Crisi delle vongole, è allarme: sono scomparse dalla costa romagnola

Crisi senza precedenti per la pesca delle vongole in Emilia-Romagna: i pescatori trovano solo gusci vuoti. Il settore, già provato dal granchio blu, rischia il collasso

Pubblicato:

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

La costa emiliano-romagnola, tradizionalmente cuore pulsante della pesca delle vongole e punto di riferimento per l’acquacoltura italiana, oggi si trova di fronte a una crisi senza precedenti. Secondo le denunce dei pescatori raccolte da Coldiretti Pesca, nelle reti non finiscono più molluschi, ma soltanto tonnellate di gusci vuoti: le vongole sono letteralmente scomparse.

Un fenomeno che, al momento, non ha spiegazioni certe ma che rischia di travolgere un comparto strategico per l’economia locale e per l’intera filiera agroalimentare italiana.

Perché la crisi delle vongole è un allarme che scuote l’economia costiera

La pesca delle vongole non è soltanto una nicchia di mercato ma rappresenta un tassello fondamentale dell’economia della Romagna. Si tratta di un settore che alimenta centinaia di imprese, garantisce occupazione e sostiene un indotto che include ristorazione, turismo e commercio. La scomparsa di questa risorsa mette a repentaglio la sopravvivenza stessa di numerose cooperative di pescatori, già duramente provate dalla crisi del granchio blu negli ultimi due anni.

Il rischio concreto è un collasso definitivo del comparto, con effetti a catena che potrebbero riflettersi non solo sull’economia costiera, ma anche sulla reputazione turistica della Romagna, dove la cucina a base di pesce fresco è parte integrante dell’offerta turistica e dell’identità locale.

Vongole assenti e gusci vuoti: il racconto dei pescatori

Le testimonianze dei pescatori sono drammatiche. Dopo ore di lavoro in mare, le draghe non restituiscono più molluschi vivi, ma soltanto gusci vuoti, segno evidente di una moria massiccia. Nessuna area sembra risparmiata,e il fenomeno si estende lungo tratti ampi della costa adriatica.

Questo scenario rende evidente la necessità di un monitoraggio scientifico urgente. Senza dati certi sulle cause, è infatti impossibile pianificare interventi mirati e al momento si naviga tra ipotesi, mentre la produzione si ferma e gli operatori restano senza reddito.

Le possibili cause della moria

Coldiretti Pesca, pur sottolineando la necessità di approfondimenti scientifici, ha indicato alcune possibili spiegazioni. Tra queste, spicca il massiccio afflusso di acqua dolce proveniente dai fiumi e dai corsi d’acqua a seguito delle ondate di maltempo. L’immissione di grandi quantità di acqua non salata potrebbe aver modificato l’equilibrio salino e la qualità delle acque costiere, creando condizioni letali per i molluschi.

Accanto a questa ipotesi, non si escludono altri fattori concomitanti come i cambiamenti climatici che alterano temperatura e ossigenazione delle acque e l’inquinamento da nutrienti e microplastiche.

In ogni caso, individuare la vera causa sarà fondamentale per decidere se si tratta di un fenomeno temporaneo, legato a condizioni straordinarie, o se invece ci troviamo di fronte a un cambiamento strutturale degli ecosistemi costieri.

Un comparto da salvare

L’acquacoltura e la pesca delle vongole hanno un peso economico rilevante: il valore della produzione in Italia sfiora il mezzo miliardo di euro, rappresentando uno dei settori più competitivi del Made in Italy agroalimentare. A livello mondiale, il ruolo di questo comparto è ancora più evidente: secondo l’ultimo rapporto FAO, nel 2022 l’acquacoltura ha superato per la prima volta nella storia la pesca di cattura come principale fonte di produzione di animali acquatici destinati al consumo umano.

In questo contesto, l’Italia non può permettersi di perdere terreno. La tradizione e la qualità delle produzioni italiane, dal Delta del Po fino all’Adriatico centrale, rappresentano un capitale economico e culturale che richiede politiche di tutela e rilancio.

Per questo motivo le associazioni di categoria chiedono sostegni urgenti per garantire la sopravvivenza delle imprese. In particolare indennizzi immediati per i pescatori fermi a causa della moria, fondi straordinari per affrontare i danni provocati dal granchio blu (oltre a quelli già stanziati) e investimenti nella ricerca scientifica per comprendere e contrastare le cause ambientali e programmi di diversificazione produttiva e sostegno alla riconversione, dove necessario.

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