1,4 milioni di assunzioni da qui ad agosto: le figure e i settori più richiesti

Mercato del lavoro in ripresa con l'arrivo dell'estate: mancano all'appello migliaia di figure, ecco le più ricercate

Pubblicato: 16 Giugno 2023 15:42

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Con l’arrivo dell’estate ci sono ottime notizie sul fronte lavoro: a giugno, infatti, secondo quanto indicato nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal, sono previste ben 568mila assunzioni, a tempo determinato superiori ad 1 mese o a tempo indeterminato; 1,4 milioni addirittura entro agosto: un aumento di oltre 9mila unità rispetto a giugno 2022, toccando un +1,5%, e di circa 37mila unità sul  trimestre (+2,8%).

L’altra buona notizia è che crescono i contratti a tempo indeterminato. Rispetto a giugno 2022 si scorge un +12mila unità, pari a un +14,8 %, anche come effetto dell’elevata difficoltà di reperimento del personale. Mentre d’altra parte l’incremento è meno rilevante per i contratti a termine e stagionali – rispetto all’anno precedente +8mila, + 2,3% – e diminuiscono le previsioni per i contratti di collaborazione occasionale e a partita IVA – rispetto a un anno fa -15mila, cioè -40,5%, e i contratti in somministrazione (-2mila; -2,9%).

In Italia è allarme mismatch: quali figure servono (e mancano)

Tuttavia, in Italia, ormai da un po’, patiamo un grave problema di mismatch: uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro. Il mismatch è più elevato e preoccupante si vede nelle imprese nel Nord est, per cui sono difficili da reperire circa il 52% dei profili ricercati, con addirittura punte del 57,8% per il Trentino-Alto Adige. Mismatch che si attesta al 47,1% per le imprese del Nord ovest, al 42,5% per le imprese del Sud e isole e al 42,4% per le imprese del Centro.

La ricerca di figure specializzate per questi settori si sta traducendo sempre di più in una difficoltà notevole da parte delle imprese a reperire personale adeguatamente qualificato: i dati non mentono, e rivelano che a mancare è quasi la metà dei lavoratori ricercati, pari a +6,8% rispetto a un anno fa.

La difficoltà di reperimento conferma il dato elevato di maggio, che si attesta al 46%. Il Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior segnala, tra le professioni tecniche e ad elevata specializzazione:

Tra le figure degli operai specializzati invece le più ricercate oggi dal mercato del lavoro sono:

Migliaia di assunzioni nell’industria: i settori dove trovare più lavoro

A di là dei lavoratori che non si trovano, e di quelli che sono quasi scomparsi dopo il Covid, c’è però da dire che a trainare questa fase relativamente buona per l’occupazione italiana è niente meno che il turismo, con oltre 7mila assunzioni in più, insieme al settore manifatturiero, +4mila, mentre registrano una flessione i comparti delle costruzioni, dei servizi alle persone, dei servizi finanziari e assicurativi e dei servizi informatici e delle telecomunicazioni.

A giugno, l’industria nel suo complesso ricerca circa 134mila lavoratori, che salgono a 348mila nel trimestre giugno-agosto. Per il manifatturiero, che è alla ricerca di 89mila lavoratori nel mese e di 237mila nel trimestre, le maggiori opportunità di lavoro riguardano le industrie:

Offerte dalle imprese che si digitalizzano: le regioni dove trovare lavoro

Grandi aspettative arrivano anche dalle imprese che hanno avviato un processo di digitalizzazione, a dimostrazione che è necessario anche per le PMI abbracciare il digitale. Secondo i dati pubblicati a fine maggio da InfoCamere e Unioncamere, cresce il numero delle imprese che si avviano alla trasformazione digitale e, con loro, cresce anche l’offerta dei servizi indispensabili a intraprendere questo percorso.

Secondo la ricerca realizzata dal Team Data Scientist di InfoCamere sulla base dei dati Movimprese, le aziende che offrono servizi per lo sviluppo di attività digitali1 in Italia sono cresciute del 37% negli ultimi 10 anni, contro una crescita dell’intero comparto dei servizi del 13,5%, soprattutto grazie alla forte spinta del Sud.

