ChatGPT spinge l’energia nucleare: perché l’IA ha bisogno dell’atomo

Per poter rispettare le regole ambientali, le aziende che gestiscono i data center per le IA come ChatGPT hanno bisogno del nucleare

Pubblicato: 29 Settembre 2024 20:00

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Microsoft, Amazon e altre società tecnologiche stanno sviluppando un interesse molto forte per l’energia nucleare, a causa dell’intelligenza artificiale. Far funzionare i data center che permettono all’IA di addestrarsi e rispondere alle domande degli utenti richiede molta energia. Al contempo, i giganti tech hanno preso impegni per ridurre a zero le proprie emissioni a partire dal dal 2030.

Le fonti rinnovabili possono coprire solo parzialmente questa domanda, a causa dell’irregolarità della loro produzione energetica. Per questa ragione il nucleare, una fonte a basse emissioni e che può produrre energia in ogni momento del giorno, è considerato una soluzione appetibile al problema.

I progetti nucleari di Microsoft e Amazon

Microsoft e Amazon sono le due società che si spartiscono il mercato dei servizi web in cloud insieme a Google. Azure e AWS, i due rami dei colossi americani che si occupano dei data center, si dividono buona parte della clientela mondiale, tra cui anche le realtà che devono addestrare e far funzionare l’intelligenza artificiale.

Questi procedimenti richiedono moltissima energia, soprattutto per raffreddare i chip messi sotto estremo sforzo dall’ammontare di dati esaminati dall’IA. In questi anni Microsoft e Amazon hanno acquistato elettricità prodotta da fonti fossili per sopperire a questa domanda, ma questo le ha allontanate dai rispettivi obiettivi sulle emissioni di gas serra.

Per questa ragione entrambe le aziende stanno puntando sull’energia nucleare. Amazon, dopo aver aperto un data center nello Stato americano della Pennsylvania, ha stretto un accordo con una vicina centrale atomica in modo che l’energia richiesta dalla struttura fosse acquistata direttamente dall’impianto.

Microsoft è andata oltre: ha richiesto la riattivazione della centrale nucleare di Three Mile Island, sempre in Pennsylvania, che fu teatro nel 1979 del più grave incidente nucleare nella storia degli Stati Uniti (che non causò comunque morti né feriti). L’impianto stava per essere spento, ma l’azienda ha promosso una sua ristrutturazione, tolto per il reattore che causò l’incidente, ormai in dismissione. Microsoft ne ha acquistato l’intera fornitura di energia elettrica per i prossimi 20 anni.

Quanta energia consuma l’intelligenza artificiale

I consumi di energia dell’intelligenza artificiale sono uno dei principali problemi del funzionamento di questa tecnologia. Secondo le ultime stime, entro il 2026 l’intero settore dell’IA potrebbe arrivare a richiedere fino a 1.050 terawattora di energia all’anno. L’Italia, nel 2023, ne ha consumati circa 300. Si tratta quindi di una quantità di energia molto significativa, che richiede un ripensamento da parte delle aziende del settore su almeno due aspetti.

Il primo è quello economico. Una tale domanda di energia non solo ha un costo, ma è anche in grado di cambiare i mercati locali dell’elettricità, facendoli tendere al rialzo. Questo rende ancora più complesso di quanto già non sia rendere i progetti basati sull’IA sostenibili dal punto di vista finanziario.

L’altro, come già visto, è quello ecologico. Le aziende che gestiscono i data center, che sono l’infrastruttura principale per il funzionamento dell’intelligenza artificiale, hanno spesso promesso di ridurre a zero le proprie emissioni di anidride carbonica entro pochi anni. Microsoft è andata oltre, ponendosi l’obiettivo di rimuovere più gas serra dall’atmosfera di quanti ne produca. L’aumento dei consumi dovuto allo sviluppo e alla diffusione dell’IA rende più complesso in raggiungimento di questi stessi obiettivi.

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