nel calcolo pensionistico a partire dal 2012, inclusi coloro che avevano accumulato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.