Nel corso del 2022 il 60% delle imprese ha pianificato assunzioni, in linea col l’anno scorso. Crescono le entrate previste, pari a 5,2 milioni, in aumento dell’11,6% rispetto al 2021 e del 12,2% rispetto al 2019. E’ il quadro che emerge dall’ultimo rapporto del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere ed Anpal, che conferma il trend positivo segnalato dall’INPS.
Di fronte a questa crescita occupazionale cresce anche il mismatch fra domanda ed offerta di lavoro: la difficoltà di reperimento è in aumento per tutti i profili professionali e sono quasi 2 milioni le assunzioni per le quali le imprese hanno riscontrato difficoltà (600mila in più rispetto all’anno scorso e quasi il doppio di quanto evidenziato prima della pandemia). In aumento anche il livello di qualificazione richiesto con 1,5 milioni i diplomati ricercati dalle imprese (quasi il 29% del totale entrate) e 783mila i laureati (15%), entrambi in crescita rispetto allo scorso anno. (Del problema del mismatch ha parlato anche il CNEL).
I settori più in difficoltà
A livello settoriale si evidenziano criticità nel reperimento di figure professionali adeguate in cinque aree: commercio e riparazioni di veicoli (55%), industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (53%), le industrie del legno e del mobile, le costruzioni, i servizi informatici e delle telecomunicazioni (tutti e tre con percentuali attorno al 52%).
Le difficoltà di reperimento sono dovute soprattutto a una scarsa presenza di candidati mentre con minor frequenza derivano da una scarsa preparazione delle persone interessate a entrare in azienda.
I settori che richiedono un maggiore livello di esperienza sono invece la sanità-assistenza (per l’86% delle entrate è richiesta esperienza) e i servizi dei media e della comunicazione (83%). L’esperienza deve essere maturata preferibilmente nella professione da svolgere anziché soltanto nel settore.
Dagli operai ai dirigenti: le difficoltà esistono per tutti
Il gruppo professionale per il quale sono previste maggiori difficoltà di reperimento è quello degli operai specializzati, difficoltà che interessano il 55% delle entrate programmate. Le imprese impiegano in media quasi 5 mesi prima di riuscire a trovare il candidato in possesso delle caratteristiche richieste.
Difficoltà di reperimento particolarmente elevate (48-49%) riguardano anche i gruppi di alto profilo, ossia tecnici e dirigenti/specialisti, per i quali il tempo medio di ricerca da parte delle imprese è di poco inferiore ai 4 mesi.
In alcuni casi il tempo di ricerca delle imprese raggiunge o supera i 6 mesi: accade per i tecnici alimentari ed edili per gli addetti alla produzione di mobili e gli idraulici.
Molto ricercati i giovani under 30
Un’età inferiore a 30 anni è considerata un requisito preferenziale per quasi il 29% delle entrate programmate nel 2022, forse anche per effetto degli incentivi per e assunzioni dei giovani.
Una quota analoga ritiene indifferente l’età dei candidati mentre il 34% preferisce invece candidati con un’età compresa tra 30 e 44 anni, mentre solo nell’8% dei casi – e generalmente per figure dirigenziali – si ricorre a persone con più di 44 anni.
La difficoltà di reperimento dei giovani under 30 è pari al 41% delle entrate, in linea con la media di tutte le età, ma supera il 70% per i farmacisti e i tecnici elettronici.
In quali regioni vi sono più assunzioni e più carenze?
Nelle regioni più grandi, a cominciare dalla Lombardia, seguita a una certa distanza da Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna si concentra quasi la metà delle entrate previste complessivamente in Italia.
Le maggiori difficoltà nel trovare i profili ricercati vengono segnalate dalle imprese del Nord Est, dove quasi il 46% delle figure risulta difficile da reperire. Una difficoltà superiore alla media nazionale si registra anche nel Nord Ovest (41,7%), come pure in Toscana, Umbria e Marche.
Nel Lazio e nelle regioni del Mezzogiorno le difficoltà di reperimento risultano più modeste, anche se interessano comunque più del 35% delle entrate programmate.
Come evolverà il mercato del lavoro?
Si prevede che da qui al 2026 continuerà a crescere la richiesta di professioni più qualificate da parte delle imprese e della pubblica amministrazione. A specialisti e tecnici, sono destinati 1,6 milioni di posti di lavoro, ma la loro presenza sul mercato, soprattutto per alcuni profili, non è assicurata.
Mancheranno, secondo le stime, 50mila laureati l’anno, con gravi carenze per il personale medico e sanitario (potrebbero mancare 19mila laureati all’anno), per le lauree STEM (-22mila) e nell’area economico-statistica (-17mila). Per i diplomi si stima un’offerta più alta della domanda per circa 17mila unità in media annua, ma emergono alcuni forti mismatch, con potenziali situazioni di carenza di offerta per gli indirizzi amministrazione-marketing, socio-sanitario, costruzioni e trasporti-logistica.