L’aumento dei tassi da parte della Banca centrale europea per combattere l’inflazione ha lasciato il segno sui mutui. Dopo circa 15 anni il variabile è infatti tornato a sorpassare quello fisso, con pesanti ripercussioni per tutti coloro che avevano optato con gli istituti bancari tale modalità di finanziamento. Sembra passata un’epoca dal 2021, quando per attivare un mutuo a tasso variabile gli interessi erano sotto l’1,5%: oggi invece si è superata la soglia del 3,5%.
Per questo motivo è normale che chi è stato colpito dal vertiginoso aumento delle rate si chieda se sia possibile fare qualcosa per risparmiare. Premesso che ciascun caso può essere valutato solo singolarmente, in linea generale si possono compiere tre scelte: chiedere una rinegoziazione, mettere da parte il tasso variabile e passare a quello fisso oppure scegliere la via della surroga.
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Rinegoziare il mutuo per risparmiare sulle rate
Rinegoziare il proprio mutuo con la banca con cui si è stipulato il contratto al fine di fare abbassare le rate è possibile, ma l’esito non è affatto scontato. La decisione spetta infatti esclusivamente all’istituto, che potrà eventualmente dare il via libera a ridefinire la durata del finanziamento per alleggerire i pagamenti mensili.
Molto dipende dal profilo del richiedente. Secondo quando stabilito dal Testo unico bancario la rinegoziazione:
- non deve prevedere spese e quindi alcuna commissione;
- deve avvenire tramite scrittura privata e dunque non è previsto né un nuovo atto di mutuo né l’intervento del notaio.
Passare dal tasso fisso al variabile
Nonostante nel lungo periodo il tasso variabile possa rivelarsi una scelta vincente, dato che la curva dell’inflazione è destinata ad abbassarsi, chi ritiene di non possedere più le adeguate coperture finanziarie può decidere di passare al tasso fisso, che resta invece stabile nel tempo senza causare brutte sorprese.
Non tutti però lo possono fare: occorre essere in possesso di determinati requisiti. Secondo quando previsto dalla Legge di Bilancio 2023 approvata alla fine dello scorso dicembre il finanziamento già attivato deve essere inferiore a 200.000 euro, la durata residua deve essere sotto i 25 anni e l’Isee deve non deve superare i 35.000 euro.
Chi rientra in questi tre parametri, e chiaramente ha un pregresso di pagamenti in regola, può chiedere di effettuare il passaggio. Va comunque analizzato sempre caso per caso: alle attuali condizioni per i mutui più recenti potrebbe essere sconveniente, discorso diverso invece per quelli più datati, che potrebbero trarre un maggior vantaggio. Il nuovo tasso fisso si ottiene dal valore dello spread originario aggiunto al più conveniente tra l’Irs (o Eurirs) a 10 anni e quello più vicino alla durata residua del mutuo.
Surrogare il proprio mutuo
I clienti degli istituti bancari hanno comunque la possibilità di surrogare il proprio mutuo. La procedura, anche detta portabilità, è stata introdotta nel 2007 con la Legge Bersani e permette di trasferire il finanziamento da una banca a un’altra, usufruendo agevolmente delle migliori condizioni disponibili sui tassi.
Nella maggior parte dei casi la surroga è l’opzione più conveniente e la banca, secondo il Testo unico bancario, non può opporsi alla volontà del cliente. Nel passaggio dal vecchio al nuovo mutuo si possono ricontrattare alcune condizioni, quali la tipologia di tasso di interesse, fisso o variabile, e la durata del contratto. Non si può modificare invece l’importo del finanziamento.
Uno stesso mutuo può essere surrogato più volte con la stessa ipoteca. Le banche chiedono in genere la prova del pagamento di almeno 6 rate per una prima portabilità, e di 12 per quelle successive. Un titolare di un mutuo può così sentirsi libero di cercare quello più conveniente.