Decreto lavoro: aumenti, tasse, nuovo Rdc e Bonus. Cosa cambia

Approvato proprio nel giorno della Festa dei lavoratori il nuovo decreto Lavoro 2023. Tutte le misure messe in campo dal governo Meloni

Pubblicato: 2 Maggio 2023 21:05

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Approvato proprio nel giorno della Festa dei lavoratori il nuovo decreto Lavoro 2023. Il Consiglio dei Ministri, su proposta della premier Giorgia Meloni e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, ha approvato un decreto-legge che modifica le misure relative alle politiche di inclusione sociale e accesso al mondo del lavoro.

Finanziato con i 3,4 miliardi dello scostamento di bilancio approvato dal Parlamento insieme al Def, il Documento di economia e finanza, sono diverse le misure approvate. Tra le principali: la riforma del Reddito di cittadinanza, il taglio del cuneo fiscale, l’estensione della durata dei contratti a termine senza causale e gli incentivi per le assunzioni dei giovani.

Il testo interviene con misure volte a ridurre il cuneo fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti, a contrastare la povertà e l’esclusione sociale, con particolare attenzione per le famiglie al cui interno siano presenti soggetti fragili, minori o anziani; a promuovere politiche attive del lavoro, con l’obiettivo di assicurare un’adeguata formazione a chi non ha un lavoro ma è in grado di svolgere un’attività lavorativa e di favorire l’incontro tra domanda e offerta.  Ma vediamo meglio nel dettaglio.

Taglio cuneo fiscale

Su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, il decreto prevede, in particolare, il taglio di ulteriori 4 punti del cuneo fiscale e contributivo rispetto a quanto già previsto dalla Legge di bilancio, destinando ben 4 miliardi di euro all’operazione, nel periodo compreso tra il 1 luglio e il 31 dicembre 2023, senza ulteriori effetti sulla tredicesima.

“Investiamo sui lavoratori e le famiglie. Abbassiamo le tasse fino a 7 punti – dice Giorgetti – per i redditi più bassi: è un aiuto reale contro il carovita e la risposta concreta alle chiacchiere. Entrano in vigore anche ulteriori benefici per i lavoratori che hanno figli. Continuiamo sulla strada responsabile della crescita concentrandoci sulle emergenze sociali”.

Lo sgravio contributivo a favore dei lavoratori viene quindi elevato:

L’aumento nella busta paga dei dipendenti viene stimato, nel periodo luglio-dicembre, fino a 100 euro mensili di media, secondo quanto previsto dal ministro Giorgetti.

Riduzione tasse

Il governo ha stabilito anche di alzare dal 2 al 6% l’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, con esclusione della tredicesima.

L’esenzione viene ulteriormente innalzata al 7% se la retribuzione imponibile non eccede l’importo mensile di 1.923 euro.

Fringe benefit

Aumentano anche i fringe benefit esentasse per i lavoratori dipendenti con figli. Il decreto stanzia 142 milioni nel 2023 per innalzare fino a 3mila euro la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit aziendali per tutti i lavoratori dipendenti con figli minori.

Ricordiamo che i fringe benefit sono delle agevolazioni riconosciute ai lavoratori dipendenti delle aziende ma non erogate sotto forma di denaro: tra i più comuni ci sono auto aziendali, polizze assicurative e sanitarie, tassi agevolati per mutui o prestiti e così via.

Aumento Assegno unico

Tra i provvedimenti a sostegno delle famiglie, nel decreto lavoro trova spazio anche un aumento dell’importo dell’Assegno unico. L’incremento è di 30 euro al mese e spetta se nel nucleo familiare entrambi i genitori sono titolari di reddito da lavoro.

Prevista anche un’estensione dell’Assegno unico ai genitori vedovi.

Nuovo Assegno di inclusione

Novità per il vecchio Reddito di cittadinanza, che viene definitamente abolito per rinascere, con modalità differenti, sotto altro nome (qui tutte le novità per il 2023, prima della abolizione nel 2024).

Come funzionerà il nuovo Assegno di inclusione

Dal 1° gennaio 2024 via libera all’Assegno di inclusione, nuova misura nazionale di contrasto alla povertà, che consiste in una integrazione al reddito in favore dei nuclei familiari che comprendano una persona con disabilità, un minorenne o un ultra 60enne e che siano in possesso di determinati requisiti, relativi alla cittadinanza o all’autorizzazione al soggiorno del richiedente, alla durata della residenza in Italia e alle condizioni economiche.

Nella bozza del decreto, l’assegno ha un plafond di 5,5 miliardi che arriveranno, a regime, a 6,4 miliardi nel 2033. Ai fini dell’erogazione del beneficio economico dell’Assegno di inclusione – si legge – è autorizzata la complessiva spesa di:

Requisiti personali

Il richiedente deve essere cittadino Ue, o suo familiare titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, o cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, o ancora titolare dello status di protezione internazionale. Inoltre, al momento della presentazione della domanda, deve essere residente in Italia da almeno 5 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo.

Il nucleo beneficiario sarà tenuto a sottoscrivere un patto di attivazione digitale e a presentarsi, con cadenza trimestrale, presso i patronati o i servizi sociali e i centri per l’impiego per aggiornare la propria posizione.

Requisiti patrimoniali

L’ISEE non può essere superiore a 9.360 euro. Il richiedente poi non deve avere un valore del patrimonio immobiliare superiore a 30mila euro, come definito ai fini Isee, se diverso dalla casa di abitazione di valore ai fini Imu non superiore a 150mila euro.

