La Manovra 2025 ha introdotto una novità relativa ai fondi pensione: sfruttando la loro rendita, a fronte di 25 anni di contributi versati, sarà possibile andare in pensione anticipata a 64 anni.
E resta sempre valida un’altra opzione che gioca a favore dei lavoratori, quella di destinare il Tfr ad un fondo pensione, costringendo automaticamente il datore di lavoro a versare il suo contributo, così da avere una rendita più alta.
Come cambia la pensione anticipata
Fino ad ora, l’accesso alla pensione anticipata contributiva è stato garantito a chi si fosse trovato nelle seguenti condizioni:
- 64 anni di età anagrafica;
- 20 anni di contributi versati;
- importo soglia minimo dell’assegno pensionistico pari a 3 volte l’assegno sociale per gli uomini e pari a 2,8 volte per le donne.
Con la nuova legge la pensione anticipata a 64 anni è garantita a chi si ritrovi in tali condizioni:
- 64 anni di età anagrafica;
- 25 anni di contributi versati (che salgono a 30 anni nel 2030);
- importo soglia minimo dell’assegno pensionistico pari a 3 volte l’assegno sociale per gli uomini e pari a 2,8 volte per le donne con un figlio che cala a 2,6 volte se i figli sono almeno due, utilizzando anche la rendita derivante dalla previdenza complementare.
La misura è rivolta alle pensioni interamente contributive, quindi per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995.
Deducibilità
Uno dei vantaggi della previdenza integrativa è la possibilità di procedere alla deducibilità dei contributi versati dal reddito imponibile così da avere un risparmio sull’Irpef. Il versamento massimo che si può portare in deduzione ammonta a 5.164,27 euro. Il calcolo della deducibilità per i lavoratori dipendenti è fatto direttamente dal datore di lavoro, che ricopre la funzione di sostituto d’imposta.
Per dare un’idea, ogni 1.000 euro di versamenti annui al fondo pensione, si può detrarre questo importo:
- reddito fino a 28.000 euro con aliquota Irpef al 23% = risparmio sull’Irpef pari a 230 euro (fino a un massimo di 1.188 euro per chi ha versato 5.164,27 euro);
- reddito da 20.000 euro a 50.000 euro con aliquota Irpef al 35% = risparmio sull’Irpef pari a 350 euro (fino a un massimo di 1.807 euro per chi ha versato 5.164,27 euro);
- reddito oltre i 50.000 euro con aliquota Irpef al 43% = risparmio sull’Irpef pari a 430 euro (fino a un massimo di 2.221 euro per chi ha versato 5.164,27 euro).
L’imposta sostitutiva sulle rendite è fissa a quota 15% per i primi 15 anni di versamenti, poi diminuisce dello 0,3% l’anno fino a scendere al 9% dopo 35 anni.
Tfr in fondo pensione
Destinare il Tfr ad un fondo pensione comporta dei vantaggi rispetto alla possibilità di lasciarlo in azienda. La tassazione applicata alla rendita o al capitale del fondo pensione varia tra il 9% e il 15% contro un minimo del 23% e fino ad un massimo del 43% applicato sul Tfr. Destinando il Tfr ad un fondo pensione si costringe, di fatto, il datore di lavoro a versare il suo contributo. Il rendimento del Tfr in azienda è pari al tasso costituito dall’1,5% fisso più il 75% dell’inflazione annua. Il rendimento del Tfr destinato al fondo pensione si rivaluta in base ai risultati della gestione finanziaria in cui si è scelto di investire: ad esempio, a fronte del versamento dell’1% della retribuzione il contributo aggiuntivo del datore di lavoro è pari all’1,4% per Fondo Telemaco ed al 2,3% per Fondo Poste.