La piadina italiana vince la causa per la registrazione del marchio in Francia

Il Consorzio di tutela della Piadina Romagnola Igp vince la battaglia legale in Francia contro un'azienda che tentava di registrare il nome

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Vittoria del Consorzio di tutela della Piadina Romagnola Igp contro un’azienda che ha tentato di registrare in Francia il brand Piadina (con la P maiuscola) come marchio commerciale esclusivo. Il 18 novembre 2025 l’Istituto nazionale della proprietà industriale di Parigi ha dato ragione al consorzio romagnolo, stabilendo che la parola piadina è un termine generico e non può essere monopolizzato da un singolo operatore economico.

La decisione tutela i produttori italiani riconosciuti dall’Indicazione Geografica Protetta (Igp), ma anche tutti coloro che nel mondo producono una piadina secondo caratteristiche tradizionali e riconoscibili.

Questa sentenza, maturata dopo un contenzioso durato anni, pone un importante argine al rischio di privatizzazione impropria di nomi che appartengono alla tradizione gastronomica di un territorio. E rappresenta una nuova tappa della strategia di difesa internazionale messa in campo dal consorzio romagnolo, impegnato anche in Brasile, Canada, Regno Unito e Giappone contro tentativi simili.

La controversia sul nome della piadina

La controversia nasce quando una società svizzera, ma registra in Francia, ha tentato di registrare il marchio Piadina con l’intenzione di farne un brand esclusivo. Una mossa che avrebbe impedito ad altri produttori, italiani e non, di utilizzare quella stessa parola sul territorio francese.

Il consorzio romagnolo, però, si è opposto sostenendo che il termine identifica un prodotto generico della cultura gastronomica italiana e che, al pari di parole come pizza o pasta, non può essere privatizzato.

Per dimostrarlo, ha presentato una serie di evidenze. Prima di tutto, è stata realizzata una ricerca di mercato dettagliata che mostrava come in Francia oggi il termine piadina identifichi comunemente il prodotto alimentare tradizionale romagnolo. Poi è stata portata in giudizio una documentazione che ha dimostrato il ruolo della piadina come prodotto tipico e riconosciuto a livello europeo.

La sentenza, per questi motivi, ha chiarito che quando e se un nome è riconosciuto dai consumatori come descrizione generica di un prodotto, allora questo non può diventare un marchio esclusivo.

E nel farlo ha riconosciuto l’importanza della denominazione piadina romagnola Igp, a tutela una tradizione produttiva collegata indissolubilmente a un territorio, a sua storia e alle sue materie prime.

Perché questa decisione è importante

La vittoria del Consorzio non è solo simbolica, ma ha effetti economici rilevanti. La piadina è un prodotto ad altissimo valore culturale e commerciale. Secondo le stime di settore, il mercato internazionale dei prodotti da forno e delle specialità tradizionali cresce del 6-7% ogni anno. Difendere la denominazione significa impedire che marchi privati possano sfruttare indebitamente la notorietà costruita da migliaia di piccoli produttori.

Dietro ogni tentativo di registrare nomi come piadina, parmigiano, mortadella, limoncello o prosciutto c’è un enorme giro d’affari. Soprattutto se si pensa che in molti Paesi extra UE i prodotti che imitano quelli italiani generano più fatturato degli originali. Se quell’azienda svizzera avesse ottenuto l’esclusiva del nome, avrebbe potuto vendere un prodotto non autentico ma con un marchio credibile per i consumatori.

L’istituto francese infatti ha sottolineato che l’uso esclusivo del marchio avrebbe ingannato e disorientato il consumatore, che avrebbe attribuito al brand un valore di autenticità non reale.

Identità gastronomica e battaglie legali

Oggi la tutela legale dei prodotti agroalimentari è una delle frontiere più sfidanti del commercio internazionale. Non è un caso che il consorzio romagnolo sia impegnato su più fronti in tutto il mondo. Le indicazioni geografiche sono strumenti fondamentali per difendere tradizioni e territori, ma richiedono costanza, investimenti e capacità di presidio legale.

In un mercato dove ogni giorno nuovi prodotti cercano di cavalcare la forza evocativa del Made in Italy, l’unica difesa efficace è la tutela attiva e globale.

Ogni volta che un consorzio ottiene un riconoscimento in tribunale, come successo per la piadina, contribuisce a rafforzare la percezione internazionale dell’eccellenza agroalimentare italiana, a migliorare la competitività dei produttori veri e ad educare i consumatori sull’autenticità, impedendo che un patrimonio collettivo diventi una proprietà privata.

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