L’impatto dell‘intelligenza artificiale sul mondo del lavoro si sta rivelando molto minore del previsto. Secondo un sondaggio condotto dal Boston Consulting Group (Bcg), soltanto il 7% delle aziende a livello globale prevede di ridurre il proprio personale a causa dell’IA. Una percentuale che in Italia scende addirittura al 3%.
Rimane la difficoltà di trasformare questa tecnologia in un aumento del valore aggiunto e della produttività. Moltissime società sono interessate a implementare soluzioni di vario tipo legate all’intelligenza artificiale, ma ancora relativamente poche riescono a riscontrare effetti tangibili su fatturato e produzione. Cruciale aumentare il livello di competenza del personale in questo ambito.
L’IA non ti ruba il lavoro
Durante il primo periodo di successo commerciale dell’Intelligenza artificiale, all’inizio del 2023, erano sorte preoccupazioni molto serie sulla possibilità che le applicazioni dei chatbot a livello aziendale potessero causare una crisi occupazionale. Una prospettiva resa ancora più incerta dal fatto che, a essere minacciate, erano professioni intellettuali che per lungo tempo erano state ritenute immuni al rischio di sostituzione proveniente dall’automazione.
La crisi non solo non c’è stata, ma l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro, a due anni di distanza, è stato minimo. Come detto, quasi nessuna azienda prevede che le innovazioni dell’intelligenza artificiale generativa le permetteranno di ridurre sensibilmente il personale. Il sondaggio di Bcg, che ha interrogato più di 1900 dirigenti di 12 settori e 19 mercati, ha rilevato che il 64% delle aziende a livello globale e il 62% di quelle italiane non ha intenzione di modificare la composizione del proprio personale a causa dell’IA.
Questi numeri non sono peraltro conseguenza di una mancanza di interesse da parte delle aziende per questa tecnologia. Il 75% delle società a livello globale e il 69% di quelle italiane ritiene che l’IA sia una priorità strategica per il futuro. Non mancano però le difficoltà nel far fruttare gli investimenti in questo ambito.
Tutti i problemi dell’IA nelle aziende
Se buona parte delle aziende mondiali sono interessate nell’IA, soltanto il 25% di loro è stata in grado di trarne vantaggi tangibili in questi anni. Per tutte le altre si tratta ancora di un investimento che non ha creato un ritorno e circa un terzo delle società non ha stimato indicatori precisi per valutare l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla propria produzione.
Una delle ragioni di questa difficoltà sta proprio nel livello di competenza che il personale ha raggiunto sull’utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale. In Italia l’83% delle aziende è in difficoltà quando si tratta di reclutare lavoratori che siano in grado di interagire con questa tecnologia o meglio che abbiano un certo grado di esperienza. Un dato che scende al 72% a livello globale, sensibilmente più basso di quello del nostro Paese ma comunque molto importante, a segnalare una forte domanda di profili specializzati.
Il prossimo passo di questa trasformazione saranno gli agenti IA, sistemi in grado di interagire con software e computer in maniera autonoma, con un input minimo da parte degli utenti umani. La loro implementazione nei flussi di lavoro interessa ai due terzi delle società, ma solo un terzo del totale pensa di attuare investimenti concreti in tal senso entro la fine del 2025.