Aumento dell’età pensionabile bloccato con il nuovo emendamento della Lega

La Manovra 2026 si inceppa sulle pensioni: Parlamento spinge per Quota 103 e Opzione Donna, ma il nodo delle coperture rischia di frenare ogni accordo

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il dossier pensioni torna a incrociare i conti pubblici. Con quasi seimila emendamenti sul tavolo della commissione Bilancio al Senato, la Manovra 2026 mostra le prime crepe. E su previdenza, maggioranza e opposizione trovano una rara intesa.

A fare massa critica sono due richieste che attraversano gli schieramenti: la proroga di Quota 103 (62 anni con 41 di contributi) al 2026, e il rinnovo di Opzione Donna, il canale per le lavoratrici con 35 anni di contributi e almeno 61 anni di età. Nel testo originale della Manovra, l’unico strumento di anticipo era rimasto l’Ape Sociale. Ora, la spinta del Parlamento rischia di stravolgere i piani di Palazzo Chigi.

L’affondo della Lega sull’età pensionabile

Su Opzione Donna la convergenza è ampia: da Lega e Forza Italia a Pd, Verdi-Sinistra e Italia Viva. Il tema è sensibile. Le restrizioni degli ultimi anni hanno ridotto le beneficiarie e alzato i requisiti, in un Paese con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa.

Anche su Quota 103, cavallo di battaglia leghista, Forza Italia assicura appoggio convinto. Ma il via libera finale dipenderà da un solo fattore, ovvero la sostenibilità finanziaria.

Sul fronte più caldo, la Lega va all’attacco. Il partito di Salvini ha presentato un emendamento per bloccare totalmente l’aumento dell’età pensionabile legato alla speranza di vita (previsto dalla Fornero per il 2027-2028). Il Mef aveva già proposto una soluzione graduale (1 mese nel 2027, 2 nel 2028), ma il Carroccio vuole azzerarla.

Ma mancano le coperture

La partita, però, è tutta sulle coperture. Il ministro Giorgetti non fa sconti: l’Italia deve uscire dalla procedura Ue per deficit eccessivo nel 2025. Ogni intervento aggiuntivo richiede fondi, e per inserire una nuova misura bisogna tagliarne un’altra. Sarà l’obiettivo del vertice di maggioranza di giovedì, dove Meloni, Salvini, Tajani e Lupi proveranno a tracciare la linea.

La copertura proposta dalla Lega è un aumento dell’Irap per banche e assicurazioni, una mossa che metterebbe a rischio l’accordo faticosamente raggiunto con il settore. La misura, secondo alcuni tecnici leghisti, porterebbe a incassare 3,4 miliardi nei prossimi tre anni. L’ipotesi, tuttavia, non sembra trovare consenso.

Critiche anche dai sindacati

L’eventuale accoglimento degli emendamenti proposti da esponenti di maggioranza sarebbe bene accolto, oltre che da diversi lavoratori diretti interessati, pure dal sindacato. Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, parlando della Manovra 2026 ha detto che nella Legge di Bilancio “ci sono criticità”:

servono più risorse per scuola, università, ricerca, non autosufficienza, e una riforma strutturale della previdenza, con più equità e flessibilità, evitando colpi di mano come aver cancellato Opzione Donna o innalzato i requisiti per la pensione.

Si torna a parlare di rottamazione

Nel pacchetto Lega c’è anche la richiesta di allargare la rottamazione delle cartelle esattoriali, un costo di 365 milioni che il Mef fatica a coprire.

Intanto, Fratelli d’Italia batte in ritirata sull’emendamento che imponeva il preavviso di 7 giorni per gli scioperi nei trasporti, dopo le dure critiche di opposizioni e sindacati. Una retromarcia per non impantanare la Manovra su un fronte aggiuntivo.

Il Governo è a un bivio: assecondare le pressioni del Parlamento per riaprire, seppur limitatamente, la stagione delle pensioni anticipate, o tenere la barra dritta sulla prudenza dei conti. La partita è aperta.

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