Lo studio ha concentrato l’attenzione sui settori di attività che più di altri possono offrire strumenti e tecnologie in grado di supportare la digitalizzazione delle imprese (alla fine del 2022, ci sono in Italia 146.583 imprese di ogni dimensione e natura giuridica, contro le 104.508 della fine del 2012, che se ne occupano):

In termini assoluti, a crescere maggiormente sono state soprattutto le imprese operanti nei servizi per l’e-commerce, quasi triplicate rispetto al 2012 (da 10.383 a 37.008 unità). Seguono le aziende specializzate nella produzione di software, le più numerose in assoluto, giunte a toccare quota 55.178 a settembre 2022 rispetto alle 43.996 di inizio decennio (+25,4% nel periodo).

In crescita, ma in maniera meno sostenuta, anche le imprese del comparto dell’elaborazione dati (+9%, che ha portato questo segmento da poco più di 41.985 a 45.774 unità). Unico comparto che evidenzia una flessione è quello delle imprese che operano nella fornitura di servizi internet, diminuite del 21,3% nel periodo considerato.

Al termine del decennio, le regioni che ne ospitano di più sono la Lombardia (30.856), il Lazio (18.556) e la Campania (14.671) ma, nel periodo considerato, è stata quest’ultima a mettere a segno il maggiore aumento in termini relativi (+68,9%).

Dopo la Campania, le regioni più dinamiche sono state altre tre regioni del Mezzogiorno: la Puglia (+49,2%), l’Abruzzo – con non poca sorpresa (+46,2%) – e la Sicilia (+42,6%) a testimoniare la forte attrattiva dei servizi legati all’economia digitale per le imprese del Sud, complessivamente aumentate del 50% nel periodo.

Il nuovo boom del turismo: le figure ricercate

Per quanto riguarda il terziario, sono 434mila i contratti di lavoro previsti dal settore dei servizi nel mese in corso e oltre 1 milione quelli per il trimestre giugno-agosto.

A offrire le maggiori opportunità di occupazione è il turismo, con oltre 164mila lavoratori ricercati nel mese e circa 353mila nel trimestre, seguito dal comparto dei servizi alle persone (71mila nel mese e 165mila nel trimestre) e dal commercio (69mila nel mese e 171mila nel trimestre). Nello specifico, per il 77% dei casi è previsto un contratto a tempo determinato, per il 9% a tempo indeterminato, mentre la restante parte sarà inquadrata con contratti di apprendistato e altre tipologie contrattuali.

Di queste nuove offerte di lavoro, oltre i 3/4, ossia 124.460, riguardano i servizi di ristorazione sia per l’avvio delle imprese stagionali che per l’intensificazione dell’attività dovuta al turismo. A renderlo noto è il Centro Studi di FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, sulla base delle evidenze emerse dal Sistema Informativo Excelsior Unioncamere- ANPAL.

Guardando al solo settore della ristorazione, tra le figure professionali più ricercate si confermano i camerieri, con oltre 64mila profili solo nel mese di giugno. Un numero destinato a raggiungere le 144.000 unità nel trimestre giugno-agosto. Seguono, poi, i cuochi, con 24mila assunzioni previste e i baristi con oltre 19mila posti da coprire.

A livello locale, Roma, Rimini e Bolzano sono le province che sostengono maggiormente la domanda di lavoro. La Capitale, con il 4,2% delle assunzioni, deve il suo primato alle dimensioni del mercato, mentre Rimini e Bolzano, posizionate al secondo e al terzo posto, beneficiano della forte specializzazione turistica del proprio territorio (qui tutte le figure professionali più richieste per l’estate 2023 in Italia).

Vero è che l’Italia detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità UNESCO, ben 58: per le bellezze naturali, paesaggistiche e culturali che offre, il nostro Paese ha una vocazione ricettiva innata. Ora, in particolar modo dopo la pandemia, il turismo torna quindi ad essere protagonista di una grande crescita economica e di una notevole trasformazione, richiedendo competenze sempre più specializzate e innovative (qui abbiamo riassunto le 4 principali).

Perché il settore dell’hospitality cresca e migliori sempre di più, però, servono professionisti preparati e competenti. Una figura sempre più richiesta, ad esempio, è l’Hospitality Manager. In pratica, il responsabile di una struttura ricettiva: quello che si deve aggiornare e conoscere sempre nuovi e migliori sistemi di gestione e di controllo dei clienti, quello che deve padroneggiare strumenti online e offline per soddisfare le esigenze diverse di tutti.