Il patrimonio mobiliare non deve superiore a la soglia di 6mila euro, accresciuta di 2mila per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino a un massimo di 10mila euro, incrementato di ulteriori 1.000 euro per ogni minorenne successivo al secondo (tutti i massimali sono ulteriormente incrementati per ogni componente in condizione di disabilità o di non autosufficienza).

Inoltre, nessun componente del nucleo familiare deve essere intestatario a qualunque titolo o avere piena disponibilità di auto di cilindrata superiore a 1600 cc. o moto di cilindrata superiore a 250 cc., immatricolati la prima volta nei 36 mesi antecedenti la richiesta, esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità. Stesso discorso per navi e imbarcazioni da diporto o aerei di ogni genere.

Quanto spetta

Si tratta di una prestazione che dovrebbe raggiungere un valore massimo di 500 euro, più il contributo per l’affitto, una cifra che andrà poi parametrata in base alla scala di equivalenza in caso di altri membri nel nucleo familiare, fino a un massimo di 2,2, o 2,3 nel caso di disabili gravi.

Il beneficio sarà minimo 480 euro all’anno esente IRPEF e verrà erogato dall’INPS attraverso uno strumento di pagamento elettronico, per un periodo massimo di 18 mesi continuativi, con la possibilità di un rinnovo per ulteriori 12 mesi.

Sgravi per chi assume

I datori di lavoro privati che intendano assumere i beneficiari potranno fruire, a determinate condizioni, di incentivi nella forma di un esonero contributivo previdenziale: si parla di un esonero contributivo del 100% nel limite di 8mila euro.

Ai patronati, alle associazioni senza fini di lucro e agli altri enti di mediazione sarà riconosciuto, per ogni persona con disabilità assunta a seguito dell’attività da loro svolta, un contributo compreso tra il 60 e l’80% di quello riconosciuto ai datori di lavori.

Quando decade l’aiuto

Per i soggetti occupabili, cioè coloro che hanno una età compresa tra i 18 e i 59 anni e non rientrano tra le categorie individuate come “fragili”, è prevista la decadenza dal beneficio nel caso di rifiuto di una sola offerta di lavoro a tempo pieno o parziale, non inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno e con una retribuzione non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi e che sia, alternativamente:

Riassumendo, dunque, il componente del nucleo familiare beneficiario dell’Assegno di inclusione, preso in carico dai servizi per il lavoro competenti, è tenuto ad accettare un’offerta di lavoro “senza limiti di distanza” solo se si riferisce a un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Per quanto riguarda invece le offerte relative a contratti a tempo determinato, il luogo di lavoro non deve distare più di 80 km dal domicilio del soggetto.

Nuovo contributo per chi è in povertà assoluta

Va detto tuttavia che alle persone fra i 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, che facciano parte di nuclei familiari che non rispettano i requisiti per accedere al nuovo Assegno di inclusione, e ai componenti di nuclei che invece lo percepiscono ma che non sono calcolati nella scala di equivalenza, il governo Meloni ha deciso di riconoscere nel decreto Lavoro un diverso contributo, volto a sostenere il percorso di inserimento lavorativo, anche attraverso la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive.

Tra queste misure rientra anche il servizio civile universale: per accedere al nuovo servizio civile universale sono previste deroghe ai limiti di età e quote di riserva nei vari bandi.

I soggetti interessati dovranno registrarsi su una piattaforma informatica nazionale, rilasciare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, rispondere a determinati requisiti e sottoscrivere un patto di servizio personalizzato. Riceveranno così offerte di lavoro o verranno inseriti in specifici progetti di formazione. Durante la partecipazione ai programmi formativi, che potranno durare al massimo 12 mesi, i partecipanti al SCN riceveranno un compenso di 350 euro mensili.

Contratti a termine più “facili”: cosa cambia

Altra novità approvata nel decreto è la rimodulazione dei contratti a termine. Per consentire un uso più flessibile di questa forma contrattuale – i sindacati dicono per aumentare la precarizzazione – il governo Meloni ha modificato le causali che possono essere indicate per prorogare i contratti a tempo determinato da 12 a 24 mesi. Eccole:

Inoltre, l’ultima versione della bozza del decreto prevede che ai lavoratori con contratto a tempo determinato della durata di 24 mesi sottoscritto successivamente all’entrata in vigore del decreto, eccetto le attività stagionali, venga corrisposto un Bonus una tantum a titolo di welfare di 500 euro se al termine della durata il contratto di lavoro non è trasformato a tempo indeterminato.

Bonus assunzione giovani

Il governo ha pensato anche ai giovani. Nel decreto Lavoro è stato inserito anche, proprio per favorire l’occupazione giovanile, uno speciale incentivo pari al 60% della retribuzione per un periodo di 12 mesi a favore dei datori di lavoro che assumono giovani con meno di 30 anni che non siano inseriti in programmi formativi e registrati nel cosiddetto PON “Iniziativa Occupazione Giovani”.

La buona notizia è che il nuovo Bonus è cumulabile con l’esonero contributivo al 100%, per un periodo massimo di 36 mesi, e anche con altri incentivi previsti dalla legislazione vigente.

Rafforzamento delle regole di sicurezza sul lavoro, di tutela contro gli infortuni e dei controlli ispettivi

Più regole anche per tutelare la sicurezza sul lavoro ed evitare infortuni. Viene introdotto l’obbligo per i datori di lavoro:

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali attiverà poi un Fondo per i familiari degli studenti vittime di infortuni in occasione delle attività formative, nell’ambito della cosiddetta alternanza scuola-lavoro.

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