Il granchio blu diventa “commestibile”, ma per gli animali: così arginano l’invasione

Nasce in Veneto il primo petfood a base di granchio blu, un progetto innovativo che trasforma un problema ambientale in opportunità economica

Pubblicato:

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Introdotto accidentalmente nel Mediterraneo, probabilmente attraverso le acque di zavorra delle navi, il granchio blu si è rapidamente diffuso lungo l’Adriatico, devastando gli ecosistemi lagunari e costieri. In soli tre anni ha messo in ginocchio la filiera italiana delle vongole, un comparto che valeva circa 200 milioni di euro, escluso l’indotto, distruggendo allevamenti, reti e habitat marini.

Per evitare che l’invasione del granchio blu resti solo un problema, Confcooperative Fedagripesca ha promosso una soluzione innovativa: granchio blu “commestibile”, ma per gli animali. Nasce così “Fil Blu”, un progetto che unisce il Consorzio delle cooperative dei pescatori del Polesine, le Università di Milano e Padova, la startup Feed from Food, l’azienda veneta di petfood Sanypet, e una catena di negozi specializzati.

Come il granchio blu diventa “commestibile” per gli animali

Il progetto prevede di utilizzare il granchio blu per produrre alimenti per animali, creando un nuovo mercato capace di generare valore economico e ridurre gli sprechi. I ricercatori coinvolti hanno sviluppato una tecnologia in grado di lavorare il crostaceo, separando gusci e carni per ottenere una farina proteica ad alto valore nutrizionale. Questa viene poi utilizzata per produrre un paté umido per gatti, testato e già pronto per la distribuzione.

La scelta di iniziare dai gatti non è casuale, perché questi a differenza dei cani, sono notoriamente più esigenti in fatto di gusto e qualità. Tuttavia, in caso di successo, si pensa già a come espandersi verso altre linee alimentari, aprendo un nuovo segmento di mercato sostenibile e 100% made in Italy.

Ogni confezione di paté di granchio blu sarà venduta a 1,75 euro, un prezzo che colloca il prodotto nella fascia premium del mercato del petfood.

Un modello di economia circolare

Il prodotto, realizzato nello stabilimento di Bagnoli di Sopra (Padova), rappresenta un esempio di economia circolare, poiché dietro l’iniziativa non c’è solo la volontà di creare qualcosa di nuovo, ma anche quella di ridisegnare la gestione delle specie invasive secondo logiche di sostenibilità.

Il granchio blu, da minaccia, diventa materia prima per un settore in espansione come quello del petfood, che in Italia vale oltre 2,8 miliardi di euro e continua a crescere ogni anno.

Inoltre, in questo modo si riduce la quantità di scarto biologico da smaltire, si dà un reddito alternativo ai pescatori colpiti dai danni del crostaceo, si valorizza una risorsa locale trasformandola in prodotto di qualità e si promuove la ricerca e l’innovazione tecnologica in ambito agroalimentare.

Il progetto “Fil Blu” potrebbe quindi diventare un modello da replicare anche in altre regioni costiere, dove l’invasione del granchio blu continua a espandersi.

Come sottolinea Confcooperative Fedagripesca, la lotta al granchio blu richiede un approccio integrato, in cui controllo biologico, pesca selettiva e valorizzazione economica convivano. Infatti, il successo del progetto si misurerà non solo in termini di vendite, ma nella capacità di trasformare un problema ecologico in una nuova filiera produttiva, in grado di generare lavoro, innovazione e valore per il territorio. Trasformare il crostaceo in petfood di alta gamma è una risposta concreta e intelligente, che unisce economia, ricerca e sostenibilità.

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