In linea con queste nuove esigenze di un mercato in crescita e in fase di rinnovamento, e nell’ambito della traiettoria scandita dal PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che investe nella promozione di un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi, stanno nascendo i primi corsi ad hoc per chi voglia intraprendere questa strada.

La figura sempre più richiesta dell’Hospitality Manager

Tra i neonati corsi più qualificanti in questo settore c’è ad esempio quello in Hospitality Management di CORSICEF, appena lanciato da CEF Publishing: un corso interamente a distanza che si rivolge proprio a chi intende avvicinarsi al settore della ricezione turistica per farne uno sbocco lavorativo, a persone che già vi operano, a coloro che vogliono approfondire conoscenze e competenze e anche a chi intende avviare un’attività in proprio di accoglienza turistica, come B&B, affittacamere e agriturismi.

Le materie spaziano dalle basi dell’hotellerie alle nozioni di marketing digitale, fino all’inglese e all’utilizzo di software specifici.  Chi segue il corso potrà lavorare in alberghi, hotel, hotel diffusi, agriturismi, villaggi, navi da crociera, aeroporti, ma anche in agenzie viaggi, tour operator classici e digitali, poli fieristici, centri congressi, esposizioni, parchi a tema, ricoprendo numerosi ruoli:

Qui interessante è anche il metodo, considerato particolarmente efficace, perché in grado di assicurare una formazione completa in linea con le esigenze del mercato del lavoro ma in modo innovativo, grazie all’utilizzo di strumenti digitali e di una propria piattaforma e-learning, lezioni in live streaming, webinar, realtà aumentata AR+, mappe concettuali realizzate per agevolare lo studio anche di chi ha qualche difficoltà nell’apprendimento, corsi personalizzati per studiare dove e quando si vuole, soprattutto se si lavora già, e accessibili e aperti a tutti.

Imprese straniere in Italia: i numeri

Un’altra fotografia interessante scattata da InfoCamere sul mondo del lavoro ci dice che in Italia cresce ancora, anche, la domanda di lavoratori immigrati, con 114mila ingressi programmati nel mese, facendo segnare un +18mila rispetto allo stesso periodo del 2022, pari al 20,1% del totale.

Un inciso sul lavoro degli stranieri in Italia è necessario. Spulciando i dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio riferiti al periodo 2018-2022 elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base di Movimprese, l’analisi statistica sull’andamento della demografia delle imprese italiane, si nota come, al di là dei migranti occupati in aziende italiane, in maniera più o meno regolare, l’imprenditoria di origini straniere rappresenta da tempo un dato strutturale del nostro sistema produttivo. Alla fine del 2022 le imprese con una prevalenza di soci e/o amministratori nati al di fuori dei confini nazionali sfioravano le 650mila unità, poco più del 10% dell’intera base imprenditoriale del Paese, sopra i 6 milioni.

“Questa stabile presenza si accompagna a un dinamismo anagrafico sconosciuto alle imprese avviate da persone nate in Italia” scrive InfoCamere. Negli ultimi cinque anni, l’imprenditoria straniera ha fatto segnare una crescita cumulata del 7,6%, a fronte di un calo delle imprese di nostri connazionali del 2,3%.

Interessante anche notare che, in termini assoluti, queste dinamiche non riescono a compensare la scomparsa di attività italiane: dal 2018 a oggi, le imprese di stranieri sono aumentate di 45.617 unità, mentre le non straniere sono diminuite di 126.013 unità, quindi il totale complessivo della base imprenditoriale del ?aese si è ridotto di 80.396 imprese.

Il confronto settoriale tra i percorsi delle imprese di stranieri e di nostri connazionali nell’ultimo quinquennio mette in evidenza differenze anche notevoli tra quello che accade a livello dei singoli comparti produttivi. In alcuni casi, gli stranieri riescono non solo a coprire le mancanze italiane, ma anche a far riprendere il settore, come accade ad esempio per le costruzioni, dove le imprese di italiani perdono quasi 12mila unità e le straniere aumentano di oltre 19mila, o le altre attività di servizi, in cui le imprese di italiani si riducono di 1.411 unità, mentre le straniere crescono di quasi 6.800.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963