Confisca del Castello del “Boss delle Cerimonie”: le proteste dei 300 lavoratori de La Sonrisa a rischio

Dopo la confisca del Grand Hotel La Sonrisa, noto come il "Castello delle Cerimonie" per la serie Tv sui matrimoni trash, i dipendenti sono scesi in piazza

Pubblicato: 23 Febbraio 2024 22:32

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Sono scesi in piazza in 300 con la paura di perdere il proprio posto di lavoro dopo la confisca del “Castello delle Cerimonie”. Sono i lavoratori dipendenti e dell’indotto del Grand hotel La Sonrisa, famoso in tutta Italia per essere la location dei matrimoni trash della serie Tv “Il Boss delle cerimonie”, confiscato in via definitiva per lottizzazione abusiva dopo la sentenza della Corte di Cassazione. Si tratta di addetti del settore ricettivo con alle spalle anni di esperienza, a forte rischio di rimanere disoccupati perché la struttura è stata affidata al patrimonio immobiliare del Comune di Sant’Antonio Abbate, nel Napoletano.

La confisca del “Castello delle cerimonie”

Secondo quanto prevede la sentenza di confisca, la struttura alberghiera potrà essere utilizzato soltanto per fini di pubblica utilità o dovrà essere abbattuto. Alla notizia del verdetto, la sindaca Ilaria Abagnale aveva commentato che il Grand Hotel La Sonrisa era un’attività “importante per il nostro territorio, inserita nell’economia e nel tessuto di Sant’Antonio Abate, punto di riferimento per tutta l’area e che da anni offre lavoro a centinaia di famiglie, non solo abatesi”.

La struttura alberghiera in provincia di Napoli era diventata famosa per la serie Tv di Real Time “Il boss delle cerimonie”, impersonato da Tobia Antonio Polese, nella quale venivano mandati in onda matrimoni e altre ricorrenze con festeggiamenti sfarzosi ed eccessivi.

Il programma trasmesso dal 2014, aveva fatto la fortuna della famiglia, che dopo la morte del “boss” nel 2016 aveva ereditato l’attività con la registrazione di una nuova serie intitolata “Il Castello delle Cerimonie”. La struttura era stata anche la location di un festival su Napoli andato in onda sulla Rai, con la partecipazione di tanti volti noti della musica e dello spettacolo

Con il verdetto emesso il 15 febbraio dalla Cassazione, i giudici della Suprema corte hanno reso esecutiva parte della sentenza inerente alla confisca per il reato di lottizzazione abusiva e hanno sancito la prescrizione dei reati contestati agli indagati.

La decisione degli Ermellini faceva riferimento alla condanna emessa nel 2016 dal tribunale di Torre Annunziata (Napoli) nei confronti di Rita Greco, vedova del “Boss delle Cerimonie” morta di coronavirus nel 2020, e per Agostino Polese, suo fratello, che ricopriva la carica di amministratore della società.

La vicenda giudiziaria della ‘Sonrisa’ è iniziata nel 2011 quando gli inquirenti contestarono una lunga serie di abusi edilizi realizzati, secondo le indagini, a partire dal 1979, su un’area ampia oltre 40mila metri quadri. La confisca interessa gli immobili e i terreni su cui sorge il castello, che saranno acquisiti nel patrimonio immobiliare del Comune di Sant’Antonio Abate, il quale dovrà decidere se abbattere l’edificio o utilizzarlo per scopi di pubblica utilità, come previsto per legge.

Le proteste dei lavoratori

La confisca rischia adesso di colpire centinaia di famiglie dei dipendenti che lavoravano nel “Castello delle Cerimonie” e che hanno organizzato un corteo davanti al municipio di Sant’Antonio Abbate, per incontrare la prima cittadina (qui avevamo parlato dei licenziamenti collettivi di Elettrolux).

“Come sindaco di Sant’Antonio Abate – ha dichiarato al Corriere della Sera Ilaria Abagnale, al termine del colloquio con alcuni rappresentanti della protesta – ho ribadito ai lavoratori che la vertenza per il riconoscimento dei loro diritti sarà portata su tutti i tavoli istituzionali. Abbiamo ascoltato i lavoratori ed abbiamo preso in carico tutte le loro richieste, che ovviamente saranno riportate agli organi preposti. Come già annunciato nei giorni scorsi, ho personalmente chiesto un incontro al prefetto di Napoli, Michele di Bari, per illustrargli tutte le problematiche connesse all’esecuzione della sentenza”.

“L’impegno di questa amministrazione, al di là di tutto e nel massimo rispetto delle leggi, sarà quello di provare a salvaguardare i livelli occupazionali di una realtà molto importante per il territorio di Sant’Antonio Abate” ha aggiunto la sindaca.

La protesta ha ricevuto il sostegno dell’attrice Maria Grazia Cucinotta, che mentre i lavoratori erano in piazza si trovava all’interno de “La Sonrisa”. “In un posto così, dove non c’è lavoro, questa è un’oasi nel deserto. Vanno difesi i lavoratori che qui hanno costruito il loro futuro e quello delle loro famiglie”, ha dichiarato manifestando la sua solidarietà, pur non prendendo parte al corteo.

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