I tassi d’interesse sui mutui non accennano a diminuire. Le tensioni geopolitiche dovute alla guerra in Ucraina e l’inflazione scaricano il loro peso su coloro che chiedono un finanziamento per l’acquisto di immobili, soprattutto prima casa. Nonostante gli sforzi delle istituzioni, anche a livello europeo, a marzo il costo medio di aprire un mutuo per acquistare una casa è cresciuto notevolmente, tornando ai livelli di fine 2019.
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Mutui a 20 e 30 anni: quanto ci costano in più
Nell’ultimo mese i mutui a tasso fisso sono saliti di mezzo punto, per un aumento medio di 120 centesimi di euro rispetto all’anno scorso. Per quanto riguarda il tasso variabile l’incremento appare invece molto contenuto, nell’ordine dei 20 centesimi di euro sia su base annua sia rispetto ai dati di inizio 2022.
La cause di questa situazione sono da ricercare soprattutto nell’andamento dei parametri di riferimento per i mutui. L’Eurirs, il riferimento per i tassi fissi, ha registrato un’impennata fino ad arrivare all’1,80% di fine aprile per quanto riguarda i mutui ventennali. Il parametro a 30 anni ha toccato invece l’1,50%, mentre l’Euribor (riferimento per i tassi variabili) rimane ancora in territorio negativo, intorno a -0,50%. Le banche continuano però ad applicare spread più bassi per i finanziamenti fissi, limitando in parte le conseguenze del rialzo.
Giovani under 36, ecco cosa aspettarsi
La congiuntura economica non risparmia neanche gli under 36, finora clienti privilegiati quando si trattava di accendere un mutuo per l’acquisto della prima casa. Le condizioni vantaggiose a tasso fisso destinate ai giovani sarebbero già tecnicamente inapplicabili. I tassi, per quanto agevolati, sono infatti più alti del massimo stabilito dalla norma in vigore: fino al prossimo 30 giugno non sarà possibile erogare mutui a tasso agevolato per un peso superiore all’1,92%.
Non solo: un altro colpo al mercato immobiliare arriva dalla crisi della surroga o portabilità del mutuo, il contratto che permette di trasferire gratuitamente il debito residuo dalla banca originaria presso un altro istituto di credito che offre condizioni più vantaggiose. Una strada che non conviene più imboccare, visto che il tasso di un nuovo mutuo risulterebbe essere assai più gravoso di quello che il mutuatario ha già acceso.
Tasso fisso o variabile? Un esempio per capire
A inizio maggio MutuiOnLine ha pubblicato una simulazione di mutuo per far capire concretamente di quanto siano aumentate le formule di finanziamento più richieste, e cioè quelle a 20 o a 30 anni. L’ampliamento della forbice tra mutui a tasso fisso e variabile è evidente.
Ipotizzando un mutuo da 180mila euro a tasso fisso a 20 anni, la migliore opzione disponibile sul mercato propone una rata da 916 euro, che però sale fino a 934 euro se si fa riferimento al costo medio dei tassi. A parità di obiettivi e condizioni, le rate a tasso variabile scendono rispettivamente fino a 806 e 812 euro. Prendendo in considerazione invece un mutuo trentennale, le rate fisse possono arrivare a 672 o a 702 euro, mentre quelle variabili possono scendere rispettivamente fino a 563 e 567 euro.
Il divario tra le due formule è decisamente importante, ma al momento non tale da preferire una formula con tasso variabile. C’è però un ulteriore fattore da tenere presente: il probabile aumento dell’Euribor entro la fine dell’anno.