Troppi morti sul lavoro in Italia: ecco le professioni più a rischio

Dal muratore al magazziniere fino all'impiegato, ecco i lavoratori più esposti ai rischi

Pubblicato: 13 Marzo 2018 15:56Aggiornato: 19 settembre 2022 12:18

Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

Altro che sicurezza sul lavoro: in Italia ci sono ancora troppe morti bianche, almeno tre al giorno. Nel 2017 sono state presentate all’Inail, l’Istituto nazionale assicurazione Infortuni sul lavoro, 635.433 denunce di infortuni, mentre le vittime sono state 1.029, con un incremento di 11 casi (l’1,1 per cento) rispetto all’anno precedente.
Più morti, perché sono cresciuti gli incidenti multipli, quelli costati la vita a più lavoratori. Così come sono cresciuti anche i casi di malattia professionale: soltanto a gennaio si è registrato un aumento pari al 14.8 per cento.

I settori a rischio

Tra i settori più a rischio: l’edilizia, l’autotrasporto, le fabbriche. L’agricoltura si conferma la bestia nera delle classifiche: ci sono più vittime negli incidenti con i trattori agricoli nei campi che sull’intera rete autostradale.

Professioni a rischio

Le professioni maggiormente a rischio, per motivazioni diverse, sono quella dell’agricoltore, del muratore, dell’autista, del cavatore, del meccanico, del magazziniere e quella dell’impiegato.
Il settore peggiore, come riporta La Stampa, è ancora una volta quello legato alla professione dell’agricoltore e del bracciante: ci sono più vittime negli incidenti con i trattori agricoli nei campi che sull’intera rete autostradale.

Non se la passano meglio i cavatori: i lavoratori delle cave sono sempre meno, i ritmi continuano a essere serrati e l’esposizione ai rischi inevitabilmente è più alta. Per fare un lavoro come questo non si devono avere ottime orecchie, riflessi pronti e ottime gambe, per scappare veloci. Il ricambio generazionale è bassissimo, i giovani preferiscono optare per altri lavori, meno rischiosi.

Il comparto edile oggi è in lenta ripresa, il lavoro di fatto non manca, ma per battere la concorrenza si deve essere veloci. E velocità spesso non coincide con prudenza.

Si lavora in condizioni di pericolo anche nel gruppo Autostrade, con i mezzi che sfrecciano accanto ai cantieri senza quasi mai rispettare la velocità indicata dai cartelli.

Tra le professioni più pericolose c’è poi quella dell’autotrasportatore. Soprattutto se si trasportano container e cisterne Adr, l’acronimo che si riferisce all’accordo europeo sui trasporti di merci pericolose. Al volante di un camion la responsabilità è grande e i rischi alti: le strade sono spesso insicure, non tenute in buono stato di manutenzione.

A chiudere la classifica delle professioni più pericolose ci sono il magazziniere e l’impiegato. I magazzinieri sono minacciati dagli scivolamenti e dalle cadute degli oggetti mal riposti. Gli infortuni sono proporzionalmente più frequenti all’aumentare della superficie degli impianti. I lavoratori sono costretti a percorrere distanze sempre maggiori ma nei tempi ristretti imposti dalle aziende. Gli impiegati, invece, nonostante operino in ambienti lavorativi mediamente sicuri, sono costretti a ritmi di lavoro sempre più frenetici e stress che, secondo il Center for Disease Control, fanno salire i livelli di colesterolo, specie tra gli informatici.

 